L'Eclettico



Palloncini biodegradabili (forse), a led e lanterne volanti



Qualche riflessione ed un semplice esperimento

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PALLONCINI BIODEGRADABILI (forse), A LED E LANTERNE VOLANTI: QUALCHE RIFLESSIONE ED UN SEMPLICE ESPERIMENTO

L'accresciuta sensibilità ambientale vede diffondersi l'uso di nuovi materiali ritenuti “ecologici”, ma non è sempre e del tutto proprio così


Da anni (tanti, ben prima che l'argomento fosse finalmente oggetto di costante interesse da parte dell'opinione pubblica) in sede di organizzazione di eventi e feste richiamiamo associazioni di ogni genere sui danni provocati dalla diffusione della plastica nell'ambiente: non solo nel caso (ovvio) di suo abbandono da parte di persone senza senso civico, ma anche per attività in apparenza del tutto innocue come il lancio di palloncini (e simili) in occasione di momenti di festa, di sensibilizzazione su temi importanti come la pace e la difesa dell'ambiente, o quando si vogliono sottolineare momenti particolarmente emozionanti legati agli altri più vari eventi (gioiosi o tragici) della vita: privati e collettivi che tutti ben conosciamo e che spesso vediamo testimoniati nelle cronache giornalistiche in televisione.

Ciò che evidenziavamo in solitudine (leggi di più: L’ALBATROS E IL CALAMARO FRAINTESO Istruzioni per evitare al proprio Arcivescovo di fare una sciocchezza >>> e Il sogno di plastica che si perde nel cielo… ma poi ricade a terra >>>) ora è diffusa consapevolezza, tant'è vero che oggi chi organizza cerca soluzioni alternative ed il mercato comincia a proporle.

La domanda che però ci si deve porre è: ma queste alternative sono davvero efficaci ed esenti da controindicazioni?

Limitandoci al caso in questione e senza qui approfondire i problemi ambientali (che pure vi sono) connessi alla produzione di almeno alcune (oggi forse la maggior parte) delle materie prime ed alla loro lavorazione, occorre fare chiarezza sul significato di biodegradabile (e compostabile) e capire in cosa consiste una certificazione in questo senso.

La qualifica di biodegradabile e compostabile (quando un materiale lo è veramente: non tutte le etichette corrispondono alla realtà dei fatti, affermazione che chiunque comprende da sè guardando alcuni dei sacchetti che vengono usati, ad esempio, da molti ambulanti sui mercati, ma non solo da loro) vuol dire che l'oggetto così definito non persisterà nell'ambiente per centinaia di anni come la plastica.

Ma non si deve però pensare che si scioglierà nel volgere di brevi istanti: come un gelato, come neve al sole o poco più.
E non rassicura sul fatto che non potrà determinare altro genere di danni finché ciò non avverrà.

Abbiamo fatto la prova con i sottilissimi sacchetti in Mater-bi, oggi tanto diffusi ed obbligatori (da quelli per i rifiuti umidi di casa forniti dai comuni a quelli dei negozi), che pure tutti sappiamo quanto facilmente si rompano. Dopo averli inseriti nel cumulo del compostaggio domestico, in cui produciamo terriccio dagli scarti organici di cucina e della manutenzione del verde, è stato necessario lasciar passare diverse settimane prima di poterne constatare l'avvenuta completa decomposizione.

In relazione ai palloncini, in due circostanze ci è stato obiettato che erano “certificati”.

La certificazione, di cui abbiamo richiesta copia, non ci è stata però fornita - sebbene ne sia stato pubblicamente dichiarato il possesso - quindi non ci è noto cosa prevedesse (ma continuiamo ad attendere fiduciosi).
Forse le condizioni di umidità, temperatura ed altri parametri necessari affinché la biodegradazione possa avvenire, ed il tempo occorrente?

Così, almeno in un caso, in cui siamo riusciti a procurarci uno dei palloncini “certificati”, abbiamo avviato la sperimentazione nel nostro giardino.

