L'Eclettico



Al concerto: effetti collaterali



Quando una meravigliosa esperienza diventa una sofferenza

L'ECLETTICO - web "aperiodico"

AL CONCERTO: EFFETTI COLLATERALI

Quando una meravigliosa esperienza diventa una sofferenza


LO SQUILLO

La finale del concorso pianistico Rina Sala Gallo di Monza è in corso (leggi di più >>>). Sul palco del Teatro Manzoni, accompagnata dall’orchestra La Verdi di Milano, Maddalena Giacopuzzi, la prima finalista ad esibirsi, si gioca un’importante opportunità per la sua carriera interpretando il Concerto n. 1 in si bemolle minore op. 23 di Tchaikovskij e nel bel mezzo della prova… squilla un telefono!
Non poteva andare diversamente… visto che la sua proprietaria, qualche fila davanti a noi, da qualche minuto l’aveva estratto dalla borsa ed aveva cominciato ad armeggiarvi.

IL FLASH

Una seconda, dal lato opposto del corridoio fra le nostre rispettive file di poltrone, non riesce proprio più a trattenersi… mi scappa, mi scappa… ed ecco che le scappa la foto col telefonino, per giunta col flash, che da questa distanza - siamo alla terzultima fila in cima alla sala - non illuminando che pochi metri davanti a sé, figuriamoci se potrà arrivare fino al palco. Risultato? Una fotografia buia!
Ne valeva la pena? Non solo di disturbare i vicini di posto, ma anche di infastidire la concertista col rischio di penalizzarne la prova.
Eppure, durante l’esibizione della Giacopuzzi, la visione panoramica della sala dall’alto ci mostra un gran numero di lucine azzurrine che ricordano le luci delle città di notte su una foto della Terra ripresa dal satellite.
Ed in effetti anche nel nostro caso, seppure indoor, si tratta di inquinamento luminoso (e del cervello).
Per fortuna, dopo il primo sfogo, la frenesia da reporter si placa ed una ad una le lucette per lo più si spengono, salvo qualche successivo, più sporadico, colpo di coda nel procedere del concerto.

MUSICA E RUMORE

Chissà se qualche sociologo ha già studiato il fenomeno. Naturalmente non c’è paragone fra l’ascolto della musica registrata e quella eseguita dal vivo, in quest’ultimo caso, tuttavia, è sempre più frequente il rischio di imbattersi in qualcuno (spesso più d’uno) che ci rovina l’esperienza.
Per farcene una ragione riflettiamo sul fatto che l’importanza della musica per il nostro tempo è ancor più avvalorata proprio dai rumori che ci infastidiscono. E la finale del Sala Gallo che vorremmo goderci, avendola attesa e pregustata da un biennio, ne è la riprova.
Proprio dietro di noi, uno scricchiolio continuo, ci tormenta esattamente all’altezza del nostro orecchio. In alcuni momenti ci lascia illudere che sia terminato ma poi, inesorabile, ritorna suscitando in noi l’irrefrenabile impulso di alzarci, strappare dalle mani dello spettatore lo stramaledetto sacchetto e… gettarlo lontano.
Il nostro senso civico che ancora fortunatamente resiste allo stress dei nervi fortunatamente ci frena.
All’intervallo scopriremo che la sciagurata sorgente sonora è una rivista imbustata nella pellicola plastica crepitante assieme - beffa delle beffe - ad un CD con musica di Mozart in omaggio e regalata ad alcuni fortunati spettatori al loro ingresso in sala.
Il malcapitato suo possessore neppure si era accorto del problema, visto che la teneva semplicemente sulle ginocchia e non si era reso conto del rumore provocato da ogni suo impercettibile movimento.
Non abbiamo resistito e, scusandoci, gli abbiamo chiesto se, cortesemente, per il secondo tempo poteva appoggiare la rivista a terra! Trattandosi di persona civile e beneducata l’interessato si è scusato imbarazzato per l’involontario disagio che aveva procurato.

