L'Eclettico



In bici la festa è più festa



L'ECLETTICO - web "aperiodico"

IN BICI LA FESTA È PIÙ FESTA

Che storia ragazzi!!!

 
“Venerdì si sposa Valeria, mia figlia.” mi dice Lino, il simpatico signore che abita nel mio palazzo. “Dai venite a vederci”, continua con entusiasmo. Sinceramente il giovedì sera mi sarebbe toccato il solito turno di notte “Mah. Sì forse, devo vedere.”
E intanto ci penso un po' su.
“Dai venite, portate anche i bambini, dopo la cerimonia ci spostiamo tutti in bici.” se ne esce Lino. “Cosa!?” No dico, ho capito male.
Il venerdì mattina, alle dieci e 40, con Gabriel e Nicole, siamo a cavallo delle due ruote ad aspettare la sposa fuori di casa.
Eccola! Vestito bianco con un vistoso fiocco verde dietro la schiena. È accompagnata da Lino. Appena esce di casa e si reca a piedi verso la chiesa, subito come schegge dal cielo ecco due tipi elegantissimi sfrecciare per strada con le loro bici. Il percorso è brevissimo, in men che non si dica siamo sul sagrato.
Quasi quasi non troviamo neppure un palo per legare le bici da tante ce ne sono, pare di essere ad Amsterdam.
Ma quello chi è?
Caspita è lo sposo. Diego.
Vestito grigio, cravatta verde e, udite udite, All Star verdi.
Che personaggio.
La cerimonia è di quelle che non si scordano, una delle letture, quella del Cantico dei Cantici, mi intenerisce, l'avevamo scelta anche io e Deborah per il nostro matrimonio, e che dire del coro con le canzoni di don Bosco, da ex allievo salesiano mi sono commosso.
Scambio degli anelli, lacrima di papà e mamma, applauso, si sono sposati.
Inizia quello che non so come definire se non una delle cose più folli, più belle, più originali, più casinare, più emozionanti, più, più, più.
Tutti in sella, tanti muniti di fischietto, palloncini colorati appesi alle bici, un tizio diversamente abile con la sua hand bike (credo si scriva così) spicca in mezzo a tutti. Perché è diverso dagli altri direte voi. Certo che è diverso rispondo io, è il più figo di tutti.
E gli sposi dove li abbiamo lasciati?
Eccoli su una bibici, e chi non sa cos'è una bibici vada a vederselo su internet perché non ho tempo di spiegarvelo, non per cattiveria, è che gli sposi stanno per partire e io non ho ancora slegato le bici mia e dei miei figli.
Cavolo si parte! Sdedeng, sdedeng, sdedeng, ovviamente non potevano mancare le lattine dietro ai pedali degli sposi.
Palloncini fischietti e bici invadono le strade di Milano, e poco importa se la fiumana di ruote blocca il traffico, gli automobilisti spengono il motore delle auto, applaudono fischiano, suonano i clacson. Chi si è perso il passaggio della sposa chiede ai ciclisti, “Ma è per la pace?” “È un matrimonio, ma va bene anche per la pace.”
C'è un tizio che è una via di mezzo tra Indiana Jones e Brad Pitt, capelli biondi e lunghi legati in una piccola coda e cappello di paglia a tesa larga. E che dire del ragazzo con quei baffoni alla Vittorio Emanuele, eccezionale. E le donne? Elegantissime, con i loro bei vestitini colorati e il rimmel che fa a pugni con il sudore, su un po' la gonna senza pudore e pedalare.
Fermi ai semafori in gruppo diamo il meglio. La gente si affaccia dai balconi e applaude, i negozianti escono per strada a salutare. Dopo un paio di chilometri entriamo nella pista ciclabile della Martesana, ora tutto è un po' più tranquillo, ma l'euforia e l'entusiasmo non tramontano. Una ragazza sulla bici da corsa molla il colpo e si fa portare in canna dal fidanzato mentre un amico si offre di tirare la bici abbandonata. Un bimbo cade, nessun problema, come un guerriero di Sparta sale in sella e riparte.
Dopo cinque chilometri, colpo di scena, i nostri eroi hanno organizzato un simpaticissimo pit stop con rinfresco presso l'anfiteatro nel parco Martesana. Che spettacolo.
Lo spumante gelato va giù che è un piacere, con moderazione ovviamente, due olive qualche patatina, mentre lo sposo instancabile continua a fare girotondo in sella al suo velocipede con la sua signora incollata dietro.
Niente di più facile che ora arrivi qualcuno a chiederci l'autografo, siamo l'ombelico del mondo.
“Dai tutti sulle gradinate per una foto.” Esorta Diego appena sceso dalla bibici. “No dai,” dico io, “io sono un imbucato, manco ci conosciamo. Non voglio rovinare la foto mettendomi in mezzo.” “Tranquillo sono un imbucato anch'io.” Risponde lo sposo senza fare una piega.
Dopo qualche minuto, di nuovo tutti in sella verso il ristorante che si trova al parco Lambro, altri cinque chilometri. Gabriel e Nicole resistono bene. Ancora chiasso e clamore, sorpresa e complimenti da parte di estranei travolti dall'entusiasmo.
L'arrivo al ristorante coglie gli invitati stanchi, sudati ma gioiosi. Insieme ai bambini saluto gli sposi e ringrazio della bella iniziativa.
Che spettacolo.
Buona vita ragazzi.
 
Maurizio Costa, settembre 2013
© Riproduzione riservata
 
Rilanciato da Ciclobby Notizie n. 3 novembre 2013 pag. 14