Affinché non potesse volare via l'abbiamo legato ad un albero usando il nastro di plastica (anche questo certificato biodegradabile? a noi non pare proprio essere tale) che serviva a trattenerlo sospeso fino al momento del lancio.

Il nostro palloncino è stato liberato il 5 maggio 2019 al termine della (per altri versi) lodevole iniziativa “Vuoi la Pace? Pedala!” che, paradossalmente, aveva la tutela dell'ambiente fra i suoi obiettivi ed associazioni ambientaliste fra i promotori, ma aveva i palloncini emblematicamente presenti fin già dalla locandina prumozionale dell'appuntamento (si veda in basso), come se proprio non se ne potesse fare a meno benché si trattasse di una proposta principalmente rivolta a persone adulte.
NB Conosciamo almeno un bambino, Guglielmo, non così felice di dover lanciare il proprio palloncino, preferendo molto di più trattenerlo per continuare a giocarci. I bambini spesso sono più saggi degli adulti, specialmente quando questi pensano di essere ancora bambini ma hanno dimenticato “come si fa”!

La sua prima foto (sopra) è del 24 maggio, la seconda (qui a lato) il successivo 4 luglio e dimostra come, in un mese e mezzo, il palloncino in osservazione si sia solo parzialmente sgonfiato.

Le altre foto pubblicate (in basso) in questa pagina sono state scattate a successivi intervalli di tempo per seguire il processo di decomposizione in ambiente naturale in tutto il suo decorso.

Tragga ciascuno le sue conclusioni, con una domanda ai possessori di animali domestici: se il vostro cane o il vostro gatto si imbattessero in questo palloncino (con allegato nastro) gli permettereste di mangiarlo?
Un veterinario di un'Agenzia di Tutela della Salute della Lombardia ci ha confermato che sicuramente sono pericolosi per la fauna selvatica, anche se biodegradabili.

DEL RESTO SONO GLI STESSI PRODUTTORI “ecologici” A SCONSIGLIARE QUESTO TIPO DI UTILIZZO (informazione facilmente reperibile in rete):

Ad ulteriore conferma, riferiamo di uno studio dell'Università di Alcalà (Spagna) secondo il quale anche le plastiche biodegradabili possono avere effetti tossici a causa del Phb - il polidrossibuttirato - che alcune di esse contengono. Questo tipo di materiale infatti rilascia nanoplastiche che, su alcuni organismi marini primari, come i cianobatteri e le alghe verdi, ma anche sui loro diretti consumatori: i microcrostacei, producono gli stessi danni di quelle sintetiche: stress ossidativo e danni alle membrane cellulari. Dunque, seppure si decompongano velocemente, anche le "bioplastiche" non sono innocue come si è portati (e indotti) a pensare.

PALLONCINI A LED

Ma come se tutto cià non bastasse, l'amico Tiziano Grassi, Presidente del Comitato per il Parco della Brughiera Briantea e Groane (che dà il buon esempio praticando con successo l'alternativa degli aquiloni - leggi di più: Meglio gli aquiloni: un'alternativa ecologica e creativa al tradizionale lancio di palloncini >>>), segnala che problemi analoghi li pongono i lanci notturni di palloncini a led luminosi e lanterne volanti.

“Addirittura l’ultima trovata (alla quale il 20 giugno 2019 ho purtroppo assistito a Meda: pessima conclusione di una bella serata di grande valore... molto bravi gli strumentisti del Corpo Musicale “La Cittadina” esibitisi a villa Antona Traversi per “note nel chiostro”) è quella di rilasciare in cielo senza nessun ritegno centinaia e centinaia di palloncini luminosi grazie al LED elettronico e relativa pila che vi sono inseriti.
Purtroppo, le persone intervenute quella sera facevano la fila per ritirare il proprio “rifiuto tossico-nocivo” da disperdere nell’ambiente in modo sconsiderato e in allegria.
- per quanto possa essere tale il palloncino, sembra difficile  pensare biodegradabili l'alloggiamento del led e della batteria, che abbiamo letto essere stati trovati a terra con la luce ancora funzionante... fatto considerato da chi ne scriveva come qualcosa di buono e positivo da raccontare (sic!) NdR -.
Speriamo che anche manifestazioni come le nostre, con aquiloni e paracadute, possano far capire alle persone che ci sono altri modi per divertirsi senza per forza rovinare il territorio in cui viviamo.”

