Campanili Verdi



Sostenere i consumi: sicuri che ci conviene?



SOSTENERE I CONSUMI: SICURI CHE CI CONVIENE?

Parte I - Ripetere gli errori già fatti aggrava il debito del pianeta, e saremo noi a pagarlo

Quale sarà lo scenario sociale ed economico dell’Italia e del mondo nel febbraio 2020, quando questo numero sarà in mano ai lettori? Al momento in cui scriviamo non vi sono certezze. Però ci sono tendenze e “desideri”.
Prescindendo dal dato sanitario, incerto anche per gli esperti, il quadro generale, che non sarà certo mutato in un paio di mesi, vedrà ancora molte attività economiche in difficoltà e molte famiglie in sofferenza per ristrettezze.

Nei loro “monologhetti”-“macchietta”, che una stampa acritica concede senza contraddittorio anche durante i telegiornali, gli esponenti “marionetta” della politica più qualunquista fanno a gara nell’invocare “ristori” e contributi economici a fondo perduto sempre più elevati per le categorie economiche danneggiate, senza dire però dove prenderanno i soldi, e senza indicare alcun criterio di assegnazione.

Da parte sua, la Chiesa italiana sempre più si attiva per prestare soccorso secondo le proprie possibilità e mobilitando i diversi livelli della Caritas: l’organismo pastorale deputato a questa azione.
Così si avviano iniziative formative per ricollocare chi ha perso il lavoro e raccolte fondi per sostenere chi non riesce a far fronte alle spese, collaborazioni con i ristoratori per fornire pasti alle mense per i poveri e, con la grande distribuzione, si caricano carte prepagate per acquistare generi di prima necessità e alimentari.
Tutto, com’è giusto, per poter resistere in attesa dell’auspicata “ripresa”.

L’impressione generale è però che, nonostante le esortazioni di Papa Francesco invitino ad una necessaria lungimiranza e ad un cambio di rotta, manchi, anche a livello locale, una riflessione su come sarebbe bene che fosse questa ripresa.

Il motivo conduttore ribadito da tutti è “dobbiamo sostenere i consumi”, “recuperare il tempo perso” “rilanciare l’economia”, “tornare ad essere competitivi”... ed a questo obiettivo sono finalizzate tutte le iniziative.

Dimenticando che è proprio la schiavitù dei consumi ad aver messo in crisi la società ed anche la nostra casa comune: depredandone le risorse non rinnovabili in maniera irreversibile ed innescando problemi ambientali planetari che sono alla radice della pandemia in corso e di altri problemi anche più gravi, ma che sottovalutiamo e fingiamo di non vedere.

L’impronta ecologica, indicatore del nostro “fabbisogno di ecologia” (per saperne di più: leggi qui >>>, scheda per il calcolo dell'impronta ecologica personale e di gruppo: leggi qui >>>), da quando la si calcola (1996) ha visto sempre più anticipata la data annuale del giorno del sovrasfruttamento: il giorno in cui l’umanità ha consumato le risorse prodotte nell’anno in corso ed ha intaccato le “riserve”, aggiungendo al debito “finanziario” un ben più grave “debito ambientale”.
Nel 2019 è stato il 29 luglio. Invece nel 2020, invertendo per la prima volta la tendenza negativa, è riavanzato al 22 agosto. Non è un caso.

Continua in marzo 2021:
Sostenere i consumi o cercare un’alternativa?
Parte II - È il covid stesso ad indicarci la strada >>>

Giovanni Guzzi, dicembre 2020
© Riproduzione riservata
Rilanciato da L'Amico del Clero, febbraio 2021

 

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