Tocca a noi domare la siccità e le inondazioni. Non è un problema di Dio. Per Lui sarebbe così facile creare mondi perfetti, compiuti, ma secondo me sarebbe terribilmente monotono!
Preferisco mille volte avere un’opera da compiere dinanzi a me. Se finora non siamo riusciti a vincere la siccità e le inondazioni è colpa nostra, è il nostro peccato…
È anche vero, assolutamente vero, dimostrabile sperimentalmente, che dappertutto in tutte le istituzioni, in tutti i gruppi umani, di qualunque Paese, razza o religione, ci sono delle minoranze che, attraverso un’estrema diversità di denominazioni, leader e obiettivi, hanno in comune una medesima fame e sete di giustizia e pensano che la giustizia sia la via, il cammino della pace.
Lei sa che io le chiamo “le minoranze abramiche” in ricordo di Abramo, il padre di tutti coloro che attraverso i secoli continuano a sperare contro ogni speranza.
Le conversioni di un vescovo, SEI, Torino, 1979
Una volta, nella mia Diocesi, mille famiglie di pescatori, che già erano poveri, correvano il rischio di cadere nella miseria. Nel Nord-Est brasiliano in sviluppo si stavano installando, tra le altre, una compagnia di gomma sintetica e una fabbrica di proteina vegetale. I detriti chimici che le due industrie scaricavano nel fiume uccidevano i pesci, aggravando terribilmente, la situazione dei pescatori.
Allora ho promosso un incontro dei direttori delle due fabbriche con i pescatori. I direttori spiegarono che da lì a due anni, le loro fabbriche sarebbero state in grado di riassorbire i residui. Fino ad allora i pescatori avrebbero dovuto pazientare. Invano i pescatori gridarono che, in due anni e mezzo, sarebbero già caduti in miseria se non morti.
Il cristianesimo esulta vedendo l’uomo compiere l’ordine divino di dominare la Natura e completare la creazione.
Voi sapete che essere giovani è avere una causa alla quale dedicare una vita.
Oggi, si accetta facilmente il fatto che il Creatore abbia preferito l’evoluzione come cammino della creazione e non c’è alcuna difficoltà ad accettare tutte le distanze di tempo che la scienza giudica necessarie. Di giorno in giorno il dialogo tra scienza e fede diventa più facile.
Quel che più disarma gli agnostici e gli atei, è notare che non abbiamo nessuna reticenza ad ammettere che, a partire dal momento in cui nasce l’uomo, il Creatore e Padre che lo volle a sua immagine e somiglianza e che lo fece suo cooperatore dandogli il compito di dominare la natura e di completare la creazione, gli affida anche la responsabilità e la gloria di condurre l’evoluzione.
Invece di costruire il mondo fino all’ultimo particolare lasciando praticamente l’uomo senza niente da fare; invece di affidare senza alcuna fiducia, solo alcuni ritocchi alle cure del suo cooperatore, Dio offre all’uomo un vastissimo margine di poteri.
Dovrebbe essere insopportabilmente monotono arrivare alla vita e trovare tutti i problemi risolti e la casa completamente in ordine, senza nulla di importante da fare.
Dovrebbe essere tragico sentirsi impotenti di fronte ai problemi irrisolti.
È affascinante affrontare gravi, gravissimi problemi quando si sa che la loro soluzione è però nelle nostre mani e dipende dal superamento del nostro egoismo.
Se i Paesi dell’abbondanza pagassero ai Paesi sottosviluppati un prezzo giusto per i loro prodotti nazionali i primi potrebbero tenere per sé i loro aiuti e i loro piani di soccorso.
[…]
Il grave è che i donatori non si chiedono mai se, nel denaro che offrono, non c’è buona parte del sudore e del sangue del mondo sottosviluppato.
Rivoluzione nella pace, Jaka Book, Milano, 1964
Da Mallarmè
Ti offendi
se ti dico
che il mondo appare ai miei occhi
informe
dolorante
incompiuto?
No,
se invece di una ribellione infeconda
e di un’amarezza mediocre
assumo la mia parte divina di co-creatore
e faccio la mia parte per completare il mondo.
Passa da questo mondo
aiutando la terra
a compiere la volontà di Dio.
Roma, due del mattino - Lettere dal Concilio Vaticano II, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2008
Vorrei essere,
umile pozza d’acqua
che riflettesse il cielo!
“Tante conchiglie perdute in questa spiaggia solitaria!
Farebbero la gioia di mille bambini…”
E l’uomo non vedeva
che le onde, figlie del mare,
come graziosi bambini,
anch’esse giocano con le conchiglie.