LANTERNE VOLANTI

È sempre Tiziano ad inviarci la foto della lanterna volante (sotto) caduta in brughiera fra le sterpaglie secche nella notte dell'ultimo dell'anno 2018, per fortuna l’involucro non bruciava durante la caduta.
Personalmente le ritenevamo preferibili ai palloncini. Infatti le consideravamo equivalenti alle piccole mongolfiere domestiche con le quali, da bambini, i nonni ci facevano giocare durante le feste di Natale: facendo bruciare, debitamente arrotolata a cilindro, la carta leggera che rivestiva le arance; esse, infatti, si sollevavano un poco in volo dalla tavola finché la fiamma non le consumava del tutto.
Convinti che anche le lanterne bruciassero completamente in aria, a parte i gas prodotti dalla combustione non pensavamo che ne ricadessero altri materiali in giro.
Avendone viste liberate in parrocchia, il rischio che per un momento abbiamo temuto è stato che, non trovandoci in campo aperto ma vicino ad alberi e fra le case, avrebbero potuto innescare qualche principio di incendio incastrandosi fra rami con foglie secche o fra materiali infiammabili su qualche balcone, terrazzo o solaio.

Tiziano invece ci ha spiegato che:

“la fiamma che vediamo nella lanterna non è progettata per bruciare l’involucro esterno ma per resistere accesa più possibile (circa 10') in modo da garantirne maggiore visibilità e altitudine nell’ascensione.
Quindi, quando termina la sua funzione di riscaldamento per alzare la lanterna, la fiamma si spegne e l’oggetto precipita a terra.
Se fabbricate con materiali non ignifughi, però, può purtroppo succedere che prenda fuoco anche l’involucro, cosicché il rischio di incendio di aree boscate limitrofe ai lanci è molto alto, anche perché è a gennaio che se ne lanciano in maggior numero e questo è, normalmente, un periodo secco dell’anno.
Inoltre per mantenere l’involucro come una lanterna e distante dalla fiamma, questi oggetti hanno una struttura in filo metallico sottile o in plastica che si disperde anch'essa nell’ambiente e, se in ferro, è poco degradabile, se non con un lungo tempo di esposizione alle intemperie perché si arrugginisca e si disgreghi, mentre non lo è affatto se in plastica.”

Ad ogni modo, anche prescindendo dall'eventualità di malfunzionamenti e conseguenti possibili incendi (possibili anche se non vengono rigorosamente adottate tutte le dovute precauzioni), anche in questo caso, oltre a quella della struttura che ospita fiamma e combustibile (se mai lo è) non è immediata anche la biodegradabilità dell'involucro, essendo variabile in relazione alle condizioni meteoclimatiche (ad oggi nessuno - inclusi gli operatori onesti che abbiamo interpellato - ci ha saputo dare un'indicazione più puntuale). Fra le specifiche riportate dai produttori su alcuni siti, abbiamo trovato indicazione di circa 2 mesi per cordino e carta ignifuga e circa 6 mesi per il telaio.

Occorre poi ricordare che anche per questi prodotti esistono certificazioni (ad esempio sui materiali dell'involucro - cellulosa - e della “gabbietta”: bambù e sottile filo di ferro del diametro di 0,3 mm, che sul terreno si sbriciola in un tempo massimo di circa 3 mesi) ma bisogna saper verificare una certificazione: ad esempio ne esistono di fabbricati all'estero che sono dichiarati biodegradabili al 100 % e fatti in filo di cotone.
Visto che il cotone non è resistente al fuoco, la cosa già dovrebbe suonare strana e, alla fine, la dichiarazione non è vera. Infatti non di cotone si tratta, ma di amianto (proibito in Europa) che i Cinesi chiamano “cotton wool” e quindi, nella traduzione italiana, diventa “lana di cotone”!

