Campanili Verdi



Caro san Cristoforo…



La conversione ecologica secondo Alex Langer

CARO SAN CRISTOFORO…

La conversione ecologica secondo Alex Langer

 

La necessità di una vera “conversione ecologica”, raccomandata da Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2020, è un tema affrontato esattamente trent’anni fa da Alex Langer in “lettera a san Cristoforo”. Qui la riportiamo in sintesi, alla sezione “Custodi e giardinieri” su www.rudyz.net/campaniliverdi il testo completo (leggi di più >>>).

“Caro San Cristoforo, non so se ti ricorderai di me come io di te. Ero un ragazzo che ti vedeva dipinto all’esterno di tante chiesette di montagna. Tu - omone grande e grosso, robusto, barbuto e vecchio - attraversavi un fiume portando il Bambino sulle spalle, e si capiva che quella era per te suprema fatica e suprema gioia.

Della tua storia so che, dopo aver militato - rispettato ed onorato per il successo delle tue armi - sotto le insegne dei più illustri ed importanti signori del tuo tempo, ti sentivi sprecato. Volevi servire solo un padrone che davvero valesse la pena seguire, una Grande Causa che davvero valesse più delle altre. Forse eri stanco di falsa gloria, e ne desideravi di quella vera.

Così avevi deciso di usare la tua forza eccezionale per traghettare i viandanti in riva ad un pericoloso fiume. Qui ti venne richiesto di prendere sulle spalle un bambino per portarlo all’altra riva: un’impresa per la quale non occorreva essere un gigante come te ed avere quelle gambone muscolose con cui ti hanno dipinto.

Solo dopo aver iniziato la traversata ti accorgesti che avevi accettato il compito più gravoso della tua vita, e che dovevi mettercela tutta, con un estremo sforzo, per riuscire ad arrivare di là. Dopo di che comprendesti con chi avevi avuto a che fare, ed avevi trovato il Signore che valeva la pena servire, tanto che ti rimase per sempre quel nome.

Mi sei venuto in mente perché oggi siamo in una situazione simile alla tua.
Tutte le grandi cause hanno deluso. Quanti abbagli, inganni ed auto-inganni, fallimenti, conseguenze non volute (e non più reversibili) di scelte ed invenzioni ritenute generose e provvide. I veleni della chimica, gettati sulla terra e nelle acque per “migliorare” la natura, ormai ci tornano indietro: i depositi finali sono i nostri corpi.
Tutto è trasformato in merce e si può comperare, vendere, affittare. Persino il sangue (dei vivi), gli organi (dei morti e dei vivi), e l’utero (per una gravidanza in “leasing”). Dal viaggio interplanetario alla perfezione omicida di Auschwitz, dalla neve artificiale alla costruzione e manipolazione arbitraria di vita in laboratorio, tutto si può fare.

Il cuore della traversata che ci sta davanti è dunque il passaggio da una civiltà del “di più” ad una del “può bastare” o del “forse è già troppo”.
Non possiamo moltiplicare per miliardi di persone l’impatto ambientale medio dell’uomo industrializzato, se non vogliamo il collasso della biosfera, ma non possiamo neanche pensare che 1/5 dell’umanità possa continuare a vivere a spese degli altri 4/5, oltre che della natura e dei posteri.

La traversata da una civiltà impegnata nella gara per superare i limiti ad una civiltà dell’autolimitazione e della frugalità che li rispetti sembra tanto semplice quanto immane. Basti pensare all’estrema fatica con cui il fumatore affronta la fuoriuscita dalla dipendenza, pur se magari teoricamente persuaso dei rischi che corre e forse già colpito da seri avvertimenti sull’insostenibilità della sua condizione. Il medico che tenta di convincerlo fomentando in lui la paura della malattia e della morte non riesce a motivarlo a cambiare strada, piuttosto convive con le criticità e cerca rimedi per spostare un po’ più in là la resa dei conti.

Ed il fiume da attraversare è quello che separa la sponda della perfezione tecnica sempre più sofisticata da quella dell’autonomia dalle protesi tecnologiche: dovremo imparare a traghettare dalle tante alle poche kilowattore, da una super-alimentazione artificiale ad una nutrizione più equa e più compatibile con l’equilibrio ecologico e sociale, dalla velocità supersonica a tempi e ritmi più umani e meno energivori, dalla produzione di troppo calore e troppe scorie inquinanti ad un ciclo più armonioso con la natura.

La paura della catastrofe ecologica non basterà per convincerci a cambiare strade.
Ci vorrà una spinta positiva, più simile a quella che ti fece cercare una vita ed un senso diverso e più alto da quello della tua precedente esistenza di forza e di gloria.
La tua rinuncia alla forza e la decisione di metterti al servizio del bambino ci offre una bella parabola della “conversione ecologica” oggi necessaria.”

Giovanni Guzzi, dicembre 2019
© Riproduzione riservata
Rilanciato da L'Amico del Clero, febbraio 2020

 

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