Campanili Verdi



Spera e agisci con il Creato, anche rifacendo gli impianti della chiesa



SPERA E AGISCI CON IL CREATO, ANCHE RIFACENDO GLI IMPIANTI DELLA CHIESA

Con l’umiltà di chiedere, l’intelligenza di studiare e la coerenza fra parole e fatti


“Spera e agisci con il Creato”. In sintonia col messaggio di Papa Francesco per il “tempo del creato” 2024, la Chiesa Cattolica Italiana ha ripreso questo tema guida per le iniziative che le comunità sono state esortate a proporre fra il primo settembre e la festa di san Francesco.
Lasciando a chi se ne intende ed alla lettura personale le riflessioni teologiche che vi sono contenute, nel contesto della campagna di adesione al “Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili” che il messaggio rilancia, concentriamoci sui due imperativi.
 
SPERA
La speranza è che si prenda coscienza a livello capillare, dalla più elevata alla più elementare articolazione dell’organizzazione ecclesiale, di quanto questi argomenti siano rilevanti e di quanto sia necessaria coerenza fra “parola e intenzione” (quando ci sono) e azione.
Infatti, proclamare il disinvestimento dalle fonti fossili aderendo a raccolte di firme e sottoscrivere documenti più o meno internazionali è naturalmente bene.
Magari fa anche sentire bene.
 
Mal si concilia, però, con un insufficiente coinvolgimento personale in qualcosa che “ci tocchi”. Perché, ogniqualvolta è il nostro diretto benessere ad interpellarci, non c’è appello che tenga. Qualunque sia il costo energetico e la fonte di energia, e specialmente se è un costo che non paga direttamente ciascuno ma, nel suo insieme, la collettività (dei parrocchiani o dei cittadini).
 
Ne scriviamo, al solito, ispirati da situazioni di cui abbiamo conoscenza diretta.
Questa volta si tratta di una chiesa interessata da lavori di rifacimento impianti. Appena terminati, quindi progettati ed eseguiti in tempi di crisi energetica per costi ed approvvigionamenti, e di sempre più evidenti effetti del surriscaldamento climatico.
 
Ci concentriamo, perciò, sull’impianto termico con posa di riscaldamento a pavimento. Nel preferire questa soluzione a quella dei termoconvettori, il termotecnico incaricato avrà, si spera, fatto bene i conti, economici e ambientali, rispetto ai consumi energetici.
Precisazione dovuta anche a pareri, letti su media diocesani, di incaricati per le forniture delle utenze energetiche, che in tempi di alti costi del gas, quindi senza neppure considerare anche gli aspetti ambientali, esprimevano dubbi sulla convenienza del riscaldamento a pavimento (cosa che è stata fatta presente agli interessati).
Ed un prete amico, interpellato conoscendone la particolare attenzione su questi temi, ci ha detto:
Caro Giò, ti devo confessare un peccato. Ho installato anch’io un impianto di questo tipo nella mia chiesa: ma solo perché quando sono arrivato era già progettato e gli incarichi già affidati e dovevo solo pagarlo, però ero contrario.
Poi, leggendo questa pagina, ci ha scritto di nuovo:
Bene, Giò, ma nel mio testo aggiungi che il metodo a pavimento è assurdo:
  1. perché costringe a rifare il pavimento anche quando è in perfette condizioni (o quando non è poi così bisognoso di essere rifatto - NdR), quindi con sfregio ad ogni etica di rispetto di un bene comune e non personale del parroco.
  2. Costringe a tenere acceso l'impianto da ottobre ad aprile, senza nessuna possibilità di modularlo efficacemente.
Tornando alla nostra chiesa, uno spazio, di per sé ampio e più favorevole per garantire, durante i caldi estivi, una temperatura più fresca rispetto all’ambiente esterno, a lavori conclusi, anche di prima mattina deve vedere in azione 5-6 ventilatori fra presbiterio e immediate vicinanze per smuovere l’aria più calda dentro che all’aperto.
Non sappiamo se l’impianto prevede anche il raffrescamento. Come potrebbe, e lo sa anche mia mamma, che non è un'idraulico ma mi ha detto:
Certo che può anche rinfrescare, era così anche nella nostra casa nel 1970.
Sta di fatto che in questa modalità non viene acceso.
Sul tema è ancora il buon senso della mamma a commentare:
Non lo faranno funzionare per togliere il caldo perché costerà troppo.
Appunto!
 
Ancor peggio è che non si possono neppure aprire le finestre perché, così è stato riferito, le leve meccaniche che le azionano rischiano di rompersi.
 
Come mai non sia stato programmato il loro ripristino, un lavoro in fondo di poco conto rispetto all’impegno economico complessivo del cantiere, è un mistero.
Col risultato che, anche a volersene occupare ora,
È il più elementare ed economico sistema di raffrescamento (fra i cosiddetti “passivi”) che ormai dovrebbe essere nelle competenze di ogni progettista, ma in questo caso è mancato.
 
AGISCI
L’azione auspicabile che quindi ci sentiamo di proporre, circoscritta dal quadro di quanto fin qui argomentato, finalizzata al non ripeterne gli errori ma anche senza pretesa di essere esaustiva di ogni possibilità che l’esperienza dei tecnici più avveduti può garantire, si articola a diversi livelli.
  1. Partecipazione. Coinvolgere sempre i fedeli, non soltanto alla fine del percorso con la presentazione del lavoro progettato e la richiesta di contributo per pagarlo, ma fin dal momento di cominciare a pensarlo, porta sempre almeno due benefici: può far emergere, da persone più sensibili e competenti su alcuni specifici aspetti delle opere, idee e soluzioni che non erano state adeguatamente considerate dai progettisti (o comunque permette loro di spiegare perché sono state valutate e scartate); e sempre si traduce in un più convinto e cospicuo (perché partecipato e non subìto) sostegno finanziario.
  2. Sole. Se, e dove possibile, associare l’installazione in copertura di pannelli solari, prassi non più sperimentale ma ormai ben consolidata anche in molte chiese.
  3. Vento. Favorire sempre la ventilazione, almeno passiva.
  4. Alberi. Piantare alberi a foglia caduca e di prima grandezza sui lati degli edifici esposti al sole (specialmente sud e ovest). In modo che possano sia ombreggiarli, contenendo il surriscaldamento diretto dei materiali lapidei (che poi funzionano da “caloriferi” rilasciando il calore immagazzinato), sia abbassare la temperatura dell’aria nell’intorno con beneficio anche per l’interno.
  5. Prato. Effetto, quest’ultimo descritto, incrementato (anche con altri vantaggi sui quali qui soprassediamo) anche aumentando le superfici naturali, inerbite e con arbusti e cespugli, rispetto alle pavimentazioni (specialmente quando scure, come l’asfalto).
Con l’umiltà di saper chiedere e l’intelligenza di studiare, non sarà difficile testimoniare con i fatti la coerenza delle parole pronunciate.

Giovanni Guzzi, agosto 2024
© Riproduzione riservata
Rilanciato da L'Amico del Clero, ottobre 2024

 

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Giovanni Guzzi è ideatore e curatore di Campanili Verdi, più info >>>
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