Tutto da sottoscrivere, quel che Guido Codecasa afferma in “Un tentativo di autosovversione” (leggi di più >>>) argomentando a proposito di mostre d’arte temporanee. E confessiamo anche la nostra personale pigrizia e la comodità di trovarsi predisposto da altri il pranzo di cui cibarci senza dover spignattare in cucina.
Al di là di questo occorre però anche considerare che il bagaglio culturale a disposizione di ciascuno è un requisito determinante nell’orientare la possibilità (e la modalità) di fruire dell’arte e del bello da parte di una persona, pur volenterosa che sia.
Se dunque per un Guido Codecasa non sarebbe un problema dedicarsi ad un'opera d'arte, ad un luogo... ogni mese, ed il limite di questo modo di vivere la città gli è dato soltanto dal tempo disponibile, per chi abbia curiosità ma manchi di elementari conoscenze di base (storiche, tecniche, artistiche…) una mostra, comunque essa sia organizzata ed allestita, offre sempre al visitatore la possibilità di conoscere un autore, una scuola, o l’arte di un periodo storico con la pratica e l'osservazione anziché sui libri.
Che poi arrivano, perché per scriverne, al modo in cui ci piace farlo su L’Eclettico, una volta tornati a casa i libri ed i documenti occorre studiarli per giorni per colmare lacune e tracciare collegamenti.
Quello che in genere ci viene a mancare (sempre tiranneggiati dal tempo e dall’incalzare delle offerte culturali di una città come Milano) è la possibilità, che sarebbe opportuna, di ritornare ad ammirare le opere una seconda volta dopo che tutto il lavoro fatto si è sedimentato in noi e l’abbiamo assimilato.
Naturalmente questa attività può essere condotta al meglio sulle opere delle collezioni permanenti delle quali Milano è ricca, ma che non mancano in ogni città, inclusi i centri più piccoli.
Resta il fatto che, anche su di noi, sebbene fieramente refrattari ai condizionamenti ma sempre perdenti di fronte alla curiosità, le proposte con scadenza hanno sempre facile presa e risultano sempre prioritarie nella nostra agenda rispetto a quanto riteniamo di avere sempre a disposizione e possiamo visitare quando vogliamo.
Perciò, consapevolmente complici di chi fa leva sulla nostra debolezza e pertanto corresponsabili di quanto Guido Codecasa stigmatizza nel suo scritto richiamato in apertura, confidiamo nella lungimiranza di chi definisce la programmazione culturale cittadina.
Ecco perché apprezziamo istituzioni come il Poldi Pezzoli le cui iniziative espositive sono spesso incentrate sulle opere della collezione permanente offrendo chiavi di lettura e spunti dei quali il visitatore può far tesoro anche in visite successive, magari usando come traccia proprio quanto può trovare sulle nostre pagine elettroniche.
Altrettanto da noi graditi sono i periodici percorsi tematici di approfondimento, su alcune singole opere o attraverso appositi itinerari, che i Servizi Educativi di Brera per decenni hanno proposto al proprio pubblico (ormai affezionato) non mancando mai di agganciarsi a quanto accade in città in campo artistico - culturale ma non solo in esso. Per quanto a nostra conoscenza (ma chi avesse segnalazioni in proposito non esiti a comunicarcele) non ci risulta vi sia chi faccia altrettanto con pari sistematicità. Per questo motivo già più volte abbiamo pubblicamente riconosciuto che il vero tesoro di Brera sono le sue operatrici ed i suoi operatori. Purtroppo, negli ultimi anni della direzione Bradburne questa loro attività è venuta un po' meno a favore di proposte più generiche.
Siamo anche certi che non mancano professionisti autonomi capaci di proporre visite guidate di alto livello per la città, però non hanno la risonanza mediatica e l’autorevolezza di una proposta offerta da un’importante istituzione. Ad ogni modo L'Eclettico è disponibile a presentare quanto a questo riguardo ci dovesse essere segnalato.
