L'Eclettico



Cristiani d'Egitto



L'ECLETTICO - web "aperiodico"

CRISTIANI D’EGITTO

la Messa dei Copti: incensi e melodie orientali per l’unico Dio

 
Tawadros II, Papa della chiesa di Alessandria d’Egitto (o chiesa ortodossa copta, che significa semplicemente egiziana) e 118° successore di San Marco sulla cattedra di una delle prime quattro sedi patriarcali nella storia della cristianità (con Gerusalemme, Antiochia e Roma) in maggio ha incontrato a Milano l'arcivescovo Angelo Scola.
Una sede episcopale di questa chiesa ortodossa del paese più popoloso del Medio Oriente si trova a Cinisello Balsamo, comune immediatamente a nord di Milano.
Con un'amica abbiamo perciò pensato di restituire la visita partecipando alla loro messa domenicale. Anche come gesto di solidarietà ai cristiani d’Egitto feriti dall’insensata violenza che ha colpito fedeli e luoghi sacri nella loro terra d’origine.
Non appena varcato il portoncino d’ingresso nel cortile, il bianco calce degli edifici e la presenza di archi e cupolette subito ci proiettano nel Nord Africa. Sono le 8.30, la messa è cominciata già da un’ora ma abouna (padre) Rafael ci ha consigliato di arrivare più tardi: “È una messa molto lunga” (finirà dopo le 11).
Anche altri fedeli non la seguono dall’inizio alla fine ed alcuni vanno e vengono. Con noi arriva una famigliola, elegantissima nei “vestiti della festa”.
Per entrare in chiesa si percorre un corridoio vigilato da un’immagine sacra che i fedeli sfiorano prima di  farsi il segno di croce. Guidati dall’odore dell’incenso e dalla tipica cantilena mediorientale giungiamo in un’aula ampia e luminosa. Prendiamo posto cercando di non dare troppo nell’occhio, ma non passiamo inosservati: qui gli stranieri siamo noi! Notiamo che gli adulti siedono rigorosamente separati: le donne a destra, gli uomini a sinistra; uno di noi è fuori posto! Ma nessuno ci fa osservazioni.
 
L’altare è in una nicchia oltre il velo sollevato al centro dell’iconostasi rilucente dell’oro delle icone che la decorano. Attorno ad esso il sacerdote ed altri assistenti compiono i riti sacri. La liturgia procede con l’incessante “recitativo” di preghiere, letture e canti della voce guida alla quale rispondono i fedeli.
Ci sorprendiamo a riconoscerne i diversi momenti anche quando la lingua usata è l’arabo; alternato all’italiano perché, ci spiegheranno, i bambini sanno meglio la nostra lingua!
E ce ne sono tanti, abouna Rafael ne è orgoglioso e ci tiene a farcelo notare. L’età media dei fedeli è giovane.
Guardandoli fa impressione pensare che ogni domenica, nel mondo, altri cristiani come questi che sono accanto a noi non sanno se, finita la messa, potranno tornare a casa incolumi o saranno vittime di attentati.
Alla comunione tolgono le scarpe e, scalzi, si mettono in fila sui tappeti disposti fra le panche e la ricevono in forma di pane ed acqua, che il sacerdote porge alle labbra con un cucchiaino. Per accostarci anche noi dovremmo avere un’autorizzazione del vescovo. Però ci offrono di prendere il pane benedetto dal cesto che si passano l’un l’altro fra i banchi come poco prima il cesto delle offerte, che ognuno mette in una piccola busta consegnata da un’incaricata.
Terminata la celebrazione abouna Rafael si ferma alle porte della chiesa dove saluta ad uno ad uno tutti i fedeli (in fila in paziente attesa) con una parola ed una benedizione particolare per ciascuno.
 
Giovanni Guzzi, novembre 2013
© Riproduzione riservata