Giovanni



Bibbia, martello da geologo, cappello da Alpino e “veletta” del tram Milanino



“Chiavi di lettura” e motivazioni di un gesto simbolico

BIBBIA, MARTELLO DA GEOLOGO, CAPPELLO DA ALPINO E “VELETTA” DEL TRAM MILANINO

“Chiavi di lettura” e motivazioni di un gesto simbolico

 

La Bibbia aperta sulla cassa alla pagina della lettura del giorno e, durante la presentazione delle offerte, il martello da geologo, il cappello da sottotenente degli Alpini e la “veletta” del tram Milanino: il cartello indicatore di destinazione che, quando non esistevano quelli elettronici, veniva sostituito a mano dal tramviere nel momento in cui il convoglio doveva invertire la direzione al capolinea della diramazione del tram Milanino in viale Cooperazione/Buffoli al centro della Città Giardino.

Diversi fra i presenti al funerale di Umberto Guzzi, nella chiesa della Regina Pacis del Milanino, hanno chiesto a noi familiari cosa fossero questi oggetti, mostrati all’assemblea da don Armando Cattaneo durante la funzione, ma non bene distinguibili da chi era più lontano dal celebrante.

Abbiamo così pensato di dare agli interessati questa informazione offrendone anche la “chiave di lettura”: ovvero le motivazioni di un gesto simbolico che voleva essere rappresentativo di alcuni dei molteplici ambiti di attività nei quali Umberto ha dedicato la sua vita, sempre impegnandosi a favore del bene comune.

La Bibbia

Nella Bibbia, e nella convinta fede Cristiana, affondava le radici tutto il resto.

Il cappello da Alpino

Il cappello da Alpino, portato da Sergio Madaschi, commilitone allievo ufficiale e amico di una vita col quale Umberto ha condiviso innumerevoli passeggiate sui sentieri prealpini del Triangolo Lariano (leggi di più >>>), è emblema di quella che viene definita “l’Alpinità”, ovvero l’attitudine che porta Alpini ed ex Alpini ad impegnarsi per il prossimo anche dopo la fine del servizio militare (leggi di più in ALPINI UNO STILE DI VITA - I 100 ANNI DELL’ANA A MILANO 2019 05 12 cronaca e proposte >>>).
Pur non avendo mai amato far parte delle associazioni d’arma o esibire questa sua appartenenza (ricordo solo una vecchia foto in bianco e nero di un’adunata in cui io sono un bambinetto e porto in testa il suo cappello di alpino), questo seppur breve tempo della sua vita non fu tuttavia privo di significato.
Scelse infatti di arruolarsi negli Alpini (leggi di più in L'Alpino Umberto è andato avanti >>>) proprio “per imparare a maneggiare un’arma” negli anni della Guerra Fredda, quando non era da escludere una guerra civile per portare l’Italia sotto l’influenza dell’Unione Sovietica e gli Alpini vigilavano sui tralicci minacciati da attentati in Alto Adige.
Nel decennio 1985-95, la difesa della pace e il servizio al Paese ed all’intera Umanità si declinarono nel sostegno alle popolazioni civili vittime delle azioni belliche durante le guerre in Libano e Bosnia Erzegovina, assieme ad altri amici, italiani e provenienti da quelle nazioni, attivi in comitati che contribuì a costituire.
Infine, in anni più recenti, trovarono attuazione nell’aiuto a migranti, poveri e anziani, inclusi gli ospiti della casa di riposo comunale per i quali si impegnò al fine di ottenere per loro il meglio che la Pubblica Amministrazione avrebbe dovuto garantire (non sempre facendolo).

Il martello da geologo

Il martello da geologo, portato da Enzo De Michele, compagno di Liceo e di Università, rappresenta l’attività professionale (ma anche di volontariato per conto di Organizzazioni Non Governative come Mani Tese), svolta all’estero - in Africa e Medio Oriente - ed in Italia (leggi di più Ho avuto sempre cara l'appartenenza all'Ordine dei Geologi >>>).
Un’attività che l’ha portato ad interessarsi – da tecnico e nell’ambito di diverse associazioni ambientaliste, da ultima il Gruppo Naturalistico della Brianza – alla ricerca d’acqua ed alle problematiche idrogeologiche del nostro territorio per il cui risanamento ha elaborato diverse innovative e lungimiranti proposte (leggi di più >>>): inclusa la necessaria tutela dell’acqua da bere destinata alle future generazioni che, purtroppo, recenti scelte delle pubbliche amministrazioni e del gestore stanno dissipando (leggi di più >>>).

La “veletta” del Milanino

La “veletta” del tram, infine, portata da Salvatore Miletta, amico e collaboratore nel Comitato per il Tram Milano - Desio (leggi di più >>>), vuole simboleggiare sia la dedizione trentennale (purtroppo rivelatasi “non bastevole”) alla causa del ripristino della metrotramvia Milano – Desio – Seregno, la cui perdurante mancata realizzazione ha precise responsabilità politiche (leggi di più >>>), sia la salvaguardia e valorizzazione dei pregi storico-urbanistico-ambientali ed architettonici della Città Giardino di cui portava il nome l'antenna locale della tramvia: mezzo di trasporto di collegamento con Milano che era già nel progetto del suo fondatore e che la miopia di generazioni di amministratori pubblici ha sciaguratamente affossato (e continua a farlo).

Giovanni Guzzi e famiglia