Per capire se chi sta “dando i numeri” è consapevole di quel che dice
“Alle 18 l’assessore comunale alla Sicurezza ha comunicato che in città, nel giro di 12 ore, sono caduti più di 65-70 millimetri di pioggia”.
Ad ogni alluvione, di contenuti come questo citato testualmente in apertura, o dell’analogo “È piovuta tanta acqua quanta ne è caduta nei tre mesi precedenti”, sono pieni i notiziari e le pagine dei giornali.
Purtroppo, per lo più, né l’assessore alla Sicurezza di cui sopra o qualsiasi politico di turno, né i giornalisti che ne riferiscono, né conduttori ed opinionisti tuttologi dei dibattiti televisivi sanno di cosa stanno parlando.
Semplicemente, in entrambi i sensi - vero e figurato - dell’espressione, “danno i numeri”.
Riferire dati non contestualizzati (come quando si elencava la classifica col numero assoluto degli affetti da Covid regione per regione, senza rapportarlo, per lo meno, alla rispettiva popolazione totale di ciascuna) non ha alcun significato.
Ad esempio, se nei tre mesi che l’hanno preceduta c’è stata siccità, i millimetri della pioggia di cui si tratta possono essere, in assoluto, non particolarmente significativi.
Ciò non toglie che possano comunque causare danni. Ma non per la loro quantità, bensì per quelle che già in altre occasioni abbiamo qui definito “catastrofi pianificate”.
Tutt’altra cosa dalle “calamità naturali” che le autorità “furbescamente” invocano per nascondere le proprie inadempienze e la generale assenza di lungimiranza, chiedendo al governo nazionale la dichiarazione di stato di emergenza.
Per capire quale può essere il contributo di ciascuno - singoli, famiglie e, via via salendo di numero, le altre forme di aggregazione sociale - a determinare il problema generale, ma anche la sua soluzione, è quindi necessario fare un po’ di chiarezza.
Alcune decine di millimetri di pioggia al giorno sono una quantità tutt’altro che eccezionale. Per avere un termine di paragone si consideri che, in concomitanza con le disastrose alluvioni di Genova e Firenze nella seconda metà del secolo scorso, si sono misurate precipitazioni locali fino a 300-500 mm sulle 24 ore.
Ricordando sempre che non bisogna mai generalizzare né confrontare situazioni diverse che possono essere influenzate da un grande numero di variabili, possiamo aggiungere che, altro esempio, il territorio del nord Milano (di cui abbiamo conoscenza diretta) è in grado di far infiltrare senza problemi più di 300 mm di pioggia al giorno.
Per chi abita in queste zone è facile verificarlo confrontando i dati delle piogge riferiti dai media ed osservare cosa accade nelle aree verdi pubbliche e private pianeggianti in città e nelle residue aree naturali superstiti attorno ad esse.
Quando piove intensamente, in queste ultime non vedremo alcun ristagno, mentre da villette e condomini vedremo uscire in strada veri e propri torrentelli che poi si riversano in fognatura e nei corsi d’acqua maggiori.
Ma anche a pioggia terminata, svelano il misfatto i depositi di foglie degli alberi interni alle proprietà che restano depositati sul marciapiedi come fa il mare con le conchiglie sulla spiaggia dopo le mareggiate!
Se i proprietari avessero evitato di mettere cemento su tanti spazi scoperti anche dove non strettamente necessario (molto spesso in violazione di regolamenti ed autorizzazioni edilizie), questo insieme di gocce non avrebbe fatto traboccare il vaso: non solo a Milano, ma finanche nel Po.
Giovanni Guzzi, ottobre 2024
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Rilanciato da L'Amico del Clero, novembre 2024
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