La speranza nel carretto
L'ECLETTICO - web "aperiodico"
LA SPERANZA NEL CARRETTO
Firenze. Tarda primavera del lontano 1945. La guerra è finita da pochi giorni e dalla Germania cominciano ad arrivare, su convogli speciali delle Ferrovie, i soldati, ex prigionieri di guerra, che non avendo aderito alla Repubblica Sociale Fascista erano stati deportati nei campi di lavoro tedeschi.
Sono circa 600.000 uomini. Molti di loro sono malati, sfiniti dalla fatica e dalle privazioni, e lo sforzo organizzativo nelle varie città per accoglierli, curarli, rifocillarli ed avviarli alle loro destinazioni definitive si presentava enorme. Si è chiesto allora aiuto alle strutture dei Partiti politici, da poco organizzatisi in un paese distrutto, povero e da rifondare.
È stato così che mi sono trovata, una mattina, con una compagna del Partito Comunista, nel quale militavo, tra le stanghe di un pesante carretto, carico all’inverosimile di ortaggi multicolori da portare alla grande Caserma sul Lungarno della Zecca Vecchia…
In realtà ci eravamo presentate alla Caserma alle 5 della mattina per ricevere gli ordinativi e prendere in consegna il prezioso carretto cigolante da sospingere poi sull’acciottolato sconnesso delle strade ancora addormentate fino alla grande Piazza del Mercato. Qui si trovavano già i contadini appena arrivati dalla campagna che, liberati asini e cavalli dai loro carri, erano intenti a sistemare le ceste di frutta e gli ortaggi rugiadosi sopra i banconi… Era questo il momento che, precedendo l’arrivo dei clienti abituali, era adatto per scegliere, contrattare, acquistare e poi caricare con metodo, in piramidi vertiginose, gli ortaggi e la frutta sopra il nostro carretto.
Vinta poi, faticosamente, la sua inerzia ci siamo avviate lentamente verso la Caserma sospingendo e tirando a quattro mani quel grande peso, bene attente a non farlo incagliare in qualche inciampo imprevisto che ci avrebbe bloccate. Ma invidiavamo la sapienza dell’asino!
Siamo arrivate alla Caserma quando già erano suonate le 6. Il carretto è stato subito preso in consegna e scaricato dai soldati mentre noi scendevamo agli inferi delle immense cucine… In quegli antri in penombra tutto sembrava fuori misura come in una fiaba stralunata: nelle marmitte avrebbe potuto nascondersi un uomo mentre i mestoli sembravano pale ed i coltelli minacciose mannaie…
Per alcune ore saremmo state occupate con cumuli di patate e di cavolfiori, turno di un lavoro modesto, ma che aveva suscitato discussioni teoriche, mentre a noi appariva la semplice continuazione del nostro impegno, il bisogno di rispondere al mutare delle cose, essere comunque presenti…
Il nuovo ruolo modesto, ma ineludibile, di una piccola ruota in un grande ingranaggio complesso lentamente si sarebbe esaurito… Dopo la devastazione fascista la partecipazione alla Cosa pubblica si affermerà ogni giorno di più mentre, tra le stanghe di un carretto carico all’inverosimile di ortaggi, rinasceva la speranza.
Anna Piccardi, novembre 2013
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