Se non proprio artistico, un legame storico geografico con la chiesa di San Pietro in Gessate l’Enseble Enerbia, che vi ha proposto un programma di musica popolare dalle valli montane delle cosiddette Quattro Province, in un certo senso in effetti lo ha. A rivelarlo è l’introduzione a cura del FAI che, in questa come in altre sedi dei concerti di MiTo, precede la musica illustrando i valori storico-artistico-architettonici dei luoghi che la ospitano.
E dunque, se la chiesa, edificata in epoca sforzesca, conserva un ampio ciclo di affreschi dedicato a Sant’Antonio Abate, fondatore del monachesimo, i musicisti provengono da Bobbio, oggi in provincia di Piacenza ma un tempo provincia di Pavia e sede di una delle più antiche ed importanti abbazie d’Italia: l’abbazia di san Colombano che quest’anno celebra i 1400 anni dalla fondazione da parte del santo monaco irlandese che vi arriva nel 613, quando i re longobardi gli assegnano quelle terre.
Dalle province citate e da quelle confinanti di Genova e Alessandria, un’area geograficamente molto ristretta ma la cui musica è ben conosciuta in tutta Europa per essere una tradizione tuttora viva delle valli di collegamento fra Pianura Padana, Milano e il mare (dalle valli piacentine come la val Trebbia e la val di Nure fino a Santa Margherita Ligure), questo pomeriggio musicale ci propone canti e ritmi tradizionali, per lo più musica non “da concerto” ma, ad esempio, legata momenti importanti della vita comunitaria come i matrimoni o che, nel piacentino, tuttora si balla durante le feste di paese, rigorosamente eseguita dal vivo.
Trattandosi, nel nostro caso, dell’esibizione in una chiesa, Maddalena Scagnelli, voce e violino del gruppo, dimostrando grande sensibilità spiega che, per rispetto al luogo sacro, la scelta dei brani in scaletta si è appunto orientata su brani che a questo ambito possono essere ricondotti.
Si sono così potuti ascoltare canti di lode alla Vergine Maria, anche di origine molto antica e con riferimenti alla musica colta (come il gregoriano), testimonianza del sacro cristiano che soppianta i riti precedenti: la stupenda Beata es Maria e la meravigliosa antica lauda Nitida Stella eseguita come bis.
Altri legati proprio al rito del matrimonio e ad alle fasi che lo precedono: il fidanzamento, gli appuntamenti ed uno degli aspetti più significativi della vita: l’innamoramento, che oltre alla gioia può però portare anche dolore. Come in Ragazzine vi prego ascoltate, in cui una donna racconta la sua grande sofferenza per l’amore perso nella Prima Guerra Mondiale, un canto struggente ma rasserenato dalla dolcezza della melodia.
O come in Serenin, un acquerello musicale nel quale si narra del matrimonio di una di due sorelle “una è bionda e l’altra è bruna”, l’una che “somiglia al sole, l’altra alla luna” nel cosiddetto “serenin” l’ora incerta e misteriosa che sta fra il tramonto del sole e la prima notte e che suscita pensieri ed immagini malinconiche, come quella dello sposo che durante la celebrazione delle nozze guarda la sposa e le vede piangente.
Chi è particolarmente sensibile faccia attenzione che può capitare anche in pieno centro a Milano! Magari sotto gli occhi indagatori di Leonardo da Vinci in cima al suo monumento, mentre la notte scende su piazza Scala, le luci si accendono in Galleria, facendola assomigliare ad un dipinto, ed una coppia di artisti di strada esegue brani jazz nell’andirivieni di chi rientra a casa dal lavoro, degli ospiti stranieri incolonnati in visita turistica e di chi, tutto elegante, si avvia al concerto nel Teatro del Piermarini!
Ma la vita e la musica propongono anche positività. La Santa Croce, ad esempio, è un cosiddetto cantamaggio: canto beneaugurante eseguito nelle questue fra fine aprile e maggio in cambio del quale i cantori chiedevano uova ed altro cibo.
E, ancora, Bela Nova, un canto romantico, antico di centinaia di anni, per voce e chitarra, in cui si porta la bella notizia – meno male! - di una proposta di matrimonio accolta favorevolmente.
La segue una marcia di strada che, nella sua denominazione, Perigordino - nome di una regione francese – rivela gli stretti e frequenti rapporti delle Quattro Province con la Francia fin da tempi molto antichi.
Si tratta di un brano strumentale che veniva suonato per accompagnare il percorso della sposa da casa verso la chiesa e dal luogo della cerimonia al luogo della festa, come se fosse un corteo. Assieme a questa, ad intercalare i canti l’Enerbia introduce altre composizioni strumentali come danze dalle denominazioni più classiche, il valzer che ha aperto il concerto o, per restare al filo conduttore del programma, il Valzer degli sposi - il primo ballo che la sposa intreccia col padre o il marito durante la festa - ed altre che fanno riferimento all’area di provenienza: Monferrina, Alessandrina… Balli collettivi da eseguire in cerchio, e che richiedono energia ai danzatori perché i passi non sono "lisci" ma prevedono saltelli!
Strumenti caratteristici di questo repertorio e presenti in varie combinazioni accanto alla voce sono l’immancabile chitarra, la fisarmonica ed il piffero, solista nella Monferrina e strumento che merita qualche ulteriore nota che ne illustri le peculiari caratteristiche.
Normalmente sono chiamati pifferi i piccoli flauti. Il piffero appenninico (denominazione che sembra quasi “ornitologica”!), altrimenti detto oboe popolare, è invece uno strumento ad ancia doppia dal suono selvaggio, molto simile a quello della bombarda francese, e che ha conservato immutate le sue caratteristiche dal rinascimento fino ai nostri giorni. L’ancia è inserita nel musotto, poi una vera unisce il corpo principale alla campana. La sua particolarità che più incuriosisce è la lunga piuma che vi è attaccata. Negli strumenti odierni è soltanto un ornamento ma in origine serviva anche per pulire lo strumento dalla condensa che si forma al suo interno suonando.
Giovanni Guzzi, settembre 2015
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