L'Eclettico



La famosa invasione dei pianoforti in Brianza



Una festa di fiducia nei giovani

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LA FAMOSA INVASIONE DEI PIANOFORTI IN BRIANZA

Una festa di fiducia nei giovani


Ottima idea, e ben riuscita nella sua realizzazione, la “pensata” di accompagnare l’edizione 2016 del Concorso Internazionale Pianistico Rina Sala Gallo con innumerevoli iniziative dedicate al pianoforte (ma anche ad altri strumenti) che, per tutta la settimana in cui i giovani talenti si sfidavano nelle prove eliminatorie al Teatro Manzoni di Monza, hanno festosamente invaso la città, anche all’aperto con 7 postazioni fra Maratona pianistica, Music Corner (con musica non stop e non solo per pianoforte in Piazza San Paolo e Piazza Carrobiolo) e 4 Street Pianos.
Purtroppo ne abbiamo potute seguire solo un paio, nel giorno della finale, ma ci è bastato per constatarne la validità.

Innanzitutto gli "Street Pianos", con i pianoforti posti in punti strategici del centro a disposizione di chi vi si volesse esibire. Ci siamo piacevolmente soffermati accanto a quelli rispettivamente posizionati sotto i portici lungo il corso in via Italia - nei pressi di Piazza Trento e Trieste - e davanti al Duomo.
Peccato soltanto per l’eccessivo vociare dei passanti nei pressi del primo e per il fatto che entrambi fossero un poco “persi” in spazi forse troppo ampi, seppure bellissimi, come la piazza del Duomo; uno sfondo meraviglioso che dispiace fosse disturbato, in questo caso senza colpa di alcuno, dalle impalcature sul lato destro della sua facciata.

L’altra iniziativa che ci incuriosiva, era la “Maratona pianistica” nel chiostro degli Umiliati, ora sede dei Musei Civici.
Varcandone l’ingresso, sotto gli archi del suo portico occidentale, troviamo un pianoforte collocato proprio davanti alla lapide “Ad onore e ricordanza dei monzesi caduti nelle patrie battaglie 1848-49, 1859, 1860-66”. Scorrendone i nomi ci colpisce l’insolita frequentissima ricorrenza di Gio Batta: nome d’altri tempi, forse legato al patrono cittadino.
Personalmente viviamo come un omaggio a questi giovani che hanno perso la vita in modo cruento, l’avvicendarsi alla tastiera per tutta la giornata di altrettanto giovani pianisti: come solisti o in diverse combinazioni.

Da alcuni dettagli capiamo subito che l’iniziativa è ben curata sotto tutti i profili; anche quelli meno evidenti al pubblico ma che sono come la massa sotto la linea di galleggiamento dell’iceberg di cui si vede solo la punta emersa. Tralasciando di dilungarci nell’elencarli, non possiamo però mancare di evidenziare almeno l’attenta cura per gli aspetti logistici ed artistici che cogliamo nella meticolosa organizzazione sui tempi e nella proposta di repertori omogenei per autori che cronologicamente si avvicinano ai nostri giorni.
In questo contesto, quasi appartato della città, sembra di essere in un “altrove” sospeso in uno spazio-tempo non ben definibile.

A riportarci nella contemporaneità arrivano, purtroppo, gli schiamazzi intemperanti di frotte di ragazzi che passano per la via. Quale contrasto, questa superficialità, con l’applicazione e la serietà che invece permettono ai giovani pianisti che ascoltiamo di accostarsi all’arte da protagonisti capaci anche di porgerla al pubblico.
Per una prossima occasione proponiamo che i Music Angels, figure di tutoraggio opportunamente incaricate dall’organizzazione, per quanto possibile vigilino anche sull’atteggiamento dei passanti, se necessario richiamandoli ad un maggiore rispetto verso chi sta comunque facendo uno sforzo di concentrazione per interpretare al meglio le note che ha sul leggio o che, con ancora maggiore difficoltà, suona a memoria.
Un’altra indicazione che ci permettiamo di dare è l’invito, nell’annuncio dei pianisti, a presentarli non con il solo cognome ma anche con i nomi propri che, per citarli con completezza in queste righe, abbiamo “scovato” successivamente grazie alla cortese disponibilità di Sonja Toja, curatrice, per conto dell'associazione "Variazioni sul tema", della direzione artistica della Maratona e di tutta l'iniziativa.

