Dal dipinto di
Colle di Vespignano, presso Vicchio di Mugello (Firenze) 1267 ca - Firenze 1337
La gente che accompagnava Gesù nel suo ingresso a Gerusalemme proclamava con gioia: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”. Riprendendo un’indicazione del profeta Zaccaria, Gesù entra in città cavalcando non un cavallo, come era prassi dei re guerrieri, vincitori e trionfatori, ma un asinello, la cavalcatura ordinaria dei contadini e della gente qualunque.
È un gesto intenzionale da parte di Gesù che esprime una scelta precisa: Dio non vuole salvare l’umanità instaurando il suo regno con favoritismi facilmente assicurati, o con la paura della forza minacciosamente esibita come fanno generalmente i conquistatori di questo mondo, i quali con le minacce o le promesse possono si cambiare le situazioni, ma certamente non riescono a trasformare le coscienze e a conquistare il cuore delle persone.
Dio vuole salvare l’umanità in coerenza con la sua natura intima; Dio è gratuità, generosità, dono, amore totale e dunque sarà la testimonianza d’Amore crocefisso e innocente del Figlio Gesù l’amore e la forza che vince ogni resistenza e scioglie ogni dubbio.
Oggi si celebra la 18esima giornata mondiale della gioventù: il Papa nel suo messaggio ai giovani di tutto il mondo afferma “Il Cristianesimo non è un’opinione e non consiste in parole vane. Il cristianesimo è Cristo. È una persona, è vivente”.
Incontrare Gesù e spendersi per lui: questa è la vocazione cristiana. Certamente ci vuole del tempo… ognuno di noi ha i suoi tempi.
Presentandovi la cappella degli Scrovegni ho cercato di far risaltare il cammino di fede dell’apostolo Giovanni, il prediletto da Gesù perché il più giovane del gruppo. Nell’affresco del battesimo, Giovanni è senza aureola, diversamente da Andrea, perché, all’inizio, al momento del primo incontro con Gesù è rimasto scettico, dubbioso. Andrea ha immediatamente riconosciuto e accolto Gesù come il Cristo, lui, Giovanni, ha avuto qualche dubbio.
Solo dopo essere stato con Gesù, averlo conosciuto veramente ha creduto in lui: difatti nell’affresco sottostante che rappresenta la crocifissione di Gesù, Giotto ha ritratto l’apostolo Giovanni con l’aureola.
L’apostolo giovane, esitante all’inizio, ha compiuto il suo cammino di crescita nella fede e, nel momento più difficile, nell’ora decisiva sarà presente, l’unico tra gli apostoli. Dubbioso e critico all’inizio, coraggioso nel momento della paura: molti dei ragazzi, ora adolescenti, dopo la cresima pare si siano dimenticati di Dio… preghiamo per loro perché siano coraggiosi e coerenti nei momenti della verità, momenti nei quali riveleranno chi veramente sono.
Un ultimo e breve spunto. L’ingresso solenne nella città santa fu, nella vita di Gesù, il suo solo trionfo visibile. Fino a quel giorno egli aveva volontariamente e deliberatamente respinto ogni tentativo di glorificarlo. Solo sei giorni prima della sua ultima pasqua Gesù accetta volentieri l’osanna della folla. Noi abbiamo commemorato questo avvenimento in modo suggestivo, con rami di palma e di ulivo in mano.
È vero, Gesù per qualche ora è stato veramente re sulla terra, per qualche ora soltanto e solo nella città di Gerusalemme. Gesù ha avuto il suo momento di gloria. Oggi viviamo nella società dell’esibizionismo a tutti i costi, nella quale si è disposti a tutto o quasi pur di apparire sotto forma di velina, schedina, letterina o altre modalità del genere, è comprensibile che a 20-25 anni si coltivino delle aspirazioni, si desideri diventare “qualcuno” nella vita. Non solo: cercare il consenso a tutti i costi è segno di debolezza, di povertà umana e carenza di idee ma ricevere di tanto in tanto qualche complimento o approvazione fa bene. Vale per tutti, anche per Gesù, ma il breve trionfo dell’ingresso nella città santa fu per Gesù prologo del suo sacrificio, della sua donazione totale.
Le palme nelle mani devono significare la nostra prontezza e la nostra volontà a dare sempre il meglio di noi stessi ad ogni complimento ricevuto e successo ottenuto. Si può dare di più: sì, è ciò che si dovrebbe dire a sé stessi ogniqualvolta ci si sente dire “bravo” o si riceve un applauso.