L'Eclettico



Grandi bacini di laminazione? No, grazie!



Una proposta alternativa per evitare le ricorrenti esondazioni dei corsi d'acqua del nord milanese, e non solo.

L'ECLETTICO - web "aperiodico"

GRANDI BACINI DI LAMINAZIONE? NO GRAZIE!

Ma una proposta alternativa c'è


Per evitare le ricorrenti esondazioni dei corsi d’acqua del Nord Milanese, interventi diffusi sul territorio sono: più convenienti per risolvere davvero il problema, meno costosi, più rispettosi dell’ambiente… e generano lavoro buono ed utile. Ecco perché.

C’è un territorio privilegiato dalla natura rispetto al pericolo di inondazioni, questo è il Nord Milano. Ticino, Adda, Lambro e Seveso corrono in alvei ben definiti; l’acqua di pioggia, anche nel caso di precipitazioni persistenti e intense, potrebbe agevolmente infiltrarsi nel sottosuolo, raggiungere le falde idriche sotterranee (spessi ed estesi strati di ghiaie e sabbie, separati da lenti di argilla discontinue) e fluire verso la bassa pianura.

Gli allagamenti che si registrano a Milano-Niguarda e dintorni, anche con piogge relativamente modeste, avvengono in concomitanza con le piene del Seveso, il corso d’acqua che più direttamente coinvolge Milano, e sono causati da:

I rimedi sono ovvii:

  1. ripristino della portata massima consentita del Redefossi: i tecnici di Metropolitana Milanese dichiarano che circa 1/3 dell’altezza della galleria è occupato da sedimenti compattati; della rimozione di questi sedimenti, ovviamente non agevole, nessuno fa mai cenno;
  2. ripristino della permeabilità del suolo del Nord Milanese, asportandone dovunque possibile le coperture che lo impermeabilizzano. Pure di questo nessuno parla mai;
  3. individuazione di aree golenali e/o casse di espansione in riva al fiume, inondabili senza gravi danni nell’occasione delle piene; purtroppo l’insana politica condotta da Autorità di Bacino, Regione, Province e Comuni, nonché dai privati, ha ridotto al minimo la possibilità di reperire le aree ove ubicarle.

Sarebbero comunque ancora possibili espropri per esigenze di tutela della pubblica incolumità, con ripristino della naturale morfologia delle sponde, accompagnati dalla ricerca delle eventuali responsabilità per occupazione del suolo entro la fascia di rispetto dei 10 metri dal fiume.
Anche di questo si parla solo per dire che non si può far nulla, mentre la stessa Autorità di Bacino del Fiume Po, proprio col pretesto della salvaguardia della pubblica incolumità, aveva immotivatamente giustificato la copertura per 400 m dell’alveo del fiume Seveso!
[cfr Lettera in data 11/09/2002 del Segretario Generale dell’Autorità di Bacino del Fiume Po dott. Michele Presbitero alla Sezione di Cusano Milanino de “L’Umana Dimora” ed a Legambiente Lombardia].

L’unica soluzione praticata è stata invece quella di far passare l’onda di piena “in casa del vicino”; così è nato il Canale Scolmatore di Nord Ovest (CSNO). Qualcuno, in tempi più recenti, ha poi sostenuto di potenziarlo, raddoppiandolo; ma ora non se ne parla più, anche perché i vicini (Pavia e Ticino) cominciano a reagire.
Anche il Canale Scolmatore di Nord Est, proposto da alcuni “lungimiranti”, è stato bocciato perché ci si è accorti che il Lambro, recettore designato, non sta in… buone acque.
Recentemente grazie ai 122 milioni di Euro di contributi strappati al governo nell’ambito del Piano Anti Dissesto Idrogeologico (fonte: Avvenire, 7 agosto 2015), è stata aperta la strada per il finanziamento di alcuni bacini di laminazione delle piene fluviali, ignorando che questi possono tamponare solo provvisoriamente i problemi, ma ne aggravano la risoluzione.
Ricordo ai lettori che chi scrive ha proposto una soluzione più semplice, efficace ed ispirata a criteri di equità e giustizia: la tariffazione, universale e proporzionata ai quantitativi in gioco, delle acque di pioggia da smaltire in fognatura, accompagnata da premi economici ai proprietari che abbiano mantenuto o convertano a “filtranti” elevate percentuali delle rispettive proprietà fondiarie precedentemente impermeabilizzate (si legga Un premio alla buona condotta - in senso idraulico!).

In attesa che questo regime tariffario inizi ad innescare un ciclo virtuoso di risanamento del territorio, per evitare un susseguirsi accelerato di gravi allagamenti in alcuni quartieri di Milano, può essere accettata la realizzazione di dispositivi provvisori e di minimo impatto ambientale per rallentare e/o smorzare l’intensità dell’onda di piena del Seveso e degli altri corsi d’acqua nord-milanesi.

