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Cenerentola sotto la neve



La recensione anticipata di un Rossini dall’Adriatico agli Arcimboldi

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CENERENTOLA SOTTO LA NEVE

La recensione anticipata di un Rossini dall’Adriatico agli Arcimboldi


Ormai prossimi al 150° anniversario della morte di Gioachino Rossini (Passy, Parigi 13 novembre 1868) continuano a susseguirsi spettacoli dedicati al “Cigno di Pesaro”, ma anche “Cignale di Lugo”, come egli stesso si autodefiniva (leggi di più >>>).
Fra i tanti titoli, quello di cui ci interessa qui scrivere è un balletto, Cenerentola, in scena agli Arcimboldi di Milano il 20 e 21 ottobre. Un dubbio, infatti, assale sempre chi scrive di musica: ad uno spettacolo è meglio dedicare una recensione a posteriori, che nel caso sia buona farà risentire il lettore – “e non potevate dirmelo prima?” – o presentarlo in anticipo? Ma come si fa a scrivere di qualcosa a cui non si è ancora assistito?
Nel caso in questione possiamo, invece, fare contemporaneamente l’uno e l’altro.
Si tratta, infatti, della ripresa di un balletto di cui siamo stati spettatori alcuni anni fa in una circostanza particolarmente rocambolesca. Che quindi, senza ulteriore indugio, passiamo a raccontare.

CENERENTOLA SOTTO LA NEVE

Non si sono pentiti, i coraggiosi che hanno sfidato il rischio di neve (che poi non è caduta) e di treni soppressi (che poi, ahinoi, lo sono stati!) e venerdì 3 febbraio (2012 ndr) hanno raggiunto Pesaro e riempito in buon numero platea e palchi del Teatro Rossini per assistere al balletto Cenerentola, allestito dal Balletto di Milano accompagnato dall’Orchestra Sinfonica G. Rossini diretta dal Maestro Stefano Bartolucci.
La defezione di alcuni professori d’orchestra bloccati dalle intemperie, due violini e due trombonisti sui tre previsti in organico (un plauso al superstite che è stato molto bravo!), non ha infatti impedito che la rappresentazione andasse ugualmente in scena e fosse adeguato premio agli ardimentosi spettatori.

Non di un balletto nel senso classico del termine si è trattato, qualcuno in platea l’ha definito “un musical”, perché per questa sua creazione il regista e coreografo Giorgio Madia dal punto di vista musicale attinge non soltanto all’omonima opera di Rossini, ma si avvale di un’ampia selezione di suoi brani.
È lungo l’elenco di ouvertures delle più celebri opere che fanno la loro comparsa sui leggii dei musicisti: La Gazza Ladra, Guglielmo Tell, Semiramide, La Scala di Seta, Otello, L’Italiana in Algeri, Barbiere di Siviglia…, accanto ad esse riprese strumentali di arie e ancora sonate a 4 per archi e la celebre Tarantella, originariamente scritta per pianoforte.

Così facendo, come si fosse trattato di musica a programma, erano sottolineate le specifiche atmosfere delle diverse scene della fiaba di Perrault che si susseguivano sul palcoscenico nell’interpretazione coreografica dei primi ballerini Giulia Parisi e Martin Zanotti (Cenerentola e il Principe nell’edizione pesarese) e dell’intero corpo di ballo, tutti abili a coinvolgere emotivamente gli spettatori (fra essi molti i giovanissimi) nelle vicende dapprima tristi e poi felici della protagonista.

Per limitarsi ad un esempio vogliamo citare il curioso espediente degli ombrelli fatti roteare come fossero le ruote della carrozza in folle corsa verso il castello del gran ballo sulle vorticose note di carica del Guglielmo Tell. Meritano una citazione anche la “sventata” Fata, i meticolosi paggi e, di fatto co-protagonisti, le sorellastre e la matrigna, ruoli questi ultimi, assolti da ballerini “en travesti” (stante la prossimità del carnevale!?) che con grande espressività ed umorismo hanno catturato il pubblico strappando applausi a scena aperta.

Cosicché anche chi scrive non ha avuto il cuore di lasciare la sala prima del termine dello spettacolo, allo scoccare dell’ora del passaggio dell’ultimo treno utile, rassegnandosi ad un ritorno a Fano a piedi, sotto la sferza della bora che spazzava il litorale, o confidando in una fata che anche a noi procurasse una carrozza magica… materializzatasi in un taxi fortunatamente non in agitazione sindacale!

Giovanni Guzzi, ottobre 2018 (febbraio 2012)
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