L'Eclettico



Ho avuto sempre un po’ paura delle api… Eppure ho imparato a…



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HO AVUTO SEMPRE UN PO’ PAURA DELLE API… EPPURE HO IMPARATO A…

20 maggio: la Giornata Mondiale delle Api, come e perché


Ho sempre avuto un po’ paura delle api… Quando ronzano vicine non è che sono proprio tranquilla.
Eppure ho voluto il giardino e ho imparato a conoscerle, a convivere con loro, ad osservarle… A volte da lontano, a volte lascio che si avvicinino…

Ora, quando le vedo, non penso più al loro ronzare ma al “rumore di fondo”, ancora un po’ nascosto dalle nostre distrazioni, quello che mi dice: “le api sono a rischio!” e “forse potrebbero non esserci più?”.
Mi rendo conto che le api non entrano nella nostra immaginazione come esseri viventi che possano scomparire. Fanno parte del nostro vissuto! E come sarebbe possibile?

Invece il pericolo è concreto. Al punto che, nel 2017, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 20 maggio come Giornata Mondiale delle Api per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza degli impollinatori – insieme alle api anche farfalle, pipistrelli, colibrì... -, sulle minacce che affrontano e sul loro contributo allo sviluppo sostenibile.
Dunque l’ape, che davo per scontata, ed al cui avvicinarsi sento un po’ di tensione, ha bisogno di essere protetta e tutelata!

UTILITÀ E IMPORTANZA DELLE API

Se me ne domando il perché, a darmi il senso della nostra dipendenza da questo piccolo ma straordinario insetto, e quindi a suggerirmi l’importanza della sua salvaguardia, è la “profezia” attribuita ad Albert Einstein: “Se le api scomparissero dalla terra, per l’uomo non resterebbero che 4 anni di vita”.

NB È quasi certo che questa affermazione non sia stata pronunciata da Albert Eistein. Perché è stata diffusa molto tempo dopo la sua morte e prima non se ne ha traccia. Pare sia stata attribuita a lui da un gruppo di apicoltori, per dare più tono, più enfasi a una contestazione in atto all'epoca in Francia. Quindi si tratta di uno stratagemma pubblicitario... che è comunque segno dell'urgenza di richiamare attenzione sull'argomento.

In effetti le api producono il miele, e questo, già di per sé, ha una non trascurabile importanza, che si riscontra anche nelle diverse culture religiose.

Si dice che Zeus si nutrisse del miele delle api del monte Ida ed il miele era un componente del nettare degli dei ed eroi (greci e scandinavi): l’idromele; da questa bevanda deriva l’espressione “andare in luna di miele”, cioè il periodo in cui gli sposi godevano di questa bevanda energetica e deliziosa che ricevevano in dono.

Nella Bibbia, parlandogli dal roveto ardente, Dio promette a Mosé che, dopo averlo liberato dalla schiavitù in Egitto, condurrà il popolo di Israele verso una terra dove “scorrono latte e miele”.

E per i milanesi è familiare la leggenda secondo la quale sant’Ambrogio era ancora un fanciullo nella culla quando uno sciame di api calò su di lui posandosi sul suo viso con le api che entravano ed uscivano dalla sua bocca aperta. L’episodio, che prefigura il futuro grande destino del bambino e la sua eloquenza, è raffigurato in una delle formelle auree dell’altare maggiore nella basilica di Sant’Ambrogio (il cosiddetto altare aureo di Volvinio). Da adulto ed arcivescovo di Milano, lui stesso paragonò la Chiesa ad un alveare ed i membri di una comunità alle api. Così si capisce perché sia stato prescelto come patrono degli apicoltori, dei produttori di cera e, naturalmente, delle api.

Emblema di una comunità nella quale tutti collaborano per la sopravvivenza comune, le api hanno un mini-cervello predisposto per imparare e risolvere i problemi e distinguono i colori.

Secondo lo IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), dalle api dipende la riproduzione della quasi totalità delle colture e di decine di migliaia di varietà di fiori, che potrebbero scomparire in poche decine di anni se la loro azione venisse a mancare. È quindi evidente quanto le api siano fondamentali per il mantenimento della biodiversità e la preservazione degli ecosistemi, oltre che per la produzione alimentare.
Al riguardo, forniscono analoghe elevate percentuali le stime della FAO (Food and Agricolture Organisation: l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) sulle colture a scopo alimentare impollinate dalle api.

È semplice quindi concludere che si debba alle api circa un terzo della produzione mondiale di cibo.
In forma diretta, per la gran parte di frutta e ortaggi ma anche per i meno “scontati” caffè e cacao, e indiretta per latte, formaggi, yogurt… a motivo dell’impollinazione delle erbe mediche di cui si nutrono bovini e ovini.

Inoltre, visto che nel loro lavoro di raccolta trasportano pollini, nettari e acqua, polveri del suolo e di particelle inquinanti presenti nell’aria che hanno attraversato, una volta rientrate nell’alveare le api possono essere analizzate permettendo ai ricercatori di determinare il grado di contaminazione dell’ambiente.

