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Prego affrettarsi: san Benedetto va a Firenze



Come i banchieri fiorentini hanno "messo nel sacco" i finanzieri lombardi

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PREGO AFFRETTARSI: SAN BENEDETTO VA A FIRENZE (per 15 anni)

Ancora per pochi giorni riunito al Bagatti Valsecchi il Trittico di Antonello da Messina col San Benedetto del Castello Sforzesco accanto alla Vergine col Bambino e San Giovanni Evangelista.


Nei dintorni di Milano, in una sorta di pellegrinaggio laico molto simile a quello dei fedeli musulmani che a migliaia girano in senso antiorario intorno alla Ka'ba nel corso del rito del Hajj, c’è chi si sobbarca code pazzesche per fare lo stesso attorno ai padiglioni, spesso inaccessibili, di EXPO in vista della sua imminente chiusura a fine mese.

Ma a Milano un’altra scadenza è imminente e, a nostro modo di vedere, merita più attenzione, se non altro da parte di Milanesi e Lombardi in generale. Oltretutto non ci risulta vi siano code per accedere alla casa museo Bagatti Valsecchi dove, ancora per pochi giorni (fino al 28 ottobre), è straordinariamente ricomposto un capolavoro del primo Rinascimento italiano: il trittico di Antonello da Messina che vede la Madonna col Bambino fra i santi Giovanni Evangelista e Benedetto.

Le prime due tavole citate sono state acquistate dallo Stato nel 1996 per adempiere alle ultime volontà di Ugo Bardini, morto nel 1965, che aveva destinato i proventi della vendita dell’imponente eredità del padre Stefano, antiquario di gran nome, all’acquisizione di un’opera ragguardevole per la Galleria degli Uffizi.
Così recitava il suo testamento: “Nomino mio erede universale il Governo italiano e precisamente il Ministero della Pubblica Istruzione, con l’obbligo di destinare l’intera somma ricavata dalla vendita di tutti i miei beni all’acquisto sul mercato mondiale di uno – o al massimo due – opere d’arte di pittura o scultura di eccezionale importanza e di epoca non posteriore a tutto il secolo decimo sesto. Detta opera – od opere – potrà appartenere anche a scuola non italiana. L’opera acquistata – o le opere – sarà destinata alla Galleria degli Uffizi se di pittura; al Museo Nazionale del Bargello o ad altra galleria o museo dello Stato in Firenze se di scultura con il vincolo perpetuo di intrasferibilità da Firenze”.

La terza è, invece, proprietà della Regione Lombardia ed opera di spicco della Pinacoteca del Castello Sforzesco.
Ricordo che, ai tempi in cui Milanesi e forestieri si affollavano in coda (è una passione!) davanti al Museo Diocesano cittadino per ammirare la sua splendida tavoletta dell’Annunciata (si legga in proposito anche Maria, muta, guarda davanti a sé piena di dolcezza...), visitando i musei del castello ed imbattendomi nel San Benedetto, seppure inesperto d’arte e non avendone riconosciuto l’autore, anch’io subito mi resi conto di trovarmi di fronte ad un capolavoro e, verificatone il nome prestigioso sulla targhetta identificativa, mi domandavo perché mai i sopra citati appassionati d’arte la ignorassero: in genere non ci sono mai code nella pinacoteca del Castello Sforzesco.

La questione richiede un approfondimento al quale contiamo di dedicarci più ampiamente in un’altra circostanza, qui invece vogliamo soffermarci su un altro aspetto della vicenda: la prossima partenza di San Benedetto per Firenze per un soggiorno di 15 anni.
Eh sì, perché una prima ricomposizione del Trittico c’è già stata, proprio agli Uffizi, nel 2002 ma l’ambizione, legittima e condivisibile (se n'e scritto anche qui a proposito della Pala Pesaro di Bellini), era evidentemente quella di farlo non per una mostra temporanea ma in forma semipermanente.
Dallo stralcio testamentario sopra testualmente riportato, risulta evidentemente improponibile l’ipotesi di allontanare dagli Uffizi i due terzi del “trio” (che qualcuno ipotizza anche poter essere parte di una più ampia “macchina”). Perciò è effettivamente ragionevole che sia la Lombardia a fare il “gesto” di generosità, ed è con orgoglio che ci piace ancora una volta riconoscerci parte della Milano “coeur in man”!
Infine, diciamocela tutta: visto che dal Castello ancora recentemente sono state trafugate due antiche tavolette sotto gli occhi dei custodi (alcuni sempre gentili, bravi e professionali, altri non proprio all’altezza del loro compito… con maggiore responsabilità per chi ne sovrintende il coordinamento, ma anche di questo si dirà in altra circostanza) forse il nostro Santo nella nuova sede potrà anche essere maggiormente al sicuro… oltre ad avvicinarsi alle terre d’origine, sua e di chi l’ha dipinto.

