Dialoghi di Pace



Obiezioni e Risposte



Si possono annunciare o indicare in locandina i titoli dei brani musicali che saranno eseguiti ed i rispettivi autori? O averne a disposizione un elenco scritto? Con i testi nel caso di brani cantati.

I Dialoghi di Pace non sono un concerto e la musica, sebbene abbia un ruolo fondamentale nel rendere artisticamente interessante un testo che non ha nulla di artistico, è a servizio delle parole di pace del Papa al fine di favorirne l’interiorizzazione. Perciò la scelta di non annunciarla (e di non eseguire brani famosi) è convintamente voluta perché la si possa ascoltare senza sovrastrutture suscitate dal conoscerne autore e titolo.
Inoltre, al momento di predisporre la locandina, il testo del messaggio non è ancora noto e la scelta (e la successione) dei brani, anche quando indicativamente già selezionati, possono quindi anche cambiare in funzione di esso.
La curiosità del pubblico sulla musica eseguita viene soddisfatta al momento dei ringraziamenti finali. Quando ciò non è avvenuto, è stato soltanto perché il diluvio di applausi scroscianti che hanno “sommerso” gli artisti ha impedito al presentatore di illustrarla.
Un "programma di sala" è stato stampato (e lo sarà di nuovo) quando, per il loro particolare significato, il beneficio di mettere il testo dei brani a disposizione del pubblico giustificherà il conseguente, necessario, consumo di carta.

Perché non si distribuisce il testo scritto dei Dialoghi? Sarebbe stato bello averlo da conservare.

Avere in mano le pagine del messaggio non permette di concentrarsi sull'ascolto della lettura e depotenzia l'efficacia emotiva che i Dialoghi si propongono di suscitare.
A ciò si aggiungano gli effetti negativi del fruscio dei cambi di pagina e, magari, la verifica delle pagine mancanti alla fine! Che invece è bello giunga inaspettata.
Chi volesse tornare a riflettervi può recuperarlo facilmente alla pagina di questo sito Tutti i copioni disponibili.

La chiesa è troppo buia.

Le luci basse e concentrate sui protagonisti (lettori e musicisti) oltre che, eventualmente, su qualche punto significativo della chiesa (crocifisso, opera d'arte...) servono a creare un'atmosfera di silenzio e meditazione che predispone a vivere l'iniziativa non come uno spettacolo ma come un'esperienza spirituale coinvolgente ed a mantenere un contegno rispettoso del luogo sacro che, in questo modo, non è vissuto come una "sala da concerto".
I presenti apprezzano (dai commenti raccolti con le schede sul gradimento): 
* Sono venuto alla serata per la pace perché mosso soprattutto da curiosità ... sono uscito piacevolmente colpito dal sapiente dosaggio tra lettura, musica e ambientazione. L'ambiente raccolto, il sapiente gioco di luci, una certa "intimità" che vi si respirava mi hanno aiutato a mantenere alta l'attenzione sui testi, via via letti, e sulla musica.
* Il senso di raccoglimento suscitato dalla chiesa in penombra è stato cornice ideale per l'appello del Papa ai grandi del mondo, alle istituzioni ed ai singoli.
Anche in teatro, nei concerti o in qualsiasi altra forma di manifestazione artistica di un certo livello le luci in sala sono sempre abbassate.
Nelle edizioni in cui la chiesa è rimasta completamente illuminata l'obiettivo di coinvolgere emotivamente il pubblico non è stato raggiunto con altrettanta efficacia.

Il discorso è troppo lungo, bisognerebbe tagliarlo.

L'obiezione, curiosamente, è per lo più avanzata proprio dai preti!
Di fatto la lettura, inclusi gli intermezzi musicali, generalmente dura meno di un'ora.
E comunque lo specifico dell'iniziativa consiste proprio nella sfida di rendere piacevole, grazie alla veste artistica che si cerca di darle, l'ascolto di un testo non pensato per essere un'opera teatrale ma che si propone per intero in quanto ogni taglio risulterebbe arbitrario.

Perché non c'è una presentazione iniziale?

Il fatto che i musicisti comincino a suonare a chiesa vuota ed il pubblico sia accolto dalla musica e nella penombra, favorisce l'instaurarsi di un clima inaspettato che evita lo sgradevole chiacchiericcio che troppo spesso le persone più sensibili sono costrette a subire nelle chiese sempre più spesso ridotte a sale da concerto: sia per il repertorio eseguito sia per l'atteggiamento del pubblico.

Perché non si riservano posti in prima fila per le autorità?

Di fronte a un messaggio come quello del Papa per la Pace è bello che le autorità presenti, a maggior ragione quando disponibili ad indossare i segni distintivi del loro ruolo istituzionale (es. la fascia tricolore dei Sindaci o loro delegati), non siano, come avviene di solito, in posizione di privilegio ma siedano fra la gente comune.
Questa collocazione inconsueta colpisce positivamente chi sta loro accanto.

Perché non viene data la parola alle autorità civili?

