Campanili Verdi



Strade come fiumi - parte I



Quali le cause?

STRADE COME FIUMI - parte I

Quali le cause?


Le strade sono diventate fiumi”. Lo dicono i conduttori dei telegiornali, commentando le drammatiche immagini dei più catastrofici eventi alluvionali che, con periodicità sempre più frequente, interessano anche le nostre regioni. Suscitando l’interesse, almeno passeggero, dell’opinione pubblica nazionale rispetto a quando questi fenomeni - anche con effetti ancora più tragici - riguardavano regioni del pianeta tanto più lontane da noi quanto più incolpevoli dei mutamenti climatici in corso che li determinano.

E se lo spettatore annuisce, e genericamente propone soluzioni tecniche variamente assortite, chi è direttamente coinvolto si dispera e lamenta l’inerzia della Pubblica Amministrazione per mancate “pulizia” dei fiumi dalla vegetazione o dai depositi in alveo, manutenzioni o innalzamento argini e via dicendo. Con vaga “concessione” alla responsabilità della “cementificazione eccessiva dei suoli”. Tuttavia limitata al breve tempo in cui questi fatti aprono i notiziari per tornare subito dopo a continuare politiche ed azioni private che ne sono il presupposto: a tutti i livelli!

Stessa musica da politici e commentatori sui media e nei dibattiti televisivi: per lo più battibecchi rispetto ai seri momenti di approfondimento e divulgazione che sarebbero necessari ad ogni ora del giorno.
Il tutto condito da approssimative, quanto apodittiche, considerazioni meteoclimatiche sulle quali si è già qui ragionato (leggi di più in ottobre 2024 – Ma “tanta acqua”… quanta è? >>>).

A titolo di esempio riprendiamo alcuni dati di stampa riferiti all’alluvione del maggio 2023 in Romagna: “500 mm di pioggia in 10 giorni” (non un cataclisma) e, in altri termini, “in 10 giorni è caduta la pioggia di uno o più mesi”. Affermazioni entrambe che, è il caso di dirlo, “lasciano il tempo che trovano”: se siamo nel deserto è una cosa, nella foresta pluviale un’altra!

Nel nostro caso, come si è visto in precedenza non si tratta di valori assoluti tali da giustificare completamente i disastri accaduti. In proposito abbiamo chiesto spiegazioni alla redazione del settimanale che le ha pubblicate ed al giornalista che ha firmato l’articolo. Che entrambi riconosciamo come seri. Purtroppo senza ottenere risposta. Purtroppo si fa più in fretta a scrivere sull’onda dell’emotività riportando ciò che passa di bocca in bocca rispetto ad approfondire ed argomentare di conseguenza.

Limitandoci alla situazione considerata, occorre ricordare che il territorio interessato era una palude che è stata oggetto di bonifiche, tra le altre anche a cura dello Stato Pontificio nei secoli in cui ad esso apparteneva. Con deviazioni, canalizzazioni ed altre opere (magari di rettificazione dell’alveo) che hanno modificato la naturale morfologia fluviale. Che va calcolata l’incognita dell’acqua scesa a valle dai rilievi appenninici e delle frane che possono aver avuto effetti anche sui corsi d’acqua. Che molti di questi sono definiti “sospesi” perché fluiscono ad una quota sul livello del mare superiore a quella delle campagne circostanti…

Come ben si capisce non è semplice la risposta che si può dare alla domanda del sottotitolo. Come minimo, anche in queste pagine, dovremo tornare sull’argomento.

Giovanni Guzzi, novembre 2024
© Riproduzione riservata
Rilanciato da L'Amico del Clero, dicembre 2024

 

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