A questo proposito con felice, ironica, osservazione c’è chi ha affermato che l’attuale “padano” presidente della Regione Lombardia sarebbe stato ben contento di rispedire a sud un “terun” come "l’Antonello" per riportarsi a casa un “lumbard” come "il Foppa". Eh già, perché come corrispettivo della cessione la Lombardia riceverà dagli Uffizi una tavoletta di Vincenzo Foppa: la Madonna col Bambino e angelo che Antonio Natali, già Sovrintendente della Galleria fiorentina prima della recente riforma, descrive come “soave e sensitiva […] di così casta e fine vena poetica e di così alte virtù espressive da costituire l’adeguata ricompensa al sacrificio sopportato dalla Regione Lombardia e dal Castello Sforzesco”. E continua, Natali: “Bisognerà subito dire che la concessione della Madonna col Bambino non è stata per gli Uffizi indolore, specialmente perché si trattava dell’unica opera di Foppa della Galleria”.

Certo chi qui scrive lo fa da una distanza incommensurabile (verso il basso, naturalmente) rispetto alla personalità appena citata, tuttavia viene da pensare che se davvero il Foppa in questione fosse un pezzo di tanto grande pregio, trattandosi dell’unico di questo artista in loro possesso difficilmente gli Uffizi se ne sarebbero privati, ed avrebbero fatto bene!
Al contrario a Milano non se ne sente la mancanza mentre la partenza del San Benedetto lascerà un vuoto incolmabile. Dunque ci si domanda se nella trattativa non si sarebbe potuto ottenere qualcosa di diverso.

Evidentemente i banchieri fiorentini si sono dimostrati più scaltri dei finanzieri milanesi e questo ci si augura che possa servire di lezione per il futuro.
Non sarebbe stata una scelta più opportuna esporre il trittico nel suo insieme alternativamente nelle due sedi per tempi più brevi dei 15 anni concordati?
Nelle Marche si fa così per il gruppo statuario di bronzi dorati per metà dell'anno custoditi ad Ancona, nel Museo Archeologico delle Marche, e per l'altra metà a Pergola (PU) dove sono stati ritrovati.
Con l’andirivieni vorticoso di dipinti al quale oggi sono soggette le collezioni d’arte la nostra non ci sembra una proposta impraticabile.

Infine un’ultima annotazione: chiunque abbia fatto almeno una partita al gioco del Monopoli sa bene che si fa pagare a ben caro prezzo la cessione di un terreno all’avversario che con questo può completare la serie di quelli di uno stesso colore già in suo possesso e, di conseguenza, vede moltiplicarsi il loro valore ed il pedaggio da far pagare ai giocatori che vi capitano sopra!
Evidentemente in Regione Lombardia sono troppo impegnati per trastullarsi con i giochi di società.

Più svegli sono stati al Bagatti Valsecchi visto che, prendendo parte a questa operazione (forse non ospitata al Castello, come sarebbe sembrato più naturale, perché qui si è puntato sulla nuova - discussa e discutibile - collocazione della Pietà Rondanini - leggi di più in Benedetta sia la copia >>>), hanno avuto l’onore di ospitare per alcuni mesi un’opera di grande prestigio grazie al cui richiamo hanno visto valorizzate anche le proprie sale e quanto in esse è custodito, come il capolavoro della raccolta: la bellissima Santa Giustina di Giovanni Bellini che per cultura ed epoca completa e si affratella ai dipinti in mostra temporanea. Al riguardo ricordiamo che, accanto a quelli citati, sono presenti nella nuova sala espositiva della casa museo una coppia di tavolette di Piero della Francesca raffiguranti l’Annunciata e l’Angelo annunciante provenienti dal Polittico della Misericordia del Museo Civico di Sansepolcro e, dal catalogo del Perugino sugli anni Novanta del XV secolo, il Cristo in Pietà della Galleria Nazionale dell’Umbria, cimasa della Pala dei Decemviri.

Potranno verificare di persona quanto affermiamo i visitatori che ci auguriamo di aver incuriosito con queste nostre considerazioni ed ai quali lasciamo le considerazioni artistico estetiche sulla Vergine, stupenda nel suo manto blu mentre il Bambino si aggrappa al suo velo e due angeli la incoronano di fiori, sul San Giovanni, col draghetto alato che esce serpeggiante dal calice che regge nella sinistra, e sul San Benedetto, che in vesti di vescovo guarda verso di noi… un poco imbronciato e con occhio un po’ torvo sotto la mitria.
Forse anche a lui la vicenda che abbiamo descritto non sembra così ben condotta da chi ne detiene la proprietà.

 
Giovanni Guzzi, ottobre 2015
© Riproduzione riservata
 

CREDITI FOTOGRAFICI

Antonello da Messina
San Benedetto
1470-1475 ca
Olio su tavola
105 x 43,5 cm
Raccolte d’Arte Antica, Pinacoteca del Castello Sforzesco, Milano.
Copyright Comune di Milano–tutti i diritti riservati.

Antonello da Messina
San Giovanni Evangelista
1470-1475 ca
Olio su tavola
105 x 33 cm
Galleria degli Uffizi, Firenze
Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo

Antonello da Messina
Vergine col bambino
1470-1475 ca
Olio su tavola
114,5 x 54,7 cm
Galleria degli Uffizi, Firenze
Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo

Vincenzo Foppa
Madonna con Bambino e angelo
Olio su tavola
41 x 32,5 cm
Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo