Campanili Verdi



Una proposta impopolare?



UNA PROPOSTA IMPOPOLARE?

Paghiamo le passività ambientali col risparmio sui costi dell’energia


A nessuno dispiace che l’energia costi meno rispetto alle punte degli anni scorsi. Con i consumi - unico orizzonte guida di troppi - sono però in ripresa anche inquinamento e temperatura planetaria, le cui gravi conseguenze, anche sull’economia oltre che sulla stessa vita di noi tutti, dimentichiamo presto non appena si spengono i riflettori dei media puntati sulle catastrofi che ci emozionano a intermittenza.

Poiché in economia vige la pessima regola di internalizzare i profitti ed esternalizzare i costi, quelli ambientali non li paga chi ne è causa, ma l’umanità intera e, in proporzione, ne paga di più chi ne genera meno.
Ragion per cui sarebbe stato forse più lungimirante destinare una quota del risparmio (almeno da parte di chi se lo può permettere) a politiche di prevenzione che possano mitigare le passività ambientali.

Sognando che politica e opinione pubblica ci pensino… cominciare comunque a parlarne potrebbe indurre alcuni a farlo di propria iniziativa: direttamente finanziando attività economiche, imprese, associazioni che a queste finalità siano orientate. Sia con i nostri investimenti sia direttamente nelle scelte di spesa.

Sebbene non manchino roboanti dichiarazioni sulle mirabili prospettive offerte da alcune nuove tecnologie o da nuovi fornitori di fonti energetiche tradizionali, si ha infatti la sensazione che stiamo inseguendo un carretto che, rotolando lungo una strada in discesa, prende sempre più velocità rendendo sempre più difficile per noi arrestarne la corsa.

Alzare lo sguardo anche oltre i nostri confini nazionali ci può far capire quanto scelte come quella suggerita in apertura possano essere efficaci anche se, evidentemente, più difficili da attuare e meno comode rispetto allo scendere in piazza a manifestare per qualcosa che devono fare altri ma senza mettere in discussione il proprio stile di vita ed i propri consumi: tra i quali non indifferente (come si è dimostrato nei mesi scorsi anche in questa rubrica) è la famelica richiesta di energia dei nostri “telefoni furbi”.

Un solo esempio. A fine settembre 2023, dopo mesi di pressioni e violazioni degli accordi sottoscritti in precedenza, con un’azione di guerra aperta l’Azerbaijan pone fine militarmente come entità politica autonoma all’Artsakh (nota anche come Nagorno-Karabakh): regione storicamente a prevalente popolazione armena e con un’antichissima tradizione cristiana.
Nel generale silenzio dei maggiori media italiani e con flebile reazione dell’Europa all’intento azero di spingere gli Armeni (si stima almeno 120.000 persone) a lasciare queste terre in quella che si configura come un’ennesima “pulizia etnica”.

Non è privo di fondate ragioni il sospetto che causa di questo “tacere” sia la dipendenza europea dal gas proveniente dall’Azerbaijan.

Giovanni Guzzi, gennaio 2024
© Riproduzione riservata
Rilanciato da L'Amico del Clero, febbraio 2024

 

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