Strade come fiumi - parte IV
La natura è maestra, per chi sa impararne le lezioni. Nel caso dell’acqua, di cui ci stiamo interessando, su queste pagine, dal novembre scorso (Strade come fiumi parte I >>>, parte II >>>, parte III >>>), una regola da tenere bene a mente è che “torna sempre dov’era già passata”.
Pensiamo al livello della falda a Milano: in risalita, venuti meno i grandi prelievi industriali con la chiusura delle grandi fabbriche, ed arrivata a lambire le gallerie della Metropolitana progettate senza impermeabilizzazione, perché temporaneamente era più bassa.
Pensiamo agli edifici costruiti in riva al mare, più o meno abusivamente e per i quali, ora che il suo livello cresce – anche per effetto del cambiamento climatico – si chiedono interventi ingegneristici a loro protezione.
Pensiamo a città e paesi costruiti sui conoidi, le strutture sedimentarie a forma di ventaglio, perché più pianeggianti ma impostate proprio dove dalle valli laterali i materiali erosi a monte si scaricano nella valle principale. È evidente che proprio da lì passeranno anche i successivi eventi alluvionali.
Pensiamo alle pianure fluviali, ora ho in mente quella del Piave, su cui sono sorte estese zone industriali, impossibili da difendere nel momento in cui le piogge di nuovo riempiranno l’alveo: che solo temporaneamente si presenta come una distesa di ghiaia quasi asciutta.
Pensiamo al torrente Seveso, costretto fra le case del nord Milano.
Se per lo più il suo letto è quasi in secca, non è detto che in caso di pioggia non si riempia, e anche in fretta, come è tipico dei corsi d’acqua a regime torrentizio.
E così via elencando.
Perché l’acqua scorre per effetto della forza di gravità e, a partire dalle linee di displuvio che delimitano a monte i bacini idrografici, segue le linee di maggior pendenza e va dove può…
Nel momento in cui non trova più i suoi letti e alvei naturali, se li riprende fra banchine e marciapiedi…
Così non è un problema ascrivibile alla natura “matrigna” se a Milano si allagano garages sotterranei e cantine.
Che, ovunque, se sono diventate appartamenti o destinate ad usi impropri, incluso il ricoverarvi beni di valore, lo sono state senza la prescritta agibilità-abitabilità. Con l’aggravante di averle addirittura destinate ad abitazione di chi non può permettersi altro. Cosa che, ci pare a Roma, abbia causato anche la tragedia di persone morte per esservi rimaste intrappolate durante un'inondazione.
Studiare non guasta mai. Non fa mai male e può salvare la vita. Come nel caso della bambina che, in Thailandia nel 2014, ha avvertito i familiari di mettersi al riparo, riconoscendo nel ritiro dell’acqua del mare sulla riva della spiaggia i segnali premonitori dello tsunami devastante che sarebbe seguito di lì a poco.
Giovanni Guzzi, marzo 2025
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Rilanciato da L'Amico del Clero, aprile 2025
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