Campanili Verdi



Il sogno di plastica che si perde nel cielo...



Non piace al capriolo e al delfino quando ricade a terra, o in mare

IL SOGNO DI PLASTICA CHE SI PERDE NEL CIELO…

Non piace al capriolo e al delfino quando ricade a terra, o in mare

 

Rispetto alla liberazione di colombe, sulla quale ci siamo soffermati il mese scorso, quello del lancio di palloncini in occasione delle più varie feste e manifestazioni - religiose e civili e rivolte tanto ai bambini quanto agli adulti – sembra ancor più essere uno dei requisiti irrinunciabili perché una festa sia veramente tale.
Ricordo di aver suscitato una “sollevazione” in Consiglio Pastorale quando avevo sommessamente sollevato il problema delle controindicazioni connesse all’iniziativa.

Del resto, dopo aver espresso pubblicamente la sua contrarietà alle colombe, sul lancio di palloncini papa Francesco non ha ancora rilasciato dichiarazioni, e conservo la foto della circostanza nella quale è stata molto apprezzata dagli astanti l’ascesa, in piazza San Pietro davanti a lui affacciato alla finestra, di una croce costituita da palloncini multicolori.

Con queste premesse, anche in questo caso diventa indispensabile ricordare il finale della storia al quale normalmente nessuno pensa.
È vero che “fanno scena” ed è bello vederli volare in alto e per questo, mentre li guardiamo salire leggeri nel cielo, e rimpicciolire poco a poco fino a scomparire dalla nostra vista, la fantasia di piccoli e grandi annoda al filo dei palloncini non solo i tradizionali messaggi di pace ed amicizia, ma anche la curiosità sulle terre che sorvoleranno e sull’identità di chi li potrà leggere.

Così succede che, rapiti dal sogno e dal mistero, dimentichiamo di porci la domanda: per un palloncino lanciato in Italia che cade nel giardino di casa di un gentile agricoltore del Nord Europa e risponde al bambino con una bella lettera e, magari, anche con un gradito regalo, quanti altri ricadranno nell’ambiente naturale, sulla terraferma o in acqua?

Nel primo caso, oltre a deturpare boschi e prati per decenni con la loro presenza innaturale, non è improbabile che un riccio o qualche altro piccolo animale, magari attirato dal loro colore, li ingerisca procurandosi la morte per soffocamento.
Nessun bambino sarebbe contento di sapere che Bambi è morto a causa del suo palloncino.

In acqua succede lo stesso, anzi, se possibile, è ancora peggio. Per di più, nel mezzo liquido la plastica colorata diventa trasparente e così gli organismi acquatici la inghiottono senza avvedersene: sono tanti (per limitarci ai due esempi più eclatanti) i delfini e le tartarughe marine che le organizzazioni impegnate per la loro salvaguardia ripescano senza vita a causa della plastica di palloncini che hanno occluso le loro vie respiratorie. Le tartarughe marine, in particolare, scambiano i palloncini che galleggiano sgonfi per il loro cibo preferito: le meduse!

A causa della sua non biodegrabilità e della sua lunghissima persistenza in ogni tipo di ambiente, in generale bisognerebbe evitare sempre ogni tipo di plastica non riutilizzabile. Dunque, seppure in percentuale evidentemente esigua rispetto ad altri generi di rifiuti plastici, anche quella dei palloncini contribuisce ad accrescere quell’enorme isola galleggiante di plastica (quasi un continente semisommerso) scoperta alcuni anni fa nell’Oceano Pacifico ed i cui piccoli, infinitesimi, frammenti finiscono nella dieta di pesci ed altri organismi marini per tornare infine, come una beffa, nel cibo che ci ritroviamo nel piatto sulla nostra tavola.

Qualcuno obietterà che non sempre i palloncini vengono liberati, che a volte sono semplicemente un efficace espediente coreografico per creare masse di colore durante le manifestazioni.
Ne ricordo una, ad esempio, in cui venivano legati al portapacchi o al cestino delle biciclette che, in grande numero, convergevano dai comuni dell’hinterland verso piazza Duomo a Milano seguendo diversi itinerari, ciascuno dei quali identificato da un colore diverso. Non ricordo se, nell’occasione, alla fine fossero stati lasciati andare, però in ogni caso qualcuno sfugge sempre (la foto qui accanto, trovata successivamente alla redazione di questo articolo, prova che nell'occasione i palloncini colorati furono effettivamente liberati).
Invece ricordo bene che mi preoccupavano i fili dei palloncini che ondeggiavano per il vento ed il movimento delle bici e che, spesso, si intrecciavano l'uno con l'altro procurando il rischio di far volare, ma in questo caso a terra, i malcapitati ciclisti in questo modo involontariamente riuniti.

Giovanni Guzzi, febbraio 2016
© Riproduzione riservata
Rilanciato da L'Amico del Clero, aprile 2016

APPENDICI

1 Poiché quando si pone un problema è buona regola cercare di offrire anche possibili soluzioni alternative, senza avere la presunzione di esaurire la casistica (compito che lascio alla fantasia dei lettori) mi limito a proporre le prime che mi vengono in mente. Pensando alla biciclettata sopra citata, penso che la funzione dei palloncini può essere svolta al meglio “pavesando” sé stessi e la propria bici con frange, nastri, girandole e bandierine (meglio ancora se fatte da scarti di stoffa e carta colorata), o con bandiere vere e proprie. Il grosso della scena la può assicurare, molto più facilmente, l’indicazione di indossare abiti di un particolare colore, cosa che, del resto, l'organizzazione della manifestazione citata invita a fare e, a mio modo di vedere, è più che sufficiente.

Se proprio non se ne può fare a meno - purché si faccia attenzione a non disperderli nell’ambiente - sarebbe bello che i palloncini non siano gonfiati con bombole e bombolette (come spesso accade durante le fiere) ma che diventi un gioco per i bambini anche il farli gonfiare da loro stessi "a forza di polmoni" o con le apposite pompette a mano: la felicità a buon mercato assicurata da una bombola non vale quanto quella che ci si conquista a forza di sbuffare!

2 Errare è umano ma perseverare...
Purtroppo anche l'edizione 2016 di Vuoi la Pace? Pedala! nelle intenzioni degli organizzatori prevedeva il lancio di ben 2.000 palloncini (come previsto dalla bozza di delibera proposta ai comuni aderenti e riferito dagli articoli di stampa che promuovevano l'iniziativa). Spiace a tutti che una pioggia torrenziale abbia falcidiato le adesioni (ma nulla ha potuto sugli intrepidi "volontari a pedali" di Fiab Ciclobby Milano che niente può fermare - leggi di più >>>) però forse il Cielo stesso ha trovato inopportuno che un'iniziativa che si presenta come ecologica e promossa anche da importanti associazioni ambientaliste di livello nazionale si contraddicesse in questo modo.
Perciò l'acqua ha appesantito i palloncini che così non sono riusciti a prendere il volo! Confidiamo che per la prossima edizione l'idea venga accantonata... ed il sole non mancherà!

3 Approvo questo articolo sulla importanza di dissuadere dall’uso dei palloncini di plastica. Essi, una volta scoppiati, sono una vera bomba ad orologeria per la natura. Io tenterò di portare dalla mia parte gli scouts con i quali lavoro.
don Romano Nicolini, Rimini

4 Convido in pieno il contrasto ai palloncini, ma la cosa potrebbe estendersi molto di più: penso sempre ai pennarelli di plastica, buttati poi nel cestino, agli stik della colla...
don Vittorio Magnanelli, Jesi (AN)

5 Per chi dubitasse di quanto sopra affermato a proposito delle tartarughe marine che restano vittime della plastica dei palloncini, a riprova che non si tratta di una delle fantasiose bufale che circolano su internet, su Natura e Società del dicembre 2016 (a pag. 14) si legge: "Alla fine dello scorso mese di giugno è stato avvistato un grosso esemplare di Caretta caretta (il nome scientifico della tartaruga marina) di 40 cm in difficoltà nel mare, al largo del porto turistico Rossi di Catania. L'esemplare è stato prontamente pescato e visitato dal veterinario Simone di Catania, che ha chiamato sul posto Grazia Muscianisi di Pro Natura Catania e Ragusa. Il carapace della tartaruga è risultato parzialmente ricoperto di alghe, mentre l'animale aveva probabilmente ingerito della plastica. In attesa dell'iter recentemente proposto dal protocollo della Regione Sicilia (che prevede di allertare subito la locale Capitaneria di Porto per i successivi adempimenti), la Caretta caretta è stata ospitata nella struttura portuale che l'aveva soccorsa. [...] funzionari dell'Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Catania [...] hanno provveduto al trasferimento della tartaruga all'Istituto Zooprofilattico della Sicilia di Palermo. [...] il 7 ottobre [...] nello stesso porticciolo del rinvenimento, il rilascio in mare del chelonide.

 

Approfondimenti ed ulteriori informazioni su queste tematiche sono pubblicati sul portale www.rudyz.net/campaniliverdi
Grazie ai lettori che scrivono alla redazione commenti e suggerimenti per questa rubrica, perché ci permettono di orientarla secondo i vostri desideri, curiosità ed interessi.

 

Giovanni Guzzi è ideatore e curatore di Campanili Verdi, più info >>>
Contatti: campaniliverdi@rudyz.net