Senza Confini



Tintoretto (1518 - 1594)<br>Ultima cena San Rocco



Il leone non dice alla leonessa: &#x201c;tragen sie bitte die Gewurze und das Fleisch zu wurzen&#x201d;

Frankfurt Am Main
Omelia di don Danilo Dorini del 24 marzo 2016

Messa in Coena Domini del Giovedì Santo

Dal dipinto di

JACOPO ROBUSTI, detto TINTORETTO

Venezia 1518 - 1594

“ULTIMA CENA”

1579-81

Venezia, Scuola Grande di San Rocco, Sala dell'Albergo

 

Siamo nello stesso ambiente in cui si trova il dipinto “Cristo davanti a Pilato” che abbiamo visto nel novembre scorso (Leggi di più >>>).

La scena è divisa in più parti che ora analizziamo e commentiamo.

1. La cucina.

È separata dalla sala da alcuni gradini, dove il pranzo ha inizio.
L’accoglienza, l’attenzione agli altri inizia in cucina, per questo bisogna sempre ringraziare coloro che preparano il pranzo.
Cucinare è un atto tipicamente umano, che distingue l’uomo da tutti gli altri animali:

2. La mensa.

Il pittore rappresenta il momento della comunione degli apostoli, ma l’atmosfera, quasi cupa, è dominata ancora dall’annuncio del tradimento. Gesù sta dando la comunione a Pietro, una comunione che ha la forma dell’ostia, mentre stringe tra le braccia Giovanni, il discepolo più piccolo, più fragile, che va sempre custodito.
Giuda, di spalle, seduto vicino a Giovanni, tiene la borsa col denaro.
Particolare: Giuda è l’unico che guarda Gesù, quasi incredulo di quello che sta accadendo: guarda ma non comprende perché prima non ha ascoltato, ossia non ha fatto suo l’insegnamento di Gesù; ha vissuto con lui ma non ha condiviso la sua vita con lui. Ora è lì, fisicamente vicino, ma lontano idealmente.
Gli altri apostoli stanno chiacchierando tra loro. C’è un detto tipicamente nostro: per noi italiani mangiare non è mai solo mangiare!
Vero! Perché ci sono vari modi di mangiare:

Torniamo al dipinto.
Sta sulla parete della sala nella quale si svolgeva il pasto offerto ai poveri della città, chiamato appunto pastum o caritas. Il pittore ha voluto sottolineare la continuità tra il dipinto e la realtà di cui fanno da intermediari i due poveri in primo piano, ritratti che danno le spalle alla tavolata degli Apostoli.

Si partecipa all’Eucarestia per imparare qui, da Gesù, come essere caritatevoli nella vita, non il contrario: io non vado a Messa perché non conosco nessuno, quando li conoscerò, quando saremo amici, quando la comunità andrà d’accordo… allora ci andrò.
Questo modo di ragionare non è cristiano. Si sappia! Oltre ad essere pura illusione.