Campanili Verdi



“Diamo i numeri”



L’informazione emotiva che ci sommerge di dati ma non ci aiuta a capire

“DIAMO I NUMERI”

L’informazione emotiva che ci sommerge di dati ma non ci aiuta a capire


Voce di uno che grida nel deserto. I lettori mi perdonino se troveranno banali le considerazioni che seguono. Tuttavia è ad oggi senza risposta l’invito che ho espressamente rivolto a testate giornalistiche nazionali, della carta stampata e radiotelevisive, di tener conto di esse nel porgere le notizie all’opinione pubblica.

In molti campi, infatti, si forniscono profluvi di dati senza tuttavia mai informare davvero. Questo avviene per la scarsa e scadente cultura e preparazione scientifica della maggioranza degli Italiani, dei loro governanti e di troppi giornalisti.

L’emergenza Covid ci ha offerto l’esempio più macroscopico ed eclatante di ciò. Nonostante da mesi siamo quotidianamente subissati ad ogni ora da una pervasiva contabilità di malati e morti attribuiti al virus, un’idea corretta sulla reale consistenza/gravità del problema non sono ancora riuscito a farmela.
Senza per questo volerla sottovalutare o metterla in dubbio, denuncio che i mass media non mi hanno aiutato a prendere consapevolezza della sua portata ed a capire se e quanto siano stati proporzionati ad essa i provvedimenti adottati, con le conseguenze sociali ed economiche che hanno comportato.

Dare i numeri assoluti, stilando classifiche fra le regioni italiane e gli stati, evidenziando i “sorpassi” come si fa con i conteggi sul medagliere alle Olimpiadi, è una pratica che ha poco senso: perché è impossibile fare valutazioni oggettive e non emotive su di essi senza disporre di termini di paragone.

Cosa che necessariamente accade quando i totali non sono accompagnati da raffronti percentuali con altri dati di riferimento quali, per esempio:

1. la consistenza degli abitanti della regione o dello stato di cui si sta parlando (questa minima informazione non è difficile da reperire e dovrebbe essere sempre fornita);
2. il numero di morti per altre cause nello stesso arco di tempo e per il medesimo ambito geografico;
3. l’incidenza percentuale sul numero di malati, morti e guariti dei non vaccinati contro l’influenza stagionale e quanti ne ha invece causati quest’ultima;
4. la percentuale di morti già affetti da altre patologie e di che tipo esse fossero;
5. le percentuali sulle presumibili fonti di contagio in relazione al numero complessivo di morti o malati per i quali fossero note (ovvero dove il virus è stato verosimilmente contratto: es. in ospedale, casa di riposo, posto di lavoro, luoghi di svago…);
6. le percentuali di morti e malati in relazione alle diverse fasce di età ed ai corrispondenti valori di queste sull’intera popolazione.

Di questa esigenza si è reso conto anche l’arcivescovo di Milano, quando ha pubblicamente ammesso di non avere un’idea del “normale” numero medio complessivo di morti in città.
Ma anche sul quotidiano nazionale, serio ed autorevole, al quale sono abbonato ho invano cercato una costante informazione più avveduta, trovandola solo di rado e solo come citazione di ricerche altrui.
Sappiamo bene che la comunicazione moderna deve essere veloce, ma quella fatta in questo modo rischia di essere fuorviante e quindi NON comunicazione.

Per le mie capacità di comprensione, e nonostante sia anch’esso soggetto ad altre variabili difficili da “depurare”, l’unico dato fornito almeno un poco più significativo, dal quale dedurre la rilevanza (in senso relativo) della pandemia, è il confronto della mortalità nel 2020 con i valori assoluti e le medie degli anni passati (purtroppo non correlati alle rispettive cause: malattie, incidenti...).
E tuttavia anche questo ha non trascurabili margini di incertezza: l’incremento di mortalità dei primi mesi ha infatti determinato una diminuzione in quelli successivi.

Con queste premesse, se mi si dice che in tutto il mondo sono morte per il Covid alcune centinaia di migliaia di persone, pur dispiacendomi per ognuna di esse, non considero il valore così rilevante osservando che l’OMS indica in 80.000 all’anno, solo in Italia, i soli morti per cause riconducibili all’inquinamento atmosferico. Fatto che non gode nell’opinione pubblica (e in chi ci governa) della considerazione che meriterebbe.

Giovanni Guzzi, luglio 2020
© Riproduzione riservata
Rilanciato da L'Amico del Clero, ottobre 2020

 

Approfondimenti ed ulteriori informazioni su queste tematiche sono pubblicati sul portale www.rudyz.net/campaniliverdi
Grazie ai lettori che scrivono alla redazione commenti e suggerimenti per questa rubrica, perché ci permettono di orientarla secondo i vostri desideri, curiosità ed interessi.

Giovanni Guzzi è ideatore e curatore di Campanili Verdi, più info >>>
Contatti: campaniliverdi@rudyz.net