Altra osservazione, frutto della nostra assiduità agli eventi espositivi cittadini, è che, forse per le diminuite disponibilità economiche, con sempre maggiore frequenza ritroviamo nelle mostre temporanee opere normalmente ammirabili nelle diverse sedi museali milanesi.
L’Eclettico ha segnalato casi dal Poldi Pezzoli e dalla Pinacoteca Ambrosiana, col “giallo” della Sacra Famiglia di Bernardino Luini “declassato” ad altro autore minore dai curatori della mostra e la conseguente, comprensibile ed immediata, richiesta di restituzione da parte della proprietà che ne garantiva l’attribuzione, fondandola su antichi documenti conservati nell’omonima, adiacente, Biblioteca.
La stessa Brera, da parte sua, in alcuni momenti l’abbiamo vista saccheggiata al punto da essere ridotta - per via di tutti i suoi vuoti ormai numerosi (anche per i restauri) - alla parvenza della bocca di una vecchia donna senza denti. Non è passato inosservato, ad esempio, lo scambio in perdita per i molti Hayez prestati nel 2016 alle Gallerie d’Italia in cambio di due Molteni (osservazione che, si badi bene, non implica un giudizio negativo su questo artista, tanto eccellente quanto sconosciuto al grande pubblico).
A questa sorte non sfuggono le collezioni delle Raccolte Civiche, non di rado proprietarie di alcune fra le opere più importanti concesse alle mostre temporanee fra la perplessità di alcuni dei custodi che, in confidenza, ci confermano il loro stupore per il fatto che il pubblico meno accorto le “ignora” quando potrebbe vederle con calma ed a poco prezzo, o addirittura gratuitamente, nella propria sede abituale, mentre è disposto a pagare un biglietto più che doppio per vederle, magari assieme a centinaia di altre (non tutte di pari valore) in sale affollate e dopo aver atteso a lungo in coda prima di accedervi.
Ci vengono in mente i Canaletto dalla Pinacoteca del Castello alle Gallerie d'Italia, Segantini e Previati dalla GAM a Palazzo Reale dove, per la mostra sui Visconti Sforza, sono arrivati anche preziosi volumi dalla Trivulziana, manufatti rinascimentali dal Diocesano e fondi oro dal Poldi Pezzoli.
Per questo motivo, nel nostro scriverne su L’Eclettico, ci piace sempre evidenziare, fra le opere in mostra, i prestiti che i lettori potranno ritrovare negli allestimenti permanenti cittadini, invitandoli a tornare a cercarli. Perché capolavori di questo genere meritano di essere visti e rivisti e non possono essere “consumati” nel volgere di pochi istanti da condividere con innumerevoli altri. Nonostante il parere contrario di qualche esponente del personale di custodia addetto alla verifica dei biglietti in ingresso che, sorpreso dalla nostra richiesta di tornare in mostra una seconda volta (rigorosamente nell’ambito della medesima giornata), ci ha domandato incredulo: “Non mi dica che le tre ore che ha passato in mostra non le sono bastate per vederla tutta!”. Quesito non ingiustificato visto che il biglietto è spesso “temporizzato” ovvero consente l’ingresso solo all’orario indicato su di esso, naturalmente per “ottimizzare” i flussi di pubblico.
Per chi ragiona in questo modo è naturalmente inconcepibile che vi sia chi desideri approfondire e studiare per giorni ed a più riprese ogni minimo dettaglio di quanto ha sotto gli occhi, per descriverlo non come espressione di una realtà effimera, che cessa di avere significato non appena concluso l’evento che l’ha portata all’attenzione del più vasto pubblico, bensì con l’ambizione di renderlo interessante anche per chiunque ne legga a distanza di tempo ed indipendentemente dal luogo geografico in cui si trova, come è giusto che sia per manufatti che ci sono consegnati da una storia di secoli.
