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Antichi canali artificiali a Milano



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ANTICHI CANALI ARTIFICIALI A MILANO

Quel che si vede e quel che scorre sotto...

 
Nei tempi antichi, i canali scavati attorno ai castelli o alle fortificazioni bastionate, nonché attorno a città cinte da mura, garantivano una buona difesa perché impedivano agli eserciti nemici di avvicinarsi a ridosso del perimetro difensivo, soprattutto con le macchine d'assedio, e rendevano problematico lo scavo delle mine.
Sovente privi della copertura, solo successivamente venivano "voltati" per motivi generalmente legati a fattori igienici, di viabilità, o semplicemente perché non più necessari e si intende sfruttarli come condotti fognanti.
Se in varie città sono presenti canali artificiali destinati prevalentemente alla difesa e in subordine allo smaltimento dei rifiuti organici e alla viabilità, con l’espansione del tessuto urbano essi vengono "relegati" nel sottosuolo in quanto, perduta la funzione difensiva, limitano il traffico urbano e rimangono pericolosi veicoli d’infezione perché non sempre oggetto dell'adeguata manutenzione e ripuliti dai fanghi.
I Navigli di Milano sono una delle evidenze superstiti di una rete idroviaria e difensiva che cingeva e percorreva la città, in massima parte chiusa con volte in mattoni tra il XIX e il XX secolo.
Dell’antico impianto dei canali urbani sopravvivono visibili e in funzione solo il Naviglio Grande, il Naviglio Pavese e la Darsena di Porta Ticinese (un tempo Darsena di Sant’Eustorgio), mentre nel sottosuolo rimangono svariati chilometri di canali, che la presenza di ratti e il ristagno di gas d’esalazione sconsigliano di percorrere.
La Roggia Castello, situata tra Parco Sempione e Piazza Lega Lombarda, costituisce un'altra testimonianza di questo interessante aspetto del passato di Milano.
Si tratta di un canale artificiale che nel tempo ha subìto vari interventi, tra cui la copertura, ed il cui tracciato originario è mutato, almeno nel corso della sistemazione ottocentesca.
Alcune planimetrie mostrano che dalla Roggia Castello si staccava un piccolo canale, denominato Cunicolo delle Conchiglie, che sottopassando la cinta esterna del Castello di Porta Giovia (cinta della Ghirlanda) andava ad alimentare il fossato del Castello ancora visibile.
Attualmente percorribile per 100 m, presenta un tracciato non rettilineo, con volte a tutto sesto, sesto ribassato e ad ogiva in mattoni; il pavimento è in mattoni.
I piedritti sono in conci di arenaria, nella prima parte, mentre sono in mattoni, sempre a vista, nella seconda.
A circa metà del tracciato s’innesta un condotto in mattoni di ridotte dimensioni e in due punti vi sono cornici in serizzo che dovevano alloggiare inferriate; due chiusini in pietra rimangono incastrati nella volta dell’opera e dovevano dare accesso ad ambienti ad oggi non rinvenuti.
 
Gianluca Padovan, settembre 2012
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