L'Eclettico



Corelli accende "Le Grazie"



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CORELLI ACCENDE "LE GRAZIE"

La Magnifica Comunità di Enrico Casazza


Come ogni festa che si rispetti, anche per la festa del festival MiTo 2015 i fuochi artificiali sono il segnale che ci si sta avvicinando alla conclusione. E quale strumento si presta meglio alla fantastica esibizione di effervescenza e funambolico virtuosismo se non il violino? Così, in quattro giorni, fra il giovedì e la domenica sera eccoci offerto un appuntamento quotidiano con un grande solista. Mai però davvero da solo. Per lo più, a fare da filo conduttore di questa “sottosezione”, è la musica Barocca con prestigiose formazioni orchestrali a dialogare con il virtuoso di turno.

Si comincia in Santa Maria delle Grazie: Enrico Casazza è primo violino ma anche direttore del suo ensemble: La Magnifica Comunità.

Cartolina da Roma è il titolo della serata ed in repertorio ci sono i Concerti Grossi n. 4 e 3 dall’op. 6 di Corelli con i due violini primi a rincorrersi nei saliscendi dei rispettivi fraseggi in parallelo all’articolazione delle relazioni tra le due compagini nelle quali l’intera formazione è suddivisa: i cosiddetti “Concertino” e “Concerto Grosso” dal quale prende il nome la forma musicale.

Casazza quasi si inginocchia davanti al suo leggio, specialmente quando la musica si fa più frenetica, e come lui fecero, al loro tempo, i compositori formatisi sulle opere di Corelli. Inchinandosi a loro volta di fronte al Maestro - la cui musica, partita da Roma, spopolava già da alcuni decenni in tutta Europa - ne svilupparono l’idea musicale avviandola verso la matura forma del concerto solistico.

Lo dimostrano in programma Locatelli, Geminiani e Haendel. Il primo con il Concerto Grosso n. 5 op. 1 e con il Concerto n. 9 op. 3 dall’Arte del violino che, con le sue cadenze di alto virtuosismo, dimostra che l’evoluzione è ormai compiuta. Per suonarlo Casazza, come il play nelle partite di basket, dopo l’intervallo “chiama uno schema” diverso rispetto a quello del primo tempo suddividendo fisicamente in due sottogruppi i quattro violini secondi e spostando il quinto alla viola, per rinforzarne la sonorità.

Si torna alla disposizione iniziale per gli altri due concerti che seguono. Il n. 4 op. 6 di Haendel, che aveva conosciuto Corelli direttamente durante un soggiorno romano ma, successivamente e seppure indirettamente, continuò a "frequentarlo" anche a Londra, grazie a Geminiani che vi operava e vi aveva portato lo stile strumentale italiano. In questo concerto il tedesco presenta “un’opera ibrida che non è più un concerto da chiesa, nonostante i passaggi fugati, ma neppure è una suite di danze come un concerto da camera” (Livio Aragona).

Plateale ed esplicita, infine, è la derivazione del Concerto Grosso di Geminiani in chiusura: La Follia, trascrizione dalla Sonata op. 5 n. 12 per violino e basso continuo di Corelli.
Su questa musica trascinante è molto bello l’effetto della progressiva accensione delle luci della basilica che accompagnano il susseguirsi delle variazioni sul notissimo, antico, tema popolare e ne accendono i colori e le architetture bramantesche di cupola e transetto, che non è frequente vedere illuminati.

Giovanni Guzzi, settembre 2015
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