I positivi riscontri dei lettori a questa scelta editoriale, dimostrati dai commenti pubblicati nel Libro degli ospiti (leggi di più >>>) e dal passaparola elettronico che ne moltiplica la diffusione anche ben oltre le nostre aspettative, confermano che, in qualunque ambito, un’offerta seria, e magari anche impegnativa, nonostante sia in controtendenza rispetto alla presunta semplificazione dilagante (imposta da chi grazie ad essa guadagna milioni di dollari), trova comunque estimatori.
Anche negli stessi uffici stampa che trovano essere “una scelta molto apprezzabile quella di voler approfondire e realizzare un prodotto differente dai soliti copia-incolla”.
Oltre a quelle già sopra citate, iniziative sempre lodevoli (e perciò sempre segnalate in pagina principale de L’Eclettico alla cornice “IO CI VADO”) sono quelle proposte dai Musei Civici di Milano. Dagli approfondimenti storici al Museo del Risorgimento, alle esposizioni di stampe storiche che il compianto Alberto Milano ha reiteratamente proposto a Palazzo Morando, alla recente ottima iniziativa della GAM di via Palestro, di esporre una selezione dell’ingente patrimonio del museo, conservato in deposito e non esposto al pubblico, in parte di proprietà della GAM in parte appartenente al deposito dell’Accademia e della Pinacoteca di Brera, per documentare 100 anni di storia della scultura milanese dal tardo neoclassicismo all’inizio del Novecento.
Non per nulla un amico custode ci aveva dichiarato: “Nei depositi abbiamo una quantità tale di opere da poterci riempire un intero quartiere di Milano”.
Queste sì, sono mostre che ci piacciono, quando riportano alla luce quel che normalmente non è visibile. E con una conclusiva menzione speciale per la Trivulziana le cui mostre sono tutte completamente accessibili, anche una volta chiuse, a partire dall’indirizzo:
http://graficheincomune.comune.milano.it/graficheincomune/bacheca/MostreInTrivulziana.
Dal quale si può risalire, ad esempio, ad un trittico di mostre che abbiamo particolarmente apprezzato: Manoscritti sui libri d’ore
http://graficheincomune.comune.milano.it/graficheincomune/bacheca/calendariodeimesi
Manoscritti visconteo-sforzeschi, fra i quali una splendida edizione delle Rime di Gasparo Visconti (personaggio che abbiamo conosciuto nel Quaderno de L’Eclettico n. 2 “La stanza del Bramante” – leggi di più >>>)
http://graficheincomune.comune.milano.it/graficheincomune/bacheca/manoscrittivisconteosforzeschi
E Splendori rinascimentali da diverse regioni d’Italia
http://graficheincomune.comune.milano.it/graficheincomune/bacheca/SplendoriRinascimentali
Dopo aver detto del buono, ciò che proprio ci trova in totale disaccordo è, invece, il prestito delle opere più rappresentative di una galleria.
Come quando Brera ha ceduto, sotto pressione ministeriale, il Cristo Morto di Mantegna o, più volte ed anche in tempi recenti, la Cena in Emmaus di Caravaggio. Della Canestra dell’Ambrosiana, ancora di Caravaggio e spedita a Roma, abbiamo scritto trattando del suo San Girolamo scrivente (leggi di più >>>), ma forse l’apice dell’assurdità è stato raggiunto poche settimane or sono con il “Torso del Belvedere” dei Musei Vaticani.
La scultura, risalente al I secolo avanti Cristo, attribuita all’ateniese Apollonios e studiata anche da Michelangelo e Raffaello, è stata portata a Palazzo Madama per esservi esposta nella Sala del Senato dedicata ai Caduti di Nassirya dal 18 al 26 marzo 2017 nell’ambito del programma di celebrazioni per il 60° anniversario dei Trattati di Roma, fondativi dell’Unione Europea.
La possibilità, offerta a Romani e turisti, di vederlo gratis secondo noi non giustifica un’operazione discutibile che, come altre analoghe esposizioni di un’opera sostenute da imponenti campagne pubblicitarie (ad esempio quelle natalizie a Milano nella sede comunale di Palazzo Marino), ha sottratto un’opera capitale al percorso museale nel quale è normalmente inserita, cosa di cui non saranno stati affatto contenti i visitatori dei Musei Vaticani che avranno dovuto fare un’altra coda per vederlo.
