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L’Acquifero Profondo nel Nord Milano - Raccomandazioni per l'uso responsabile di una riserva strategica e non rinnovabile, ed invito ad agire.

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FINIRÀ IL TEMPO DELLE CICALE?

L’Acquifero Profondo nel Nord Milano - Raccomandazioni per l'uso responsabile di una riserva strategica non rinnovabile, ed invito ad agire.


Questo articolo richiede una lettura attenta (agevolata da un glossario - in basso - e dalla illustrazione della sezione idrogeologica), ma dimostra come la necessaria partecipazione di ciascuno alla vita pubblica richieda capacità di scelte determinanti per noi e per le generazioni future; esse passano anche attraverso il giudizio sull’operato dei tecnici ed amministratori dei nostri comuni, talvolta indifferenti rispetto alle decisioni di società esterne o partecipate, cui viene demandata la gestione di settori di importanza strategica per la comunità. L'autore invita i lettori che ne condividono le argomentazioni a sostenerle inoltrando l'articolo agli Enti competenti ed ai Sindaci dei propri comuni, chiedendo loro di attivarsi nel senso suggerito e di renderne conto alla cittadinanza. È gradito un riscontro a L'Eclettico di ogni iniziativa intrapresa >>>.

RIASSUNTO
Nel territorio della Città Metropolitana di Milano e della Provincia di Monza-Brianza le acque dolci sotterranee sono contenute in sedimenti permeabili (ghiaie e sabbie) intercalati con livelli di limi e argille, riconducibili a tre distinti acquiferi.
Di questi il Primo Acquifero (il più superficiale), particolarmente vulnerabile, già da parecchi decenni è stato escluso dalla rete di distribuzione degli acquedotti;
il Secondo Acquifero è stato lui pure raggiunto da sostanze inquinanti provenienti dalla superficie, ma non ancora in misura tale da comprometterne la potabilità (salvo situazioni particolari).
Più sotto il Terzo Acquifero, o Acquifero Profondo: fino a pochi decenni fa conteneva ancora acqua di buona qualità; immagazzinata nei secoli e millenni passati, essa infatti era rimasta immune da contaminazione, sia per la protezione offerta dagli strati argillosi al tetto, sia perché esclusa, a causa della elevata profondità e dei conseguenti equilibri di pressione, dal flusso idrico sotterraneo che percorreva gli acquiferi sovrastanti.
In questi ultimi anni l’Acquifero Profondo è stato l’obiettivo di numerosi nuovi pozzi; l’emungimento sempre più intenso di acqua vi ha richiamato dalla superficie e dai livelli sovrastanti ed adiacenti acqua di qualità più scadente.
Quanto sopra è dimostrato dall’evoluzione nel tempo (dal 1994 al 2017) della concentrazione di azoto nitrico (parametro chiave per l’individuazione dell’inquinamento antropico), in un pozzo situato nel Comune di Cusano Milanino, approfondito recentemente e con filtri nell’Acquifero Profondo.
Attualmente l’acqua dell’Acquifero Profondo è ancora meno compromessa rispetto a quella del Secondo Acquifero, ma, se non si provvederà d’urgenza, in pochi decenni l’Acquifero Profondo riproporrà il deterioramento qualitativo già verificato per gli acquiferi sovrastanti.
Dal momento che, immessa in rete, acqua di buona qualità viene destinata per un 98-99% ad impiego non alimentare, si dilapida in questo modo una riserva strategica di acqua potabile di cui vengono private sia le presenti generazioni, per l’uso improprio che se ne fa attualmente, sia le future, anche nell’eventualità di situazioni d’emergenza.

 

1 - Acque sotterranee e acquiferi.

Le acque nel sottosuolo della vasta area che dalle colline moreniche della Brianza scende fino ai quartieri meridionali di Milano sono contenute in strati più o meno continui di ghiaia e sabbia alternati con livelli di limi e argille; questi ultimi divengono sempre più frequenti e continui procedendo da Nord verso Sud e dall’alto verso il basso come mostra la seguente sezione idrogeologica (fig. 1).

