Nonostante gli scaffali di biblioteche e librerie siano pieni di libri di teologia della creazione e da molto tempo esistono gli ambientalisti sono pochi i cristiani e le Chiese che ne condividono il messaggio.
Questo accade perché nelle nostre Chiese locali e nelle nostre parrocchie manca una vera «pastorale del creato».
Al contrario, nella sua enciclica dedicata all’ambiente e alla custodia del creato, papa Francesco si dimostra convinto che, degradando il creato, si trasgredisca il comandamento di Dio che ha fatto ogni cosa bene, buona e bella.
Questo confronto più serrato della Chiesa con i problemi ecologici ha avuto inizio con il Concilio Vaticano II nell'ambito del quale si è lavorato ad una reinterpretazione dei testi della Genesi.
È stato per esempio riscoperto il versetto 2,15 che parla di «custodia del creato». E si è affermato che la creazione va custodita perché è la casa dell’uomo. Se infatti la dignità dell’uomo «creato a immagine di Dio» è grande, anche la sua responsabilità è grande. Noi però non siamo Dio, dunque non siamo proprietari della terra (Sal 24,1) e non possiamo controllare tutto (Gen 38- 40).
L’universo - afferma la Bibbia - non è il risultato del caso, ma è il frutto dell’amore di Dio. Perciò gli equilibri degli ecosistemi sono stati creati con sapienza e attraverso di essi Dio provvede a tutte le creature (Sal 104, 24). Anzi il Signore gioisce delle sue creature e delle sue opere (Sal 104, 29-31). Ogni vita viene da Dio (Gen 2, 19), a tutti è quindi dovuto rispetto.
Da questa teologia biblica, riassunta in poche parole, deriva la responsabilità dell’uomo di custodire il creato, tutto il creato. L’uomo ne ha la capacità. Dio gliel’ha donata, da usare però non in modo egoistico, bensì per promuovere la vita, coltivarla e conservarla (Gen 2,15).
libero adattamento e sintesi da
Custodi della Creazione
di Giampietro Casiraghi
su Missioni Consolata, luglio 2015