Temevo
che i blocchi di pietra dei grattacieli
ferissero l’alba.
Bisogna vedere
come sono sensibili
alla luce del mattino:
come si disarmano
e perdono gli spigoli
e l’anima d’acciaio!
Si lasciano avvolgere
dalla magia irresistibile
dell’ora sacra,
quando tutta la natura
intona commossa
il cantico delle creature.
Guardati attorno:
dai milioni di stelle nel cielo,
alle pietre, all’acqua,
agli animali e alle piante,
tu cammini tra esseri senza voce.
Guarda ancora: guarda fino a vedere l’invisibile,
e tremerai davanti al silenzio degli angeli
e al silenzio di Dio.
Ora, parla…
Se il sole avesse la tua sete
e la tua avidità
non rimarrebbe uno stagno
né una goccia di rugiada
sulla faccia della terra.
Mi piace vederti,
albero centenario,
pieno di getti e di germogli
come se fossi un adolescente.
Insegnami il segreto di invecchiare
così aperto alla vita, alla giovinezza, ai sogni,
come chi sa che gioventù e vecchiaia
non sono che gradini
verso l’eternità.
Di tutte le lezioni
di cui tu sei maestra
una è così importante
che neppure guardo alle altre…
Insegnami a raggiungere l’infinito,
luce,
che all’orizzonte aiuti il cielo
a scendere sulla Terra
e aiuti la terra
a salire al cielo.
Adoro gli uccelli che si innamorano delle stelle
e cadono per la stanchezza
volando
alla ricerca della luce…
Certe creature,
come la canna da zucchero,
anche messe nella macina
completamente schiacciate
ridotte in poltiglia
sanno dare soltanto dolcezza…
Vogliono riparare il mio marciapiede.
Non m’ero nemmeno accorto che era rotto.
Trovo bella l’erbetta umile che vi è nata.
Come far capire che è più bella e viva
del freddo cemento che gli amici vogliono offrirmi?
Se vincerà il cemento,
sarà lapide mortuaria
con l’iscrizione invisibile:
“Qui giace l’erbetta più viva più ostinata e intelligente di tutti i dintorni”…
La Consacrazione
- che dura l’intera giornata -
mi ricorda com’è vivo e santo
ciò che esce dalle tue mani.
Tutto!
Mi guardo attorno, felice,
scoprendo tanta bellezza
e unendomi alla lode di tutto ciò
che è nel tuo pensiero divino
e partecipa della Tua vita
e della Tua santità.
Vive e sante le stelle
che contemplo, lontano,
ma, anche, la terra su cui cammino
l’aria che respiro
la luce che mi avvolge!
Non faccio alcuna distinzione
tra ciò che viene direttamente da Te
o ci arriva per le mani dell’uomo co-creatore…
Non compiangere i ritmi
che apparentemente si perdono:
ritmi dei venti
delle acque
del fremito delle piante
del canto degli uccelli
del movimento degli astri
dei passi degli uomini…
C’è sempre un musicista
- o un poeta
o un santo
o un folle -
incaricato da Dio
a captare i ritmi erranti
che rischiano di perdersi.
È vero, Signore,
che ancora oggi
ti piace contemplare
le acque
i venti
la luce?
È vero che ti commuovi
davanti agli uccelli
ai fiori
ai bambini?
Sono certo, però,
che non provi minor emozione
contemplando ciò che sta uscendo
dalle mani dell’uomo
col quale dividesti
il tuo potere creatore…
Se hai mille ragioni per vivere,
se non ti senti mai solo,
se ti svegli col desiderio di cantare,
se tutto ti parla
- dalle pietre della strada
alle stelle del cielo
dalle lucertole che strisciano
ai pesci, signori del mare -
se odi i venti
e ascolti il silenzio,
esulta!
L’amore cammina con te
è tuo compagno
è tuo fratello…
Quale strana meraviglia
suscita in me l’autunno!
Perché mi piacciono tanto
le foglie che si tingono
di oro
o di rosso,
quando io so
che, tra poco, cadranno
lasciando l’albero spoglio e nudo?
Mi rallegra la certezza
che la vita vincerà la morte:
nuovi germogli spunteranno
e nuove foglie
e nuovi frutti…
Guardando un film meraviglioso
sugli abissi del mare,
rimasi con un desiderio
immenso
di aiutare i pesci
a prendere coscienza
di vivere immersi
in tanta grandezza…
Immaginate la mia sete
di gridare agli uomini,
miei fratelli,
che viviamo
andiamo
e veniamo,
nuotando in tutte la direzioni,
non negli oceani
ma immersi in Dio stesso!
Mille ragioni per vivere, Cittadella editrice, Assisi, 2000
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