Ma oltre a costituire un efficace indicatore per il biomonitoraggio, estremamente sensibili come sono alla qualità dell’ambiente, le api sono sentinelle del suo stato di salute, dal quale dipendono la loro sopravvivenza… e la nostra.

IN GRAVE PERICOLO

E, purtroppo, i numeri parlano chiaro.
Negli ultimi 27 anni, la diminuzione degli impollinatori registrata a livello mondiale è stata del 75%.
In Europa abbiamo perso il 53% delle api, in America tra il 40% e il 90%.

Un calo spaventoso determinato da diverse cause concorrenti e tutte di origine antropica.
Pratiche di agricoltura intensiva e monocolture, che limitano la capacità delle api di nidificare.
Utilizzo di alcuni pesticidi che interferiscono con le capacità di approvvigionamento e di orientamento delle api.
Altri pesticidi le indeboliscono rendendole più vulnerabili a parassiti e malattie.
Il tutto in un contesto già reso difficile per effetto dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento che riducono la disponibilità di cibo e ne rendono più precaria la salute: portando all’estinzione sia gli impollinatori sia alcune piante.

LA SLOVENIA DÀ IL BUON ESEMPIO

Innanzitutto è il caso di precisare che la data, sopra citata, del 20 maggio è stata scelta perché si tratta del giorno di battesimo (quello di nascita non è noto) del pioniere dell’apicoltura moderna: lo sloveno Anton Janša (1734 – 1773).
Trasferitosi a Vienna per studiarvi pittura, lasciò l’arte per dedicarsi esclusivamente all’apicoltura: una passione che aveva fino dall’infanzia e che esercitò alla corte imperiale, nei cui giardini aveva istallato le sue arnie.
Autore di importanti ricerche e pubblicazioni sul tema, nel “Manuale completo di apicoltura” (pubblicato postumo nel 1775) scrisse:

“Le api sono un tipo di mosche, create da Dio perché con la loro diligenza e il loro instancabile lavoro provvedano alle esigenze dell'uomo di prodotti insostituibili come il miele e la cera. Tra tutte le creature del Signore, non ce n'è altra che sia allo stesso tempo utile, docile, e poco esigente, com'è l'ape.”.

Quando Janša morì, l'imperatrice Maria Teresa emanò un editto in cui obbligava tutti gli apicoltori a seguire le indicazioni contenute nelle sue opere.

Coerente con questa tradizione, e smentendo per una volta il detto che “nessuno è profeta in patria”, nel 2002 il governo della Slovenia si è seriamente impegnato con diverse azioni in favore delle api.

In Europa, su pressione delle associazioni ambientaliste, nel 2018, è stato abolito l’uso in campo aperto di 3 pesticidi, che però resta consentito nelle serre. Inoltre sono tuttora in commercio almeno una sessantina di pesticidi dannosi, e non è escluso il rischio che si trovino altre formulazioni chimiche per aggirare i divieti.
Dunque c’è sempre molto da fare per spingere l’attuale sistema agricolo a passare da industriale ad ecologico.

Sostenere le petizioni è allora fondamentale per sollecitare il Governo italiano e la Commissione europea ad eliminare definitivamente i pesticidi, ma anche per aumentare i finanziamenti destinati alla ricerca, allo sviluppo ed all’applicazione di pratiche agricole rispettose delle leggi naturali.

Occorre infatti indurre l’Italia a rispettare le linee guida già approvate nel 2018, ma ancora non del tutto attuate, a migliorare il metodo di analisi dei pesticidi ed a mettere in campo regole chiare e precise per proteggere davvero le api dai pesticidi tossici.

GLI APICOLTORI

Letteralmente schierati a fianco delle api come veri e sinceri alleati, sono gli apicoltori. Sono loro che si occupano di spostare gli alveari in luoghi sicuri, nutrono le famiglie quando non ci sono fioriture, le pareggiano se diventano troppo deboli, si curano del loro benessere.
Siccome ce ne sono un po’ ovunque, suggerisco di cercare indirizzi e contatti di quelli più vicini a noi e tenerli sottomano.
Può capitare che, in occasione di una sciamatura, uno sciame ci possa arrivare in casa: quando una famiglia diventa troppo numerosa per un alveare, una parte di essa può allontanarsene per costituirne uno nuovo.
In queste circostanze non bisogna aver paura ma occorre contattare tempestivamente un apicoltore perché venga a recuperarlo catturando la regina.

È bene ricordare che le api sono insetti protetti per legge e non è possibile ucciderle. Perciò bisogna diffidare da chi propone nei loro confronti interventi di disinfestazione: che sono vietati.

Più precise informazioni al riguardo si possono chiedere al servizio veterinario dell’ATS del territorio di competenza (cito in particolare, conoscendone personalmente gli operatori, il servizio di Sanità Animale dell’ATS Brianza che so essere particolarmente attento su questo fronte), alla Polizia Provinciale, agli uffici ecologia comunali, alle associazioni ambientaliste ed agricole oltre, naturalmente, alle ricerche in rete.

E NOI?

Anche noi possiamo aiutare le api.

Federica Mauri e Giovanni Guzzi, maggio 2020

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