Fig. 1

La sezione è compilata sulla base della stratigrafia dei pozzi per acqua.
Acquifero Tradizionale: ghiaie e conglomerati (permeabili) - parte superiore, chiara;
Acquifero Profondo: prevalenza di limi e argille (marrone), con sottili livelli di sabbie e ghiaie - parte inferiore, scura, della sezione.
A Sesto S. Giovanni l’Acquifero Profondo giace quasi per tutto il suo spessore sotto il livello del mare.

COME LEGGERE LA SEZIONE  IDROGEOLOGICA (figura 1)

Immaginiamo di tagliare verticalmente, penetrando fino a 300 m di profondità, la pianura a nord di Milano, con un enorme coltello orientato N-S e passante per Desio, Nova Milanese, Sesto S.Giovanni.
Immaginiamo ancora di allontanare l’una dall’altra le due parti di sottosuolo così divise ed osserviamo quella giacente sul lato est: quel che vedremmo è riproposto dalla figura 1 (gentilmente concessa da Paola Gattinoni che l'ha eseguita per le Note Illustrative del Foglio 118 della Carta Geologica d’Italia, scala 1/50.000 - Francani et al., 2016), con una modifica: la scala delle altezze è 20 volte più grande di quella delle distanze, pertanto pendenze e dislivelli sono 20 volte più vistosi del reale.

Dall’alto osserviamo:
- confini di comune;
- sigle con lettere e numeri, accompagnate da segmenti verticali che scendono fin quasi all’estremità inferiore della figura: pozzi per acqua potabile incontrati lungo il tracciato;
- linea inclinata da sinistra verso destra (da N a S), che delimita verso l’alto il disegno: intersezione col piano campagna;
- linea appena più in basso rispetto alla precedente: intersezione con la superficie freatica (o tavola d’acqua): sotto questa linea tutti gli interstizi sono saturi d’acqua; - figure di strati o lenti, allungati e con pendenza verso S, caratterizzati da differente disegno - colore: rappresentano i differenti tipi litologici incontrati (vedi legenda). pallini – azzurri: ghiaie;
mattoncini – azzurri o verdi: conglomerati;
puntini – verdi: sabbie;
linee fitte – marrone: argille e limi;
- il disegno si interrompe in basso secondo una linea sinuosa: sotto mancano informazioni (infatti la rappresentazione litologica si attesta alla massima profondità dei pozzi);
- linea orizzontale ben marcata, quota zero s.l.m.
- sulla sinistra: scala verticale delle profondità.

Fino ai primi decenni del secolo scorso l’acqua veniva prelevata dalla falda freatica (o Primo Acquifero) mediante pozzi poco profondi (qualche decina di metri al massimo).
Mancando una sufficiente protezione verso l’alto, l’urbanizzazione e lo sviluppo industriale la resero ben presto inutilizzabile per uso potabile a causa dello sversamento dalla superficie di sostanze inquinanti di tutti i generi.

Nei decenni successivi gli acquedotti dell’attuale Città Metropolitana e della Provincia di Monza-Brianza si dotarono di pozzi più profondi, che raggiunsero il Secondo Acquifero (questo e il Primo Acquifero, più superficiale, costituiscono insieme l’Acquifero Tradizionale e sono fra di loro in collegamento idraulico, malgrado l’interposizione di discontinui straterelli poco o punto permeabili).
Anche il Secondo Acquifero, a detta di documenti ufficiali di fine secolo scorso (Airoldi & Casati, 1989),

“risulta contaminato a livello di parti per miliardo e parti per trilione, da un gran numero di sostanze; in pratica di tutte le sostanze utilizzate nell’ambiente e sparse sul piano di campagna si trova traccia nell’acqua di falda a causa della vulnerabilità dell’acquifero”

Sotto l’Acquifero Tradizionale i livelli ghiaiosi cedono il posto a strati più sottili, sabbiosi, separati da livelli sempre più consistenti di argille. I livelli sabbiosi più vicini alla superficie ancora contengono acqua dolce e costituiscono l’Acquifero Profondo, o Terzo Acquifero.
Quest’ultimo era rappresentato (Airoldi & Casati, 1989) da

“… falde artesiane… attualmente indenni da contaminazione chimica… che… forniscono quindi acqua di qualità ottima”

Gli stessi autori però ammonivano che

“l’utilizzazione di falde sempre più profonde non può costituire la soluzione definitiva per tutti i problemi qualitativi dell’approvvigionamento idrico. Infatti a lungo andare, approfondendo semplicemente le zone di captazione, si finirebbe con il richiamare gli inquinamenti in profondità…”.

