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L'Italia sott'acqua



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L’ITALIA SOTT’ACQUA

 
 
L’Italia sott’acqua: le ricorrenti immagini di paesi e città allagate fino ai primi piani degli edifici dopo piogge non sempre di intensità eccezionale cominciano a far quasi pensare che la nostra penisola si stia trasformando in una laguna.
Ogni volta che accade tutti ascoltiamo le voci dei cittadini indignati per i disagi e i proclami dei politici con richieste di aiuti dallo Stato per fronteggiare la “calamità naturale”.
Ed ascoltiamo anche le voci dei tecnici… voci che danno un’impressione di consapevole tristezza, ridotti come come sono a stereotipati personaggi da commedia: chiamati dopo ogni disastro a ripetere stancamente la risaputa litania del dissesto del territorio, dell’incuria, della mancanza di prevenzione e poi di nuovo messi da parte… fino alla prossima sciagura.
Ma non occorre essere esperti per capire le ragioni di quel che succede, si tratta di fenomeni naturali di cui anche gli studenti più svogliati hanno letto qualcosa sui libri di scienze.
Chi ha proseguito gli studi ha poi approfondito; quindi quello che accade, e di conseguenza quello che occorre fare, è ben noto.
In estrema sintesi: i movimenti della crosta terrestre sono il “carpentiere” che costruisce le montagne, gli agenti atmosferici sono il “demolitore” che tende a rispianarle e le acque sono il “nastro trasportatore” che raccoglie i materiali e li ridistribuisce per ricominciare altrove il ciclo.
Si tratta di fenomeni impossibili da fronteggiare “muro contro muro” (anche perché “gutta cavat lapidem”!), quel che si può (e si deve) invece fare è conoscerli, tenerli in considerazione ed assecondarli.
Spesso si dice che la politica è assente… non siamo d’accordo, è ben presente ed infatti quel che succede è esattamente il risultato di ciò che quotidianamente, con tante piccole scelte, programmiamo e realizziamo.
In proposito non si può fare a meno di rilevare che l’abusata espressione “calamità naturali” dovrebbe essere più correttamente sostituita da “catastrofi pianificate”.
Ribadiamo il concetto sottolineando che, però, anche i semplici cittadini hanno le loro responsabilità.
E constatiamo che, al di là delle spinte localistiche di ritorno, seppure in questo poco onorevole ambito, l’unità d’Italia è una realtà!
Sono infatti accomunate dal ritrovarsi “a mollo” le cosiddette “arretrate” regioni del Sud, ma anche la Liguria, il Veneto e la stessa Capitale.
E se Roma spesso piange anche Milano, la cosiddetta “Capitale morale”, non ride.
Proprio il caso concreto del capoluogo lombardo, di cui abbiamo conoscenza più diretta, può essere esemplare anche per altre situazioni (con l’avvertenza che i parametri in gioco saranno evidentemente diversi).
 
Giovanni Guzzi, marzo 2013
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