Campanili Verdi



Per non mangiare e bere la nostra condanna



PER NON MANGIARE E BERE LA NOSTRA CONDANNA

Dignità nel piatto dei poveri, e i lavapiatti non mancano

 

Alla possibilità (e necessità) di non produrre rifiuti nelle attività parrocchiali, abbiamo già dedicato alcune pagine di questa rubrica.
In positivo, spiegando anche praticamente come fare: cominciando dai momenti conviviali, che possono essere il più importante ed efficace mezzo di sensibilizzazione. E stigmatizzando alcune incoerenze direttamente verificate:

Meglio il panino del risotto. Per mangiarlo non serve il piatto (di plastica) >>>
Pace fra gli uomini, e con il pianeta: la sensibilizzazione ecologica più efficace è quella che “contamina” le attività ordinarie >>>
La rivoluzione del bicchiere è cominciata, ora va copiata >>>
Laudato si': repetita (et exempla) iuvant >>>
Vuoi bere? Portati il bicchiere, via dalla tavola la plastica usa e getta >>>

Fra i riscontri ricevuti, alcuni sacerdoti ben disposti hanno evidenziato la difficoltà a vincere le resistenze opposte dai collaboratori meno sensibili di loro: “Don, ma poi i bicchieri chi li lava?”, “Ci abbiamo pensato, però…”. Il risultato può arrivare a episodi sgradevoli come i sacchi neri riempiti proprio dall’agape fraterna del forum delle religioni o il pranzo comunitario per l’anniversario di sacerdozio di un vicario episcopale - non estraneo ai temi ambientali -, in cui il posto per i quattro preti a capotavola era apparecchiato con bicchieri in vetro e posate di metallo, mentre per gli altri commensali era tutto usa e getta. Io ed i miei familiari, che per coerenza avevamo portato da casa gli uni e le altre, in quanto “minoranza” ci siamo quasi sentiti in imbarazzo.

Perfino il don Angelo, che ci conosce di persona, ci vuole bene e ci incoraggia nell’impresa, anche passandoci articoli su temi attinenti questa rubrica, ai relatori che ospita però offre l’acqua in bicchieri usa e getta. O, ancora, sul suo giornale parrocchiale lodevolmente fa pubblicare un documentato articolo sui disastri della plastica in mare, mentre sul paginone centrale le foto del pranzo in oratorio celebrano il trionfo dello scarto a perdere che contribuisce a generarla. Questo ci fa pensare che il problema non risiede nella cattiva volontà, a mancare sono, invece, pensiero e consapevolezza.

Quando gli facciamo notare il “misfatto” e gli reiteriamo la nostra proposta, col suo fare simpaticamente sornione don Angelo ci dice “non mi convince… per attività continuative, come l’oratorio feriale, e non occasionali, come una cena”. Al che replichiamo: “Bene, cominciamo almeno con le cene!”.

Che la proposta sia percorribile lo dimostra don Andrea: per l’iniziativa Caritas “Amici a cena” vuole che i suoi ospiti bisognosi mangino in stoviglie rigorosamente di ceramica. La dignità dei poveri si riconosce anche in questo modo. E di lavapiatti volontari ha più disponibilità di quanti ne occorrano.

L’alternativa è l’evangelico “mangiare e bere la propria condanna”… perché la plastica con cui riempiamo gli oceani ce la ritroviamo contenuta nei cibi che portiamo in tavola.

Giovanni Guzzi, dicembre 2017
© Riproduzione riservata
Rilanciato da L'Amico del Clero, febbraio 2018

 

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