L'Eclettico



La finalità morale di un giardino



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LA FINALITÀ MORALE DI UN GIARDINO

L'ammonimento di Bartolomeo III Arese
attraverso le statue del suo parco di Cesano Maderno

 
Visitando i parchi pertinenziali a dimore di valore storico e paesaggistico, generalmente ci colpiscono la bellezza degli alberi monumentali, gli scorci ottenuti dai progettisti con una sapiente disposizione del materiale vegetale, ed anche gli elementi artificiali che questi luoghi sempre contengono: roccaglie, ninfei, fontane, statue…

Proprio le statue ci consentono di riflettere sul fatto che è possibile andare anche oltre l’aspetto puramente estetico. Che parchi e giardini abbiano, oltre a quelle più immediate estetiche ed ambientali, anche funzioni indirette di elevazione spirituale (intesa nel senso più ampio possibile, e non necessariamente religioso) è fuori di dubbio.

Dove la natura è bella e ben curata è semplicemente piacevole trascorrere il proprio tempo intenti alle più varie attività: lettura, passeggio, conversazione più o meno “colta”, ascolto di musica, ricerca di refrigerio e benessere… fino al puro e semplice ozio!

Ma in qualche caso un giardino può arrivare ad avere addirittura anche un’esplicita finalità morale! A conferma di questa considerazione portiamo l’esempio delle statue presenti nel parco adiacente il Palazzo Arese-Borromeo (risalente al XVII secolo) di Cesano Maderno, in provincia di Milano. Esempio che proponiamo grazie alla preziosa e disponibile collaborazione di Daniele Santambrogio e Massimo Benzo, membri dell’associazione “Vivere il Palazzo e il Giardino Arese Borromeo” (info@vivereilpalazzo.it e www.vivereilpalazzo.it) ed appassionate (e competentissime) guide di parco e palazzo. Il professor Benzo, in particolare, è autore di una ricerca volta all’identificazione di soggetti e personaggi raffigurati dalle varie statue ed alla ricerca di un disegno comune che ne desse ragione della disposizione.

Osservando più volte le statue che fiancheggiano il parterre del Parco del Palazzo Borromeo Arese, mi domandavo chi rappresentassero e se fossero state disposte in maniera casuale o rispondendo ad un preciso progetto", ci ha detto Massimo, subito precisando che quanto ci avrebbe detto riflette il livello attuale delle conoscenze al riguardo; ma gli studi continuano, con passione e fantasia, ed in futuro potrebbero riservare ulteriori curiosità e sorprese! "Purtroppo, mentre sul basamento di alcune di esse è ancora leggibile l’iscrizione che le identifica; per altre non resta che fare delle congetture…".

Ci ha quindi mostrate, addossate al palazzo, la statua di "Circe e quella dell’Abbondanza, riconoscibile dalla cornucopia piena di frutti", mentre, addentrandosi nel parco, "ecco due statue di fanciulle. Quella sul lato nord porta un cesto colmo di frutti autunnali, la dirimpettaia a sud cammina a piedi nudi su un tappeto di fiori: è probabile che rappresentino Autunno e Primavera" (che trovano corrispondenza con Inverno ed Estate all’altra estremità del parco).

Proseguendo lungo il lato sud, si fronteggia un’altra coppia di statue. "Sono Alcina e Ruggiero: due notissimi personaggi dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Alcina rappresenta il Vizio ed aveva ammaliato il bel Ruggiero con un incantesimo, facendogli dimenticare la sua fedele Bradamante".
In loro corrispondenza sul lato nord "un’altra coppia rappresenta Ulisse e, probabilmente, la Ninfa Calipso, che promise all’eroe greco l’eterna giovinezza purché restasse per sempre con lei nonostante fosse sposato con Penelope che lo attendeva, col figlio Telemaco, ad Itaca. Due esempi di passione incontrollata che va contro la morale e la fedeltà in amore".

Continuando il percorso si trovano "la Gloria, il Pentimento ed un re: forse il re Davide che, conquistata la gloria terrena grazie alle sue eroiche imprese, s’invaghì della bella Betsabea, moglie di Urìa l’Hittita. Per tenere la donna con sé, fece in modo che Urìa fosse ucciso in battaglia… ma poi si pentì del male commesso…".

Nel racconto di Massimo le statue prendono vita e si vedono scorrere davanti ai propri occhi gli avvenimenti che rappresentano così, percorrendo tutto il parco, dopo aver incontrato altre vicende storiche e mitologiche (Meleagro, che per amore di Atalanta uccise i propri zii e venne ucciso da sua madre, Ercole, il dio Apollo, il Valore, la Fatica, la Lascivia, l’Ozio…) si giunge al termine del percorso e la nostra guida prova a trarre le sue conclusioni: "Le statue delle quattro stagioni possono rappresentare il ciclo continuo dell’esistenza umana e racchiudono la parabola della vita: l’uomo, chiamato a vivere perseguendo il bene morale, la virtù, può essere ostacolato dall’insorgere di varie passioni e cadere in preda ai vizi che lo distoglierebbero dal proprio fine (vedi Alcina e Ruggiero, Calipso e Ulisse, Meleagro e Atalanta). Anche personaggi di rilievo, come Davide che cadde con Betsabea, possono sbagliare, ma esiste, grazie al Pentimento, la possibilità di riprendere il cammino interrotto. In conclusione la pienezza di vita (Abbondanza) non si raggiunge assecondando vizi e passioni, frutto del cieco egoismo (Circe), ma perseguendo un’esistenza moralmente retta e virtuosa (Ercole), seguendo la via luminosa del bene (Apollo)".
Interpretazione all’insegna dell’ammaestramento morale, forse fantasiosa ma confortata da una notazione presente nel testamento di Bartolomeo III Arese, conclude Massimo Benzo, laddove, esortando la moglie Lucrezia e la figlia Giulia ad avere massima cura del Palazzo di Cesano e del Parco, affermava: "Voglio infatti che godano della bellezza di questo palazzo e del giardino per rinfrancare gli animi e allontanarli dai vizi, e che colà traggano svago con gli amici e i parenti ricordando sempre che tutte le cