L'Eclettico



Un vero Hidalgo



Jordi Savall dirige Ravel

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UN VERO HIDALGO

Jordi Savall dirige Rameau con l'orchestra del Re di Francia

 
“Già mi piace” esclama la signora che ci siede accanto. Occorre precisare che Jordi Savall non è ancora salito sul suo podio e il suo ensemble “Le Concert des Nations” ha appena preso posto sul palco della sala Verdi del Conservatorio e sta ancora, semplicemente, accordando gli strumenti!
Ma c’è attesa, anche da parte nostra, per la nuova opportunità che ci è offerta di poter ascoltare dal vivo questo grande musicista.
Il programma del concerto è tutto incentrato su Jean-Philippe Rameau di cui MiTo vuole così commemorare i 250 anni dalla morte.
A dirla tutta quale sia il repertorio che verrà suonato non è poi per noi granché importante. Un po’ come per la signora citata in apertura, anche a noi Jordi Savall piace qualunque sia la musica che ci andrà a proporre.
È stato così fin dalla prima volta in cui l’abbiamo ascoltato, anche allora assieme al suo “Le Concert des Nations”. Eravamo al cinema e Savall era protagonista della colonna sonora (premiata con il César) del film Tutte le mattine del mondo incentrato sul rapporto fra Marin Marais, musicista da camera del re Luigi XIV, e il suo maestro Monsieur de Sainte Colombe.
Intanto l’accordatura termina e Savall raggiunge i suoi musicisti.
È un vero hidalgo spagnolo. Nobile nell’aspetto e nel vestire, nel portamento e nella elegante e composta gestualità con la quale dà il via alla musica e la governa. È davvero curioso constatare come molti fra i maggiori musicisti del nostro tempo che eseguono musica antica si immedesimino in essa a tal punto da assomigliare anche fisicamente ai loro colleghi dei secoli XV e XVI.
Ma la musica, si è detto, è cominciata. Si tratta di suites orchestrali tratte da spettacoli teatrali che erano la forma d’arte più di moda alla corte francese di Luigi XV nella quale Rameau, nel 1745, era stato nominato “Compositeur de la musique du Cabinet du Roi” essendosi imposto come uno dei musicisti più rappresentativi dell’alta società francese del tempo.
La prima suite ad essere eseguita, Naïs, appartiene al genere della pastorale-héroïque. Di tono meno serio rispetto alla tragedia deve la definizione alla presenza nell’azione di eroi e divinità, in questo caso Nettuno che corteggia la protagonista alla quale l’opera deve il nome.
La vivace fanfara dell’Ouverture iniziale, la tenera Musette (omonima dello strumento che vi spicca), l’aggressività incisiva degli archi nel Rigaudon, sferzato dalle improvvise folgori di tutto l’ensemble, il flauto a dar fiato agli Zefiri della Gavotta e gli ottavini nei Tambourins dipingono lotte fra dei e Titani, i Giochi di Corinto e il palazzo marino del dio.
Les Indes galantes vengono invece dall’opéra-ballet, spettacolo di grande suggestione costituito da una serie di quadri scenici detti entrées collegati fra loro da un tema comune. In questo caso l’esotico extraeuropeo. Si procede dunque con l’Ouverture solenne, che ci fa attraversare i giardini del palazzo di Ebe, divinità della gioventù. Nell’Air vif il suono dell’orchestra è arricchito dalla presenza di due corni che dispiegano tutto il loro armamentario di tubature aggiuntive per produrre tutte le altezze cromatiche. Altre due arie, intercalate da vivaci Menuets per Guerrieri e Amazzoni, sono rispettivamente dedicate alla preghiera al dio Sole degli Incas del Perù, ed agli schiavi africani, quest’ultima, ovviamente, cupa e sofferta.
Nel secondo tempo del concerto si passa alle suites dalle tragedie-lyriques Zoroastre e Les Boréades (dal nome di Borea, dio dei venti che vi ha il ruolo del protagonista “malvagio”).
Zoroastre, alla quale non partecipano le trombe, si apre con un attacco violinistico dal sapore decisamente vivaldiano e procede, ora solenne e “fastosa”, ora con la delicata voce del flauto solo che alterna rubati e repentine scale discendenti (nell’Air tendre en rondeau)… nel tratteggiare il trionfo sulle tenebrose forze del male del luminoso profeta della luce.
Infine Les Boréades, vicenda di amori contrastati che trovano il lieto fine grazie all’intervento del dio Apollo, dimostra, al di là di una trama esile, un’ancora vivacissima inventiva di un Rameau ormai quasi ottantenne.
Si comincia con un dialogo fra corni e oboe nell’Ouverture. Strappa applausi a scena aperta la sincopata Contredanse en rondeau che “Le Concert des Nations” interpreta arrivando a sommessi pianissimi che sfumano nel silenzio… per repentinamente esplodere in improvvisi fortissimi.
Nella Gavotte pour les heures et les Zéphirs gli ottavini tornano ad impersonare i venti. Ed infine è un tripudio la conclusiva Contredanse très vive in accelerando che, dopo il primo bis (Hornpipe di Haendel dalla “Musica acquatica” come la traduce Savall presentando il pezzo al pubblico), viene ripresa per concludere la serata coinvolgendo gli spettatori che Jordi invita a collaborare battendo le mani a ritmo… “ma non troppo forte… se volete sentire la musica!”.
 
Giovanni Guzzi, settembre 2014
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