I Dialoghi di Pace sono un momento di ascolto per tutti, ed affiancare loro ulteriori discorsi (la cui durata sarebbe oltretutto fuori controllo) non è ritenuta scelta opportuna.
Il breve saluto del parroco è un dovere di ospitalità e l'intervento del Vescovo o di un suo vicario ha invece il significato del legame con la chiesa diocesana ed universale.

Come nasce la formula di questa proposta?

La struttura dell'iniziativa, con l'alternanza di letture e musica, è mutuata dalle "meditazioni con l'organo" ideate e curate da mons. Giuseppe Angelini che vantano una lunga, positiva, tradizione nella basilica di San Simpliciano a Milano.
La scelta di accogliere il pubblico già in un clima di meditazione è, invece, ispirata dalla scelta registica di Moni Ovadia ne "Le storie del signor Keuner" di Bertold Brecht: spettacolo nel quale l'attore Ivo Bucciarelli è già in scena davanti al sipario chiuso mentre il pubblico prende posto in sala, sorpreso ed incuriosito da questa inaspettata presenza.

I Dialoghi di Pace potrebbero diventare itineranti ed essere allestiti ogni anno in una diversa chiesa della città?

Per ragioni organizzative e logistiche è preferibile avere una sede fissa sulla quale far convergere il pubblico e concentrare gli sforzi su questo obiettivo. Quando le iniziative interessano, le persone non hanno difficoltà a spostarsi. 
In ogni caso la modalità non è proponibile se nella sede prescelta non ci sono persone motivate che si prendano in carico la pubblicità. Dove è stata tentata, la soluzione itinerante non è stata efficace ed ha, anzi, ottenuto l'effetto contrario.

È possibile inserire i Dialoghi di Pace nel contesto di altre manifestazioni?

Non solo è possibile ma è raccomandabile. Dove c'è coordinamento fra parrocchie, associazioni ed istituzioni cittadine, ogni chiesa e spazio pubblico (teatro o altra sede ecclesiale o civica) può caratterizzarsi diventando luogo fisso con una propria specificità da valorizzare ed accrescere con un'iniziativa adeguata al contesto nell'ambito anche soltanto di un semplice percorso di almeno tre appuntamenti.

Occorre avere disponibilità di professionisti per musica e letture?

No. I Dialoghi di Pace possono essere organizzati a diversi livelli: singolo gruppo giovanile o di catechismo, insieme di più classi di coetanei o disetanee, complesso scolastico, parrocchia singola o insieme di parrocchie, decanato, zona pastorale, diocesi... comunale o sovracomunale... La scelta del pubblico al quale rivolgere la proposta sarà determinata dalle disponibilità che si hanno di lettori e musicisti.

È possibile modificare la struttura dei Dialoghi di Pace e le modalità di allestimento proposte?

Premesso, e ribadito, che chiunque può utilizzare come crede il materiale messo a disposizione su questo sito, è sconsigliabile modificare l'impostazione dei Dialoghi di Pace che, in ormai otto anni ed oltre 20 edizioni, si sono dimostrati una formula molto apprezzata da chi vi ha preso parte come "spettatore".
Snaturarla non avrebbe senso, se si vuole altro tanto vale, e meglio sarebbe, organizzare un'iniziativa differente.

Qual è la difficoltà maggiore che incontra chi vuole organizzare i Dialoghi di Pace?

Organizzare la serata, una volta che si hanno lettori e musicisti, una chiesa ed un parroco sensibile e disponibile, è semplicissimo. La difficoltà, se si vuole dare all'iniziativa un respiro più ampio che possa raggiungere, incuriosire ed attrarre anche chi in chiesa non viene mai e per l'occasione potrebbe farlo (scopo precipuo per il quale i Dialoghi di Pace sono stati pensati), è la pubblicità. Di per sé, anche nonostante la popolarità di Papa Francesco, l'iniziativa non è "facile".  Se però la si organizza bene e con cura di tutti i dettagli e le si dà continuità nel tempo i risultati vengono, la gente che partecipa apprezza, ritorna ed invita conoscenti.
Al riguardo è emblematico il caso delle chiese di Milano nelle quali, per rassegne ed eventi culturali e musicali, si vedono spesso più persone di quante frequentino la messa domenicale.

L'iniziativa non è pubblicizzata a sufficienza.

L'organizzazione generale spedisce inviti per posta elettronica ad un grande numero di destinatari. Inclusi centinaia di contatti stampa. E numerose testate giornalistiche, locali e nazionali, di ambito ecclesiale o generalista, rilanciano il materiale promozionale. Altrettanto fanno gli enti pubblici coinvolti.
Questa massiccia attività di comunicazione tuttavia ancora non trova un proporzionato riscontro nella risposta del pubblico.
Le modalità di comunicazione che si sono rivelate più efficaci sono state, invece, l’invito personale ed il passaparola.
In questo, chi ottiene il maggiore seguito restano ancora i parroci delle chiese che ospitano l'iniziativa e la pubblicizzano con annunci fatti direttamente in chiesa durante le funzioni religiose ed attraverso i mezzi di comunicazione parrocchiali.
E noi li ringraziamo per questo.