Non è questa la politica culturale che vorremmo. Si mette a repentaglio un’opera d’arte (lo stesso curatore del “trasloco”, intervistato in TV, ha ammesso che un po’ di paura l’ha provata nel vedere il marmo sospeso a mezz’aria), si spendono energie, tempo e soldi per usare capolavori come “scenografia” per la passerella dei capi di Stato che vi avranno forse dedicato al massimo un occhio distratto. Potenti che, oltretutto, in Vaticano sono anche andati per esservi ricevuti da Papa Francesco.
Non stiamo qui ora ad elencare le tante buone ragioni che suggerirebbero più sensato spostare le persone anziché le opere, però vorremmo sapere quanto è costata l’operazione e chi e quanto ci ha guadagnato.
Se riusciremo ad avere l’informazione se ne riparlerà.
Per il momento ci limitiamo a dire che, a Milano, invece che dare tanto risalto ai dipinti “da viaggio” - come la "Madonna Esterhazy" per la quale i Milanesi hanno fatto le code in piazza della Scala e poi ritornata, quasi di soppiatto, assieme a centinaia di altre opere nella mostra “Da Raffaello a Schiele” che per alcuni mesi ha di fatto trapiantato sotto l’Arengario il museo di Belle Arti di Budapest - sarebbe bello, giusto per lanciare una proposta, riunire almeno le opere, sopravvissute ed ancora in città, che ornavano la perduta chiesa di Santa Maria in Brera (leggi di più >>>) fra le quali la pala con la "Madonna col Bambino ed i Santi Antonio Abate e Barbara" ed il timpano raffigurante il "Padre Eterno", che in origine ne fungeva da cimasa, entrambi di Bernardino Luini ed al momento non visibili perché nei depositi del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica (Aggiornamento 2018: almeno fino all'ottobre 2019 queste opere sono esposte nell'ambito della mostra Leonardo Parade, poi si vedrà).
Mancandoci i dati necessari per il calcolo, ci piacerebbe che chi ha il potere di farlo (magari il Ministero?) conducesse e rendesse di pubblico dominio una valutazione comparativa Costi/Benefici fra il dover sostenere costi di trasporto, assicurazione, allestimento e via dicendo per i prestiti alle mostre e l’alternativa di stipulare accordi (già in parte avviati, ad esempio, per le Case Museo: Poldi Pezzoli, Bagatti Valsecchi, Casa Manzoni e Villa Necchi Campiglio) per condividere un percorso diffuso con bigliettazione scontata, “coordinata” e senza limiti di tempo e vincoli di validità giornaliera, che induca a visitare vicendevolmente tutte le sedi espositive milanesi permanenti che posseggano opere relative ad un particolare tema conduttore che, se si vuole, potrebbe anche essere connesso con l’esposizione principale temporanea.
Anche in questo ambito vediamo che qualcosa si sta muovendo, sebbene non ancora con la necessaria, ed opportuna, sistematicità. Ad esempio lo si è fatto fra Gallerie d’Italia e Brera o fra Palazzo Reale ed il Museo del Novecento, gratuito per chi esibisse il biglietto della mostra dedicata a Boccioni. Operazione doverosa, visto che buona parte dell’allestimento temporaneo normalmente adorna le pareti dell’Arengario.
A voler essere pignoli, però, più corretto sarebbe stato fare il contrario, ad esempio scontando dal biglietto della mostra l’importo del biglietto del museo.
Il fatto che, comunque, ci si stia, seppure tardivamente, organizzando nel senso che proponiamo dimostra che comincia a diffondersi la consapevolezza che, se attuata, la nostra proposta farebbe da reciproco volano per tutte le sedi espositive, spostando le persone anziché le opere e portando benefici per tutti: in primis per la diffusione della cultura, che fa solo bene all'intera società.