Passando a raccontare la musica, la nostra Maratona comincia con l’ascolto dei Liebesliedervalzer di Brahms suonati a 4 mani da Patrizia Allegrini ed Andrea Di Benedetto.
Li segue Ario Sgroi, molto giovane ed altrettanto padrone della Rapsodia Ungherese n. 5 di Liszt che esegue a memoria. Un brano che ci sorprende: non troppo esperti del repertorio pianistico lo pensavamo un pezzo scoppiettante ed invece lo scopriamo sommesso e dolente. Capiremo poi perché quando ci verrà spiegato che si tratta di una marcia funebre.
Spostando lo sguardo dal pianista a sua madre, appoggiata alla base dell’arcone di ingresso, ci colpiscono il dolce sguardo amorevole che indirizza al figlio, e quello carico di disappunto che rivolge all’esterno, quasi potesse in questo modo far cessare il troppo rumore sciocco che arriva dalle strade di Monza, di cui già abbiamo detto, ed al quale si aggiunge l’immancabile insistente ronzio di un cellulare la cui proprietaria, credendo di passare inosservata, finge di non sentirlo.

Viene poi il momento della Grande Russia ed è molto brava Bianca Brecce ad introdurre il suo “Piccolo carillon Russo di autori vari” che, precisa opportunamente, hanno scritto brani pianistici ispirati alla tradizione popolare russa e molto noti nel paese, ma non altrettanto per noi.
Molto brava anche nel chiedere al pubblico, nel caso volesse manifestare apprezzamento per la sua esibizione con un applauso, a farlo solo al termine della successione di brani per non interromperne il flusso e l’atmosfera. Approviamo convinti!
Il primo brano, Valzer, di Alexandr Griboedov è bellissimo e ci cala proprio nel clima russo che la nostra fantasia ci propone quando pensiamo a questa terra. Meno intenso il Notturno "La separazione" di Michail Glinka, mentre è più decisa ed incisiva la Fantasia su un tema popolare russo di Kazinskij. Seguono due cantabili Romanze di Arthur Rubinstein e Rimskij-Korsakov che catturano l’emozione del pubblico prima che un secondo Valzer, di Vladimir Rebikov, lo conduca al finale: il Preludio op. 15 n. 9 di Alexandr Skrjabin.
Abbiamo voluto espressamente riportare tutti i titoli di questo carillon a beneficio dei “non pianisti” fra i nostri lettori che invitiamo a trovare il modo di ascoltarlo nella sua interezza: ne saranno contenti come i presenti che l’hanno applaudito al termine della serie.

In un programma pianistico dedicato alla Russia non può mancare il nome di Rachmaninov, provvede Alice Indorato suonandone i 3 Morceaux e, dopo di lei, sono invece in tre i pianisti a sedersi alla tastiera: Patrizia Allegrini ed Andrea Di Benedetto che, assieme ad Asaf Cohen, tornano in scena per offrirci la per noi prima assoluta occasione di ascoltare un brano suonato da tre pianisti sullo stesso pianoforte: ancora di Rachmaninov un Valzer a 6 mani.
Chiude infine la pagina Russa Martino Dondi che, presentandosi con la distinzione di un dandy britannico, affronta con cipiglio e sicurezza, e suonandola anche lui a memoria, la Sonata n. 1 op. 6 di Skrjabin.
Purtroppo il pubblico non conosce il brano e l’opportunità di riservare gli applausi alla fine e non al termine di ogni movimento in cui è suddiviso, come invece accade.
Siamo convinti che benemerite iniziative come questa Maratona debbano servire anche per familiarizzare il pubblico dei non competenti con la musica classica e le sue forme, quindi l’invito all’organizzazione, per prossime auspicabili riproposizioni dell’iniziativa, è quello di assegnare agli Angeli anche il ruolo di diffusori di semi di cultura musicale.
Ad ogni modo gli applausi reiterati non hanno niente a che vedere col solito pervasivo “scempio” dei cellulari, uno dei quali, nella borsa di una signora apparentemente di "alta società" ma non di altrettanta educazione, si mette inopportunamente a squillare, naturalmente proprio sul movimento più emozionante della Sonata.

Spiacenti di dover lasciare questa bella iniziativa, facciamo però in tempo a goderci almeno un frammento dell’ultima sezione della Maratona: La Musique parle Français.
A proporcelo è di nuovo Bianca Brecce, sempre intelligente nelle sue scelte di repertorio molto adeguate al pubblico che si può incontrare fuori dalle sale da concerto: in questo caso i primi due tempi dalla Sonatina di Ravel (unico suo brano con questo titolo) che attacca, senza scomporsi, nonostante l’iniziale accompagnamento, non proprio adeguato ma nemmeno così fuori luogo, della campana della vicina chiesa di Santa Maria in Strada che segna l’ora: sono le 17, dobbiamo affrettarci... oltre piazza Trento e Trieste al Manzoni sta per cominciare la finale del Sala Gallo, non possiamo mancare (leggi di più >>>).

Giovanni Guzzi, ottobre 2016
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