Accompagnare i Dialoghi di Pace con immagini e proiezioni su argomenti attinenti il tema oggetto del Messaggio del Papa può essere una scelta opportuna?

L'esperienza suggerisce di evitare questo genere di soluzioni per diverse ragioni:

Perché non si richiede al pubblico un libero contributo volontario per coprire le spese dell'organizzazione?

Perché l’iniziativa si fonda sulla disponibilità gratuita di artisti (lettori e musicisti) e di tutti i collaboratori (parrocchie, comuni, associazioni e privati) per le varie necessità: dunque NON SI PREVEDE MAI LA RICHIESTA AL PUBBLICO DI CONTRIBUIRE ECONOMICAMENTE.

Perché non si propone al pubblico l'acquisto di prodotti, libri, riviste con valenza sociale o con fini di beneficenza (o una raccolta diretta di offerte da destinare a tale obiettivo)?

Perché lo scopo dell'iniziativa non è raccogliere soldi ma favorire la preghiera o la meditazione e suscitare riflessioni: dunque NON SI PROPONE L’ACQUISTO DI ALCUNCHÉ NÉ SI CHIEDONO SOLDI.

Per ragioni di riconoscenza verso la loro disponibilità gratuita SONO INVECE POSSIBILI eventuali VENDITE legate agli artisti (ad esempio loro CD) o a realtà che co-promuovono l’iniziativa o DISTRIBUZIONE GRATUITA di riviste o altro materiale attinente la serata. SEMPRE PERÒ PREVIO ACCORDO CON L’ORGANIZZAZIONE.

Se i Dialoghi di Pace sono rivolti anche a non credenti o diversamente credenti la preghiera finale (del Padre Nostro - ndr) è meglio farla in silenzio.

L'opinione è condivisibile ed è già stata presa in considerazione anche dagli organizzatori. Tuttavia si è verificato che nessuno dei numerosi non credenti (o diversamente credenti) presenti - e collaboranti -  all’iniziativa in questi suoi 10 anni si è dichiarato disturbato per questo, e siccome una preghiera pronunciata ad alta voce è più coinvolgente per tutti (anche per i non cristiani cattolici che non la recitano), si è ritenuto più opportuno non silenziarla.

Perché non vengono invitati esponenti di altre religioni o di diverse denominazioni cristiane?

Gli organizzatori invitano sempre esponenti (meglio ancora se accompagnati dai fedeli delle rispettive comunità) di altre religioni. In diverse edizioni dei Dialoghi di Pace questi sono presenti anche nella forma di vere e proprie delegazioni interreligiose.
A questa precisazione si accompagna l'invito a ciascun partecipante (o intenzionato a partecipare) ai Dialoghi di Pace di sentirsi libero nell'invitare a nome dell'organizzazione chiunque si ritenga opportuno, che sarà sempre benvenuto.

Sarebbe interessante presentare brani di autori più eterogenei.

Questa richiesta non può essere soddisfatta perché l’originalità (e la finalità) dei Dialoghi di Pace è proprio il loro essere espressamente pensati per portare all’attenzione di tutti, nella sua interezza ed in forma artistica per renderlo più accessibile, un testo che normalmente non è conosciuto se non per le sue sintesi giornalistiche: il Messaggio del Papa per l’annuale Giornata Mondiale della Pace.
Ad altre occasioni, che non mancano, si può riservare la presentazione di una panoramica di testi sulla pace di altre religioni e culture.
Ambiti nei quali, almeno stando alle nostre attuali conoscenze, non ci risulta che esistano prese di posizione sul tema della pace equivalenti, per contenuti ed autorità morale di chi li pronuncia, al Messaggio di Capodanno del Pontefice romano.

Perché non si dà la parola anche a rappresentanti di altre religioni come imam, rabbini o altri?

Le argomentazioni esposte nella risposta precedente valgono anche in relazione a questa proposta. Si può aggiungere che, per alcune loro edizioni (come ad esempio quella di Seregno), i Dialoghi di Pace costituiscono l'iniziativa di apertura di rassegne sovracomunali di sensibilizzazione sulla pace che comprendono conferenze, fiere, proiezioni di film, spettacoli musicali o teatrali...

Per l'adesione delle Pubbliche Amministrazioni occorre una formale richiesta dell'organizzazione?

Non esiste una normativa di carattere generale che definisca una procedura univoca. Se esistenti valgono i regolamenti in materia dei singoli comuni. Se la decisione di aderire è presa dalla Giunta Comunale non occorre una richiesta esterna (a necessità vedi "modello lettera richiesta di collaborazione" >>>) ma è sufficiente una delibera che definisca le forme dell'adesione (vedi "adesione enti pubblici e proposta di delibera" >>>).
dott. Sandro De Martino Segretario Generale del Comune di Vimercate, 28 dicembre 2016