L'Eclettico



Lo spot sullo Stop



Che fa paura a chi va in bicicletta

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LO SPOT SULLO STOP…

 

Che fa paura a chi va in bicicletta

 
Non rubare: in TV e sul web, da dicembre 2014, di tanto in tanto mi capita di imbattermi in uno spot della fondazione ANIA per la sicurezza stradale che porta questo titolo; un voluto rimando al settimo comandamento della Bibbia.
Nelle ottime intenzioni dei committenti, assieme ad altri 4 (Non uccidere, Onora il padre e la madre, Non commettere atti impuri e Non desiderare la donna d’altri) vuole sensibilizzare chi si trova al volante o in sella a una moto ad essere prudente e responsabile, evitando comportamenti pericolosi per sé e per gli altri utenti della strada.
Si stigmatizzano il parlare al telefono mentre si guida, spericolatezza e velocità eccessiva, abuso di alcool, casco non allacciato…
In Non rubare l’ammonimento è di fermarsi allo STOP. La conseguenza del suo mancato rispetto è un ciclista travolto che vola sul cofano dell’auto che lo investe e le rotola sul tetto… La scena successiva è un primo piano degli occhi sbarrati dell’investitore sconvolto con la voce fuori campo che contabilizza: “250 ciclisti morti per incidente stradale, ricordalo”!
Temo, purtroppo, che questo video manchi l’obiettivo cercato - di esercitare una positiva azione sulla coscienza di chi va in auto - ed ottenga, viceversa, un non voluto e collaterale effetto terroristico in chi ha già paura del traffico a motore, confermandone i timori e dissuadendolo dall’affrontarlo in bicicletta.
Sarò psicologicamente ipersensibilizzato da una personale vicenda ciclo-ortopedica che mi condiziona pesantemente la vita da 2 anni e mezzo ma, nonostante io sia abituale ciclista, la scena dello schianto associata al numero delle vittime a due ruote devo dire che hanno impressionato anche me.
Sempre da pedalatore metropolitano, fermando il video al minuto 0:38 (appena prima dell’incidente), osservo che il ciclista ha visto che l'auto arriva lanciata ma, anziché fermarsi come avrebbe fatto chiunque, va avanti lo stesso quasi “puntandola”: è chiaro, lo stuntman protagonista dello spot deve mirarla bene per non farsi male!
Per di più la vittima viaggia di notte in mountain bike senza parafanghi né luci e senza il gilet fosforescente obbligatorio su strade extraurbane, quali sembrano essere quelle dell’incrocio dove è ambientata la scena.
La maggior parte degli automobilisti che vedranno questo video (sempre tanto benevoli verso le proprie infrazioni quanto intransigenti verso chi sulle due ruote leggere osa percorrere le medesime carreggiate) diranno: “Ma tu guarda quel c…… di ciclista (naturalmente estendendo il concetto all'intera categoria di chi va in bici) come va in giro! Per forza poi gli vanno addosso”.
L’impressione che si ricava dalla visione di questo prodotto è, in definitiva, che regista e committenti non sappiano cosa significa andare in bici e, girandolo con un'ottica da conducenti di autoveicoli, abbiano involontariamente prodotto uno spot “anti-bici”.
Mentre ne guardavo la prima parte (che precede lo scontro) cercavo di indovinare con quale forma di contrappasso il regista avrebbe punito il ladro che non rispetta lo STOP.
Invece che vederlo abbattere il malcapitato ciclista mi aspettavo che, una volta varcata la porta tipo Stargate, sarebbe stato lui a venire piallato - chessò - da un rullo compattatore schiacciasassi, come Wile Coyote nei cartoni animati, oppure calpestato sotto gli zoccoli di una carica di Ussari o, ancora, stritolato dai cingoli dei carri armati di una parata militare nord coreana o fatto a fette dai carri falcati degli antichi Persiani.
Poteva finire sul parabrezza di un tir transoceanico americano, contro un treno, sulle corna di una mandria di bisonti, in mezzo ad un gregge di pecore (se a chi legge è capitato di incrociarle lanciate in corsa su uno stretto sentiero capirà bene quel che intendo) o - perché no? – sotto le ruote della volata del gruppo compatto sul traguardo della Milano - Sanremo o di una Critical Mass di ciclisti inferociti...
Vabbé, mi fermo qui, la sostanza è che avrei voluto vedere lui uscire a pezzi dall’appuntamento, e credo che la cosa avrebbe avuto un impatto pedagogico più convincente su chi guida autoveicoli.
Invece questo spot, se penso che in giro simili d......... ci sono davvero, mette paura a me ad andare in bici!
Vedano qui i lettori se ho interpretato male io.
 
Giovanni Guzzi, aprile 2015
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