Campanili Verdi



Quando i poveri ci sono maestri



“Plastic free”: uno slogan non sempre corrispondente a pratiche davvero ecologiche

QUANDO I POVERI CI SONO MAESTRI

“Plastic free”: uno slogan non sempre corrispondente a pratiche davvero ecologiche

 

Plastic free è uno slogan-marchio d’effetto che fa sentire “bravi ed ecologici” quando, ad ogni livello di consociazione sociale, si delibera di fregiarsene.

Ciò che però sfugge è che si rinuncia alla plastica ma, nella quasi totalità dei casi, si ricorre ai materiali cosiddetti biodegradabili/compostabili.

Quando questi sono materie prime “seconde” prodotte da rifiuti (come gli scarti di lavorazione dell’industria agroalimentare) niente da dire.

Per lo più, però, quanto è pubblicizzato come compostabile è frutto di una linea commerciale che si sta imponendo ma non è così rispettosa dell’ambiente come si crede… o si vuole far credere… o si vuole credere perché fa comodo alla nostra pigrizia.
Per produrre il “granulo” dal quale si fabbrica, ad esempio, un sacchetto, prevale l’uso del mais. Alla cui coltivazione occorre destinare estese superfici di suolo.
Nei paesi di rapina delle multinazionali queste sono sottratte alla popolazione indigena: col taglio delle foreste in cui vivono o appropriandosi delle terre sulle quali coltivano ciò di cui si cibano. Ed anche da noi vi sono controindicazioni di altra natura, sulle quali qui per il momento sorvoliamo.

Dunque, anche se biodegradabile (che non sempre è effettivamente tale o, comunque non lo è alle condizioni e nei tempi che la comunicazione commerciale lascia intendere, leggi di più in PALLONCINI BIODEGRADABILI (forse), A LED E LANTERNE VOLANTI, qualche riflessione e un semplice esperimento >>>), il monouso non è mai una buona scelta, come non lo è ogni forma di spreco indotto dalla cultura dell’usa e getta.

Un’alternativa percorribile esiste e ce la insegnano diocesi più povere delle nostre, che lo spreco proprio non se lo possono permettere.
Dalla Colombia Daniela, infatti, racconta:

“... nella lettera di convocazione dell’assemblea diocesana di Quibdo, che per due giorni ha coinvolto 150/200 persone tra preti suore e laici, la Diocesi ha raccomandato ad ogni partecipante di portare tazzina, piatto, bicchiere e posate personali per evitare l’utilizzo di materiale plastico usa e getta.
Se facciamo il conto di colazione pranzo e cena per 200 persone per 2 giorni, hanno evitato l’utilizzo di 1.200 bicchieri, 1.200 piatti e 1.200 cucchiai... credo la Diocesi di Quibdó sia sulla strada giusta!!!!”.

Ma non mancano buoni esempi anche in Italia. Come testimonia don Massimo che ci scrive:

“Proprio in questi giorni, come oratorio San Giovanni Bosco in Molteno (CO), abbiamo provveduto all’acquisto di piatti in ceramica, bicchieri in vetro e stoviglie in acciaio da utilizzare nei pranzi in oratorio”.

Quando proprio non si può fare a meno dell’usa e getta, ma sempre tenendo presente l’obiettivo di arrivare ad abolirlo, il consiglio è di prevedere, per chi fosse sprovvisto di dotazione portata da casa, la possibilità di avvalersi di stoviglie compostabili offerte dall’organizzazione, previo, però, il pagamento di una somma-penale di sensibilizzazione ecologica ben superiore rispetto al costo, e spiegandone con chiarezza ed evidenza la motivazione di “compensazione ambientale”.

Giovanni Guzzi, novembre 2020
© Riproduzione riservata
Rilanciato da L'Amico del Clero, gennaio 2021

 

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