Ed occhio al prezzo, soprattutto quando è troppo basso: di fronte a prodotti a 60 centesimi al pezzo nessun produttore serio può competere.
Infatti, mentre (ad esempio) la normativa Olandese prevede che l’ente NVWA gestisca tutti i prodotti sul mercato nazionale verificandoli con ordini anonimi e, nel caso ne scopra di non conformi, li sequestra e non è più possibile commercializzarli, in Italia non esiste alcuna regolamentazione sulle caratteristiche delle lanterne volanti ed esperti del settore ci hanno riferito che sui siti di vendita on line si trova ancora di tutto: lanterne che perdono cera bollente, lanterne che prendono fuoco in aria, non volano o contengono amianto. E chi le produce continua a farlo senza problemi.
Cosicché, mentre in Olanda non serve un permesso per il loro uso, essendo sufficiente la loro conformità alla normativa. In Italia spesso serve richiedere il permesso, ma poi nessuno presta attenzione alla loro effettiva qualità.

L'amara riflessione finale che ci sentiamo di proporre, al di là di tutte le considerazioni fin qui esposte, è che, come per i fuochi artificiali, anche con lanterne e palloncini luminosi cerchiamo qualcosa che ci emozioni riempiendo la notte con effimeri bagliori ai quali scattare una foto ricordo esclamando un collettivo “ooooh” di sorpresa prima che spariscano in un nonnulla...

Viceversa, con l’inquinamento luminoso, ci precludiamo la visione incommensurabilmente più emozionante della volta celeste con i suoi miliardi di stelle che l’universo offre al nostro sguardo, capaci (come affermava Kant) di riempire l'anima di ammirazione e venerazione sempre crescente.

Perché ci accontentiamo di surrogati delle meraviglie del creato che non hanno paragoni con gli originali?

Giovanni Guzzi, ottobre 2019
© Riproduzione riservata

 

Giovanni, i palloncini fanno guadagnare i venditori degli stessi, quelli che li gonfiano e quelli che li vendono. Dal lato del bicchiere mezzo pieno.
Invece dal lato del bicchiere mezzo vuoto bisogna tenere conto che, come scrivi, quando quei palloncini scoppiano (in altitudine) cadono a terra e inquinano l'ambiente per anni.
Aggiungo però anche l'informazione che alcuni di questi giocattoli carini, quando salgono e NON scoppiano (capita) e galleggiano a mezz'aria sui 1500 a 2000 m sopra il punto di rilascio e seguono le correnti d'aria, possono venir ingoiati dalle ventole intubate dei jet che volano e sono in avvicinamento ad un aeroporto e possono causare sciagure.
Negli USA ed in Brasile è capitato di già. I palloncini sono invisibili ai radar di bordo.
Ho visto una volta vicino ad Armidale, NSW [New South Wales, Australia], un palloncino coprire il pitot di un aereo leggero, che è riuscito ad atterrare perché il pilota ha tenuto la velocità del velivolo alta ed è atterrato lungo.
Il pitot è la presa d'aria (pressione e depressione) che comanda l'indicatore di velocità NON digitale (quelli ancora come un orologio-tondi).
Antonio Mizzan

STATI DI AVANZAMENTO della DECOMPOSIZIONE di un PALLONCINO CERTIFICATO COME BIODEGRADABILE:

   

16 maggio 2020 NB È PASSATO UN ANNO!
E, dopo tutto questo tempo, il palloncino è rimasto tale e quale e si è soltanto sgonfiato.

 

8 dicembre 2019

16 gennaio 2019

17 ottobre 2019

21 novembre 2019

20 luglio 2019

9 settembre 2019

Il lancio del 29 maggio 2016 quando non pioveva, negli anni successivi anche il cielo si è ribellato e la pioggia l'ha, per fortuna, ostacolato

Manifesti di due fra le lodevoli iniziative sopra richiamate ma, purtroppo, non completamente coerenti con gli ideali perseguiti:
a sinistra: “Vuoi la pace? Pedala” 2019 a Milano - sulla destra: dettaglio del manifesto di Fano 2017