A questo proposito illustro, nelle righe che seguono, i vantaggi di micro-serbatoi diffusi sul territorio, per l’accumulo provvisorio delle acque di pioggia, altrimenti destinate ai recettori fognari (un esempio al riguardo è la regolamentazione adottata nella città di Trento, che la nostra proposta intende estendere a tutte le impermeabilizzazioni pregresse).
Segue la disamina dei progetti promossi dall’Agenzia Interregionale per il fiume PO (AIPo) per impianti di grandi dimensioni.

Le MINI-VASCHE DI LAMINAZIONE DELLE PIENE sono serbatoi o bacini di piccole dimensioni (con capienza nell’ordine delle decine di metri cubi) che permettono di trattenere la pioggia caduta localmente nell’occasione di precipitazioni intense (e che non può infiltrarsi nel sottosuolo per parziale impermeabilizzazione della superficie fondiaria) e di rilasciarla lentamente nella rete di drenaggio di superficie nelle ore e nei giorni successivi.

I BACINI DI LAMINAZIONE (del tipo di quello progettato per Senago MI), adempiono allo stesso scopo, ma sono studiati per raccogliere le piogge cadute su vaste superficie di terreno ed hanno capienza molto maggiore, dell’ordine delle centinaia di migliaia di metri cubi.

PERCHÉ “SI” ALLE MINI-VASCHE (permanenti o provvisorie)
Le mini-vasche sono da preferire per svariati motivi, fra i quali cito:

PERCHÉ “NO” AI GRANDI BACINI DI LAMINAZIONE
Tutte le ragioni esposte a favore delle mini-vasche sono altrettante dimostrazioni contro i bacini di laminazione di grandi dimensioni: questi ultimi non solo non si conciliano con l’impegno inderogabile ad un progressivo risanamento del territorio, ma addirittura contribuiscono ad aggravarne il dissesto.
In più possiamo aggiungere che, mentre le piccole vasche vengono, per motivi di convenienza anche economica, realizzati su sedimi già impermeabilizzati (sotterranei di edifici e di autorimesse, sottosuolo di piazzali, parcheggi, ecc.), i grandi bacini richiedono occupazione di estese porzioni di terreni vergini.
Questi terreni vengono:

Tutto ciò comporta:

Mancata infiltrazione dell’acqua di pioggia e conseguente incremento della portata dell’onda di piena in proporzione all’area occupata dal bacino e dalle aree di servizio. Ogni ettaro interessato da un bacino di laminazione (più di 15 ettari per la sola superficie d’invaso nei bacini di Senago), per una pioggia di 100 millimetri al giorno, riversa verso i collettori un volume giornaliero di 1.000 metri cubi (che in assenza del bacino si sarebbe infiltrata nel sottosuolo), con un incremento di portata di 12 litri al secondo, se distribuito sull’intera giornata, ma ancora maggiore se rapportato alla più breve durata delle ordinarie onde di piena.
Interferenza con le acque di falda: per ridurre i costi di realizzazione i progetti prevedono grandi profondità di escavazione; il fondo dei bacini è fin d’ora al di sotto del livello attuale di falda; qualora i fenomeni naturali in corso abbiano a proseguire e la falda debba sollevarsi ai livelli dell’anteguerra (molto più elevati di quelli previsti nel “franco” di progetto), i bacini risulterebbero sottoposti ad una spinta idrostatica superiore a quella prevista, con problemi idraulici (le stazioni e gallerie realizzati a Milano da Metropolitana Milanese insegnano: si legga in proposito Ingegneri di Metropolitana Milanese, studiate Leonardo!) e di contaminazione idrica giganteschi. Degradazione del territorio: chi conosce ed ama la natura sa distinguere un lago artificiale da un lago naturale, un canale da un fiume, una fogna da un ruscello. I grandi bacini di laminazione saranno realizzati in aree di parco; queste verranno degradate dal punto di vista paesaggistico, ma non solo: le acque dell’onda di piena trascinano anche liquami civili ed industriali che ristagneranno nei bacini di laminazione per giorni e settimane. Eppure AIPo e Regione Lombardia, in un pieghevole attualmente in distribuzione nel quale si illustra il progetto con la forma di risposta alle domande frequenti, promuovono l’Area di Laminazione di Senago, nel Parco delle Groane, come motore di “… riscoperta e fruizione dello spazio pubblico da parte della popolazione, attraverso … percorsi ciclabili e la tutela della biodiversità”. Complimenti!

Nota Bene
Le considerazione qui esposte, di particolare attualità in questi mesi nel Nord Milanese, sono applicabili per le aree edificate in condizioni di “pianura alluvionale”. Richiedono invece adattamenti specifici nel caso di edificazioni su dorsali collinari o montane o su terreni acclivi (come nelle aree appenniniche e nelle valli alpine).

 
Umberto Guzzi, geologo - Gruppo Naturalistico della Brianza, settembre 2015
© Riproduzione riservata
Rilanciato da Natura e Società, n.4 - dicembre 2015