Campanili Verdi



Quando in tv spiegano non cambiamo canale



Strade come fiumi - parte VII

QUANDO IN TV SPIEGANO NON CAMBIAMO CANALE

Strade come fiumi - parte VII


Quando vedo in TV il tuo amico geologo che parla del clima mi viene l’angoscia e cambio canale”. Questo mi ha detto una collega d’ufficio mentre azionava il condizionatore contemporaneamente tenendo aperta la finestra “per miscelare un po’ l’aria”.
Un’affermazione che dà il senso dell’atteggiamento comune nei confronti dei problemi ambientali (da quelli planetari a quelli locali, come sappiamo per lo più direttamente interconnessi): negare il problema vivendo come se non esistesse (e magari aggravandolo), salvo poi lamentarsene quando ci “piove” addosso.

Come il concittadino appena visto lavare accuratamente con l’idropulitrice a pressione le fughe cementate fra le lastre di pietra dell’abuso edilizio con cui ha sigillato l’ingresso e la gran parte del “giardino” (sic) circostante la sua villetta. Così, oltre ad impedire all’acqua piovana di infiltrarsi nel sottosuolo invece che allagare strade, intasare le fognature e far esondare i corsi d’acqua in casa altrui, spreca l’acqua pregiata dell’acquifero profondo: preziosissima risorsa da riservare agli indispensabili usi idropotabili… cioè per bere!

O come il parroco che a Milano - Niguarda, dove il Seveso, quando tracima dai tombini, normalmente invade cantine, garages e locali interrati ma anche a piano terra dei suoi parrocchiani (costretti a predisporre paratie fisse o mobili a protezione dall’acqua alta nemmeno fossimo a Venezia), alla proposta di affrontare questo tema sulle pagine del giornale parrocchiale ha risposto: “A noi non interessa parlare del Seveso!”.

Dispiace sempre per chi viene toccato direttamente dalle conseguenze delle alluvioni, ma quanti, prima che accadano (e anche dopo) trovano il tempo per impegnarsi a favore di tutti nella salvaguardia ambientale? Ed anche nel conoscere come e perché si verificano i disastri e come “funziona” la natura.

Si eviterebbe di ascoltare, intervistati dai giornalisti come se fossero i premi Nobel della materia, semplici passanti che ripetono luoghi comuni senza fondamento scientifico come la mancata “pulizia degli alvei” dragandone il fondo e rimuovendone la vegetazione riparia.

Per inciso, queste pratiche provocano rispettivamente
* la prima: erosione regressiva lungo il corso d’acqua con indebolimento, tra l’altro, delle pile dei ponti e maggiore erosione costiera per il mancato apporto solido dai fiumi a ripascere le spiagge erose dal mare (amplificando l’effetto già grave del suo livello in risalita a causa delle modificazioni climatiche);
* la seconda: un aumento nella velocità della corrente aumentandone la capacità di trasporto di materiali in sospensione e la forza erosiva e la spinta distruttiva su argini e costruzioni incontrate lungo il percorso.

Giovanni Guzzi, giugno 2025
© Riproduzione riservata
Rilanciato da L'Amico del Clero, luglio-agosto 2025

 

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