I DUE IMPORTUNI: IL RITARDATARIO E COLUI CHE HA FRETTA DI ANDARSENE

Non così un ritardatario che, a concerto cominciato, fa alzare un’intera fila di spettatori per andare ad occupare un posto rimasto libero senza avere la buona educazione di aspettare almeno il momento in cui la musica si interrompe nel passaggio da un movimento al successivo.
Come lui altri che non si pongono il problema di far alzare tutti a concerto in corso per lasciare la sala. Al loro posto, avessimo avuto la necessità di allontanarci per ragioni inderogabili, l’avremmo fatto prima dell’inizio del brano, andando ad ascoltarlo in piedi vicini all’uscita, per dare agli altri spettatori ed al pianista il minore disturbo possibile.

IL BIVACCO

Cosa dire poi del bambino che bivacca per tutta la durata del concerto (anzi della finale di un concorso!) a bibite e patatine, non mancando di rumoreggiare schiacciando la prima ed accartocciando il sacchetto delle seconde, mentre la madre non fa una piega per richiamarlo all’ordine (e magari avrebbe fatto meglio ad evitare di rifornire il pargolo di vivande).
Del resto il buon esempio gli arriva dai più grandi - giovani, adulti ed anziani - che non possono resistere un’ora senza doversi attaccare alla bottiglietta dalla quale con poca eleganza bevono “a canna” mentre i musicisti che ci stanno offrendo la loro arte meriterebbero maggiore rispetto.
Forse ormai in troppi non sono più capaci di distinguere una sala da concerto con musicisti veri dal salotto di casa tiranneggiato dalla televisione. E non comprendono che luoghi diversi richiedono comportamenti diversi.

ET CETERA…

A tutto questo dobbiamo poi aggiungere, sempre in sala, il “soffiare rauco” dell’impianto di condizionamento e, dall’esterno, putroppo incontrollabili suoni di clacson e passaggi di autobus. In altre sedi non ci facciamo mancare lo sferragliare sotterraneo dei treni della metropolitana e le, indubbiamente necessarie, sirene dei mezzi di soccorso o della forza pubblica.
Al campionario si possono poi aggiungere anche i disturbi “musicali”: come in sala Puccini al Conservatorio quando, durante i concerti pomeridiani di MiTo, quindi con lezioni in corso nelle aule adiacenti, un malcapitato liutista è stato accompagnato nel suo repertorio barocco da gorgeggi di una soprano, da un accenno di Cavalcata delle Valchirie al pianoforte e da altri suoni vari (incluso un generico chiacchiericcio proveniente da chissà dove).
Ecco, contrapposti alla musica, tutti questi rumori ci fanno davvero capire quanto potremmo migliorare la nostra vita se le dessimo più spazio e migliore attenzione, e cosa invece perdiamo facendo il contrario, addirittura quando usciamo di casa per andare ad ascoltarla.

MA POSSIAMO FARCELA

Per 20 giorni, almeno due volte al giorno, su ogni palco di MiTo SettembreMusica 2016 prima di ogni concerto, Gaia Varon ha cominciato a cercare di invertire questo declino delle buone maniere richiamando i presenti a tenere i propri dispositivi mobili, oltre che ben spenti, anche ben chiusi nelle proprie borse e tasche.
Seppure con qualche immancabile eccezione - c’è sempre qualcuno che vuole distinguersi nel peggio - fortunatamente i più le hanno dato retta e l’ambiente di ascolto ne ha innegabilmente guadagnato.
Anche L’Eclettico, nel suo piccolo, da tempo cerca di fare la sua parte (Che spettacolo, emergenze sentimentali leggi di più >>>).
Se questi sforzi saranno sempre più condivisi da tutti coloro che organizzano manifestazioni musicali abbiamo fiducia che la luce che si vede in fondo al tunnel non è quella del treno in arrivo in senso contrario.

Giovanni Guzzi, ottobre 2016
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