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Gli ambientalisti avevano (e hanno) ragione

L’ECONOMIA ECOLOGICA FA GUADAGNARE DI PIÙ (TUTTI)

Gli ambientalisti avevano (e hanno) ragione


Derisi, con sufficienza. Nella migliore delle ipotesi sempre questo accadeva a coloro che indicavano nel risparmio energetico, nelle energie rinnovabili e, più in generale, nella necessità di portare anche il bilancio ecologico fra i parametri determinanti da considerare nell’ambito delle politiche economiche ed industriali delle nazioni, la via da seguire per poter guardare al futuro dell’umanità con una prospettiva positiva.

“Costi insostenibilmente elevati” per le aziende, eccessiva penalizzazione dei “consumatori”… e via elencando, erano le consuete argomentazioni che venivano opposte da chi “la sapeva lunga”.

Anche se le crisi energetiche già verificatesi e l’approssimarsi dell’esaurimento dei giacimenti delle fonti energetiche fossili avrebbero dovuto mettere sull’avviso i decisori ed un’opinione pubblica “occidentale” troppo distratta e “comoda” nei suoi privilegi.

Per non parlare delle modificazioni climatiche che in troppi si ostinavano a non voler vedere ed oggi sono non solo “sotto gli occhi” di tutti, ma anche nella concreta diretta esperienza quotidiana di ciascuno.

Molto più semplice internalizzare i guadagni ed esternalizzare le penalità ambientali, da ascriversi al conto delle generazioni future.

Intanto però, mentre alcuni governi “dormivano”, e - ad esempio - negli anni ’90 lasciavano che importanti compagnie di stato abbandonassero la ricerca in campo geotermico (da riavviare in fretta e furia decenni dopo), le stesse multinazionali dell’energia fossile destinavano risorse economiche a settori in concorrenza con il proprio più diretto ambito di interesse. Cosa risaputa (se ne era a conoscenza il sottoscritto) anche se non veniva ovviamente pubblicizzata.

E, come loro, agivano anche alcuni stati più lungimiranti. Le une e gli altri per l’analogo scopo di farsi trovare pronti con tecnologie e capacità economiche e produttive quando sarebbe venuto il momento. Ed il momento è arrivato.
Dove non ha potuto il senso di responsabilità per il pianeta e per chi dovrà abitarlo “domani” (fossero pure i nostri figli e nipoti) ha potuto la guerra.

Stesso discorso per le aziende più avvedute che, invece di rinchiudersi nella “zona comoda” dell’assistenzialismo, hanno innovato processi e tecnologie ed hanno investito nella ricerca e nel risparmio di energia e materie prime. Chi l’ha fatto ora è ben piazzato sul mercato, non conosce crisi e vanta fatturati ottimi.

Segno che, smentendo i portatori di paraocchi che ripetono sempre il contrario, ecologia ed economia sono direttamente e positivamente interconnesse. Quando non lo sono è perché c’è chi vuole operare “fuori mercato” e, per avidità di guadagno, calpesta la giustizia ed i diritti altrui.
Ad un prezzo (anche direttamente economico) ben più alto per tutti, ma - alla fine - sempre a carico della collettività.

Giovanni Guzzi, aprile 2022
© Riproduzione riservata
Rilanciato da L'Amico del Clero, maggio 2022

 

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