L'Eclettico



Se l’arte contemporanea “stride” sull’antica



Meglio che ognuno stia al suo posto

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SE L’ARTE CONTEMPORANEA “STRIDE” SULL’ANTICA

Meglio che ognuno stia al suo posto


Ottime notizie da Raffaello. Se sul riallestimento delle sale dei Marchigiani ed Emiliano-Romagnoli a Brera abbiamo annotato pregi e difetti, le novità della XXIV sono per noi solo positive, sempre che sia confermato quanto sembra sia stato preannunciato come ipotesi in vista per quando avrà termine l’esposizione temporanea dello Sposalizio della Vergine di Perugino che l’ha rivoluzionata.

Ovviamente è destinato a riprendere il suo posto il Cristo alla colonna di Bramante, temporaneamente “sfrattato” e “parcheggiato” nel box dei restauri. Dovrebbe farvi ritorno anche lo Stendardo di Luca Signorelli che già vi era presente tempo addietro.
Invece sembra che non vi vedremo più La Pietà di Pedro Berruguete (Paredes de Nava, 1450 circa – Ávila, 1504 circa). È noto che questo pittore, attivo nella corte di Urbino, ha ridipinto le mani del Duca nella celeberrima Pala Montefeltro di Piero della Francesca - Madonna col Bambino Santi e Angeli e Federico da Montefeltro -, perciò non ci sfugge e comprendiamo il pensiero di chi ha pensato di affiancarle una sua opera. Però il suo Cristo morto sorretto da due angeli non è che stesse benissimo in un contesto di arte sublime come quella espressa da Piero, Raffaello e Bramante nelle opere con le quali divideva lo spazio.
A maggior ragione la sua presenza “stonava” per il suo allestimento assolutamente stridente con il “monumento” al quale era stato giustapposto.

Ma la notizia per noi ancor più bella è la rimozione, dalla parete antistante i tre capolavori, dell’incombente Progetto per (Non)senso della visita di Giulio Paolini che l’occupava per intero dal 2015 quando vi è stato montato per la mostra Brera Contemporanea.
Personalmente, ma sono consapevole del fatto che altri visitatori la pensano diversamente, non apprezzo l’accostamento di opere contemporanee ai capolavori della storia dell’arte antica.
Come detto sopra per Berruguete, anche in questo caso so bene che l’elemento centrale del lavoro di Paolini è una diretta ripresa dell’apertura al centro dell’edificio dipinto da Raffaello nello Sposalizio della Vergine e quindi è in stretta relazione con esso.
Mi risulta anche che si tratta dell’unica opera contemporanea di artista vivente nel patrimonio della Pinacoteca e che si è voluta valorizzare accostandole gli altri quadri che Paolini ha appositamente realizzato e le avrebbe generosamente donato.

Sta di fatto che l’imponente dimensione dell’opera ed il suo colore bianco sono per me una presenza troppo ingombrante alle spalle di chi ammira Raffaello, Bramante e Piero della Francesca che gli stanno di fronte. Anche guardando loro, con la coda dell’occhio tutto quel bianco con le sue figure non si poteva non percepirlo dietro di sé ed era davvero un “fastidio”.

È anche vero che in passato forse non si stava tanto a sottilizzare e nello stesso ambiente coesistevano opere cronologicamente lontane di secoli, tuttavia lo stacco non era mai così forte come è quello di cui si sta dicendo, o sono altri analoghi.
Benvenuta perciò, se confermata, la decisione di rimuoverla.

Giovanni Guzzi, aprile 2016
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