Campanili Verdi



“Cosa c’entra con noi la Conferenza sul Clima?”



“COSA C’ENTRA CON NOI LA CONFERENZA SUL CLIMA?”

Dalla Cop9 alla Cop26: ora è chiaro a tutti


“Cosa c’entra con noi la Conferenza sul Clima?”.
Era il 2003 e si teneva a Milano la «COP9», “Conferenza delle Parti” n. 9: dall’acronimo di Conference of Parties, la riunione annuale dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC).
All’epoca si auspicava la ratifica della Russia al Protocollo di Kyoto ed erano in corso “feroci” trattative sui livelli di emissioni climalteranti delle diverse nazioni da prendere come riferimento per gli impegni che ciascuna di esse si sarebbe dovuta assumere per ridurle.
Ero riuscito a prendervi parte nella duplice veste di giornalista e delegato di un’organizzazione non governativa e contavo di inviare corrispondenze per l’ente per cui lavoravo.

A Milano, ma non soltanto, un appuntamento di tale rilievo non era stato considerato e coperto mediaticamente come si sarebbe dovuto. Anche i maggiori quotidiani ed organi di stampa radiotelevisivi si limitarono a pochi servizi.
Dunque non stupisce la risposta citata in apertura che avevo ricevuto da alcuni colleghi annunciando la mia partecipazione all’evento.

Eppure che l’Italia meridionale fosse considerata una regione in via di desertificazione negli studi scientifici internazionali non era più una novità già allora, e da decenni.

Ricordo, durante un incontro con Yelena Bonner, la moglie del premio Nobel per la Pace Andrej Sacharov, di aver fatto arrabbiare un dissidente ed attivista per i diritti umani, Sergej Kovalev (morto proprio il 9 agosto di quest’anno), ponendogli la paradossale domanda (NB domanda tuttavia apprezzata perché compito del giornalista è porre domande scomode): “dobbiamo augurarci che vinca le elezioni Vladimir Putin per avere stabilità politica in Russia ed ottenerne la firma al Protocollo di Kyoto e la sua entrata in vigore?”.

Ricordo le testimonianza dei popoli dell’Amazzonia che raccontavano come dalla foresta dipendessero la loro vita quotidiana e la salute dell’intero pianeta.

Ricordo la petizione dei sindaci di tutte le maggiori città costiere (da Venezia, a Barcellona, a New York…) preoccupati per l’innalzamento del livello dei mari che le sommergeranno.

E l’analoga strenua battaglia dei rappresentanti dei piccoli stati-isola dell’Oceano Pacifico che cercavano di bloccare la chiusura dei lavori: “Da qui non se ne va nessuno finché non stanziate i fondi per la mitigazione dei danni che il mondo industrializzato e del profitto ha provocato”.

Nel novembre di quest’anno a Glasgow siamo arrivati alla «COP26». Sono trascorsi quasi vent’anni ed ora anche in Italia è chiaro a tutti “Cosa c’entra con noi la conferenza sul Clima”.

Giovanni Guzzi, settembre 2021
© Riproduzione riservata
Rilanciato da L'Amico del Clero, dicembre 2021

 

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