Nelle note illustrative del foglio 118 della nuova carta Geologica 1/50.000 (Francani, et al., 2016), si legge:

“…Lo scarso spessore o una permeabilità localmente più elevata della base dell’Acquifero Tradizionale possono fortemente condizionare il passaggio di eventuali contaminanti anche nelle falde più profonde…”.

 

2 - Progressivo deterioramento della qualità delle acque dell’Acquifero Profondo.

Nell’ottobre 1993 a Cusano Milanino è stato approfondito (fino a 170 metri di profondità) un precedente pozzo (pozzo 4 - piazza Marcellino) che prima attingeva dall’Acquifero Tradizionale.
Il pozzo attuale capta gli orizzonti dell’Acquifero Profondo e alimenta la rete dell’Acquedotto.
Il pozzo aveva iniziato ad erogare acqua con contenuto salino in concentrazione ottimale, con residuo secco a 180 °C intorno ai 190 mg/l; i Composti Organoalogenati (o “cloroderivati”), con valori prossimi alla concentrazione massima ammissibile nell’Acquifero Tradizionale, risultavano al di sotto della soglia di rilevabilità; i nitrati (spia di inquinamento antropico) pur relativamente bassi (5,5 mg/l di N03- il 14/02/1994) rispetto all’Acquifero Tradizionale (ove sono attestati su valori oltre i 40 mg/l), già segnalavano contaminazione in corso.

La concentrazione massima consentita (CMA) per la potabilità è di 50 mg/l di N03-
Approfondimento sui nitrati nelle acque: leggi di più >>>

Possiamo comunque affermare che le acque dell’Acquifero Profondo, nel Nord Milano, salvo situazioni particolari, (Francani et al., 2016) erano ancora migliori rispetto a quelle dell’Acquifero Tradizionale.
Il pozzo di piazza Marcellino è attivo ormai da un quarto di secolo. I dati di analisi chimica relativi all’intero periodo mostrano purtroppo un progressivo aumento di concentrazione dei nitrati (figura 2).

Fig. 2

Evoluzione nel tempo della concentrazione di nitrati e residuo secco a 180 °C nell’acqua del pozzo 4 (profondo) di piazza Marcellino, Cusano Milanino.
Campioni analizzati dal 1994 (anno di approfondimento del pozzo) al 2017.
I valori precedenti il 1994 si riferiscono all’acqua dell’Acquifero Tradizionale, prima dell’approfondimento del pozzo.
Dati di analisi forniti dal Comune di Cusano Milanino e da CAP Holding

È ovvio dedurre che il prelievo d’acqua dalla falda profonda, come previsto dagli Autori precedenti, ha determinato la lenta discesa in profondità delle acque circolanti negli orizzonti sovrastanti.

L’aumento di concentrazione dello ione nitrico dai 5-6 mg/l iniziali, fino ai 14 mg/l nel 2017, lascia presagire che nell’arco di 20-30 anni il contenuto in azoto nitrico nei pozzi profondi possa eguagliare quello dei pozzi del Secondo Acquifero.

 

3 - Cosa ci dicono le sezioni idrogeologica e idrostratigrafica.

Le due sezioni, compilate la prima (fig.1) sulla base della stratigrafia dei pozzi per acqua, e la seconda (fig.3) con l’ausilio delle linee sismiche e dei carotaggi elettrici dei pozzi per idrocarburi Agip (Carcano et al., 2002), confermano quanto previsto dagli autori precedenti:

- l’Acquifero Profondo è meglio protetto ma meno produttivo rispetto all’Acquifero Tradizionale (maggiori intercalazioni argillose, minore spessore e granulometria più fine degli orizzonti permeabili);

- la sua alimentazione avviene prevalentemente da nord, dall’alta pianura, ove Acquifero Tradizionale ed Acquifero Profondo convergono e potrebbero essere localmente intercomunicanti;

- un flusso d’acqua significativo entro l’Acquifero Profondo è assai improbabile, per la profondità di giacitura delle falde idriche (tetto -190 m s.l.m., letto -350 m s.l.m. nel settore meridionale della sezione di fig. 3); eventuali variazioni negli equilibri di pressione risulterebbero lente e di debole intensità; ne è prova il contatto acqua dolce-acqua salata, ancora osservabile nella sezione citata.

Fig. 3

Fig. 3

Sezione idrostratigrafica Burago 1 – Sarmato 1 (Sezione n.2, Carcano et al., 2002). La sezione, orientata N – S, subparallela (10 km circa ad E) alla sezione idrogeologica di figura 1, mostra l’andamento dei Gruppi Acquiferi A, B, C e D, ove il Gruppo Acquifero A, superiore (Color marrone), corrisponde al Primo Acquifero; il Gruppo Acquifero B (colore verde) corrisponde al Secondo Acquifero; il Gruppo Acquifero C (colore  rosa) corrisponde all’Acquifero Profondo.

In grigio sono indicati i livelli poco o punto permeabili, di separazione fra ed entro i singoli Gruppi Acquiferi;
il colore azzurro segnala la presenza di acqua salmastra o salata.

Il profilo topografico parte da quota 180 m s.l.m., termina a quota 70 m s.l.m. e si estende per circa 60 km;
la massima profondità rappresentata in figura è di circa -830 m s.l.m.

Possiamo pertanto dedurre che le acque dell’Acquifero Profondo attualmente estratte vi si sono infiltrate in condizioni geomorfologiche differenti dalle attuali (differente livello del mare, presenza di fenomeni glaciali anche nell’alta pianura, differente reticolo idrologico ecc.) e in assenza di perturbazioni di origine antropica. Si trattava di acque che possiamo ben definire “fossili”; esse non rappresentavano una risorsa rinnovabile (come in un acquifero “attivo” come l’Acquifero Tradizionale”), ma una “riserva” (Carcano et al., 2002).

La messa in produzione di pozzi nell’Acquifero Profondo ha comportato diminuzione di pressione e richiamo dall’intorno di acqua inquinata.

Come sopra riportato, già le acque di pioggia, nella pianura milanese, sono contaminate da composti dell’azoto trasportati in atmosfera, e mostrano concentrazioni dello ione nitrico NO3- nell’ordine dei 10 mg/l, (Guzzi, 2003).

Visto l’incremento nella concentrazione dei nitrati negli ultimi decenni nell’acqua del pozzo di Cusano Milanino, proseguendo il prelievo ai ritmi attuali, entro la metà del secolo anche l’Acquifero Profondo sarà a “rischio nitrati”, né vi saranno ulteriori risorse alternative.

 

4 - L’acqua dell’Acquifero Profondo deve essere riservata ad uso alimentare.

L’acqua immagazzinata nell’Acquifero Profondo (o Terzo Acquifero) sotto le nostre città, pur già contaminata, è ancora di miglior qualità (bassa concentrazione di nitrati, assenza di organo-alogenati) rispetto a quella dell’Acquifero Tradizionale. Conservatasi integra per secoli, è anche protetta rispetto a contaminazioni dall’alto che determinerebbero invece immediate conseguenze sull’acqua dell’Acquifero Tradizionale.

Essa però non è più ricaricabile con acqua della stessa qualità. Si tratta di un riserva “strategica” (Carcano et al., 2002), da utilizzare con parsimonia, in caso di grave calamità e solo per l’alimentazione umana.

Fin dal 2003, in un pubblico incontro, chi scrive aveva proposto che l’acqua del pozzo profondo di piazza Marcellino fosse utilizzata solo per uso potabile, installando una fontanella da esso esclusivamente alimentata.

Eppure questa riserva strategica non solo è stata intaccata negli anni passati, ma lo è con rinnovata intensità negli anni in corso, ed impiegata nelle abitazioni, negli edifici, nei giardini, per un uso prevalentemente (99 % circa) non alimentare.

È stato detto che l’acqua dell’Acquifero Profondo viene messa in rete per

“migliorare - mediante diluizione - le caratteristiche qualitative”

dell’acqua dell’acquedotto, con riferimento ai

“nitrati come parametro maggiormente critico”.

Per risolvere il problema dei nitrati occorrerebbe invece, da un lato, risanare il territorio, neutralizzando le cause dell’inquinamento delle acque (controllo dei reflui civili e industriali, proibizione di pratiche agro-zootecniche insostenibili, limitazione e controllo delle fonti di combustione); dall’altro incentivare il risparmio e un uso responsabile dell’acqua.

Si preferisce invece dilapidare un patrimonio naturale non rinnovabile, per lasciare ai nostri figli una situazione definitivamente compromessa, dove solo grossi e costosi impianti consentiranno di produrre acqua con standard di qualità comunque inferiori rispetto a quella che attualmente stiamo sperperando.

Da almeno un decennio si stanno moltiplicando in Milano e Provincia, col concorso delle Aziende Acquedotto e delle Amministrazioni Locali, le “Case dell’Acqua” (fig. 4): installazioni che erogano acqua, “liscia” o gassata, che i cittadini si recano a prelevare manualmente, con bottiglie o piccoli contenitori;
esse vorrebbero creare, giustamente, un’alternativa al consumo abnorme di acqua “minerale”, con tutto il corredo di costi ambientali nei bacini d’origine, nonché per il trasporto e il confezionamento in bottiglie di plastica.

Il buon senso vorrebbe che per questo scopo venisse utilizzata esclusivamente l’acqua dell’Acquifero Profondo, qualitativamente migliore dell’acqua di rete.

No, non è così: l’acqua dell’acquifero profondo viene miscelata con quella dell’Acquifero Tradizionale, e poi impiegata: per l’acqua da bere, solo l’1 % circa dell’acqua estratta, per il restante 99 % per gli altri usi meno nobili, che tutti ben conosciamo.

Se dal pozzo di Cusano Milanino preso in esame venisse estratta solo l’acqua effettivamente utilizzata per uso potabile, il decadimento qualitativo verificato negli ultimi 23 anni (fig.2) avrebbe richiesto 23 secoli di attività!

Anche se tardiva, è indispensabile una immediata inversione di comportamento.

Fig. 4

Inaugurazione di una “Casa dell’Acqua” nel 2007 a Cusano Milanino.

A questa ne è seguita una seconda nel 2019 proprio nella sopra citata piazza Marcellino.

La facile retorica dell’immagine ha la meglio rispetto a scelte consapevoli per il bene comune.

Umberto Guzzi (*), luglio 2019
© Riproduzione riservata

(*) Geologo, ha lavorato nel campo della idrogeologia e geotermia.
Nel 1976 ha partecipato al “Piano delle Acque dell’Emilia-Romagna”,
primo esempio in Italia di modellizzazione in scala regionale
di un sistema acquifero in depositi alluvionali.

I contenuti di questo articolo sono stati rilanciati anche dalle riviste:
L'Acqua (n. 1/2019),
Natura e Società (n. 4 dicembre 2018),
Servizi a Rete (novembre-dicembre 2018),
Natura e Civiltà (n. 2 dicembre 2018)


Si ringraziano, per la documentazione messa a disposizione, la dottoressa Paola Gattinoni, il dottor Andrea Piccin, il Comune di Cusano Milanino e CAP Holding.

BIBLIOGRAFIA

 

GLOSSARIO

Acquifero: strato o porzione omogenea della crosta terrestre, dotata di porosità e permeabilità, totalmente o in parte satura d’acqua, di cui funge da serbatoio e/o condotta.

Composti organo-alogenati: molecole organiche contenenti uno o più atomi di alogeni (F, Cl, Br e I). I composti organoalogenati non sono presenti in natura e sono caratterizzati da tossicità acuta e cronica, e cancerogenicità variabile a seconda dei singoli composti. Ne fanno parte i solventi clorurati, come, ad esempio, il cloroformio. Il loro utilizzo è di tipo industriale e domestico; alcuni di essi si formano anche a seguito del processo di disinfezione delle acque con cloro

Conducibilità idraulica (o permeabilità): è esprimibile in m/s (o cm/s) e indica la potenzialità produttiva di spessori unitari di orizzonti acquiferi (numericamente rappresenta il “volume d’acqua che - in uno strato acquifero - può essere trasmesso nell’unità di tempo - un secondo - attraverso una unità di superficie - un metro quadrato o un centimetro quadrato - perpendicolare alla direzione di flusso, in presenza di un gradiente idraulico unitario - 1 metro di abbassamento ogni metro di lunghezza nella direzione di flusso - alla temperatura di 20 °C” (Airoldi & Casati, 1989).

Falda Confinata o Falda Artesiana: strato di roccia porosa e permeabile (acquifero) saturo di acqua, delimitato verso l’alto da un “tetto”, inferiormente da un “letto”, entrambi impermeabili (argilla o simile); se si perfora dall’alto la copertura di argilla (che funge da “confine”) l’acqua, prima impedita, sale fino ad una altezza determinata dalla quota (e pressione) dell’acqua nel punto più alto dello strato stesso.

Falda Freatica: strato di roccia porosa e permeabile (acquifero), delimitato verso il basso da un “letto” impermeabile, verso l’alto dalla “tavola d’acqua” o “superficie freatica”, libera di oscillare stagionalmente in relazione con le piogge. Letto (di uno strato o di un acquifero): vedi “Falda Confinata”.

Nitrati: la presenza di nitrati nelle acque è misurata sulla base della concentrazione dello ione nitrico NO3-, che rappresenta il termine ultimo del ciclo di ossidazione dell’azoto. In condizioni naturali, nelle acque sotterranee l’azoto, principalmente sotto la forma di azoto nitrico, è presente in concentrazioni inferiori al milligrammo di NO3- per litro d’acqua. Nelle acque sotterranee del Nord Milanese, nel Secondo Acquifero, che ancora oggi alimenta la maggioranza dei pozzi d’acquedotto, la concentrazione in nitrati si pone fra i 30 ed i 50 mg/l NO3- ,segno evidente di contaminazione antropica.
I nitrati sono il risultato di processi di autodepurazione (ossidazione) delle sostanze organiche (liquami zootecnici e scarichi fognari) rilasciate sul sottosuolo o nel sottosuolo, oppure conseguono a pratiche agricole che abusano di fertilizzanti azotati. In minor misura, ma ormai in quantitativi non più trascurabili, i nitrati hanno origine dall’impiego di combustibili fossili (benzina, oli combustibili...) e raggiungono il suolo direttamente dall’atmosfera . Fin dal 1971 l’OMS indicava, per le acque destinate all’uso umano, una “concentration approximative recommandée” di meno di 50 mg/l in NO3- e segnalava il pericolo di metaemoglobinemia infantile in caso di utilizzo di acqua con contenuto in nitrati superiore ai 10 mg/l per l’alimentazione dei lattanti.

Portata specifica di un pozzo: indica la portata erogata (espressa generalmente in litri/sec o mc/sec), divisa per i metri di abbassamento del livello dell’acqua nel pozzo in fase di erogazione (livello dinamico) rispetto al livello statico (livello in condizioni di riposo).

Residuo secco a 180 °C: esprime in mg/l la totalità dei sali sciolti nell’acqua. Lo si ottiene per evaporazione e disseccamento dell’acqua a temperatura di 180°C. Viene anche definito “salinità”.

Ricarica: infiltrazione naturale dell’acqua di pioggia, dalla superficie, negli strati sabbioso-ghiaiosi profondi saturi di un acquifero; la ricarica consente di rimpiazzare l’acqua di mano in mano prelevata.

Riserva: è un giacimento di qualsivoglia sostanza, estraibile ma non rinnovabile o rinnovabile in tempi geologici - da migliaia a milioni di anni -; esempio di riserva sono i giacimenti di minerali metallici, di idrocarburi, ecc..

Risorsa: sostanza ciclicamente rinnovabile in tempi relativamente brevi – giorni, mesi od anni -, come può avvenire con l’avvicendarsi delle stagioni o con brevi cicli annuali. Esempio di risorsa è l’acqua di pioggia che cade dal cielo, scorre in superficie oppure penetra nel sottosuolo e vi si muove verso valle. Un tempo parte di quest’acqua tornava a giorno nella fascia delle risorgive; oggi ne viene estratta per mezzo di pozzi.

Tetto (di uno strato o di un acquifero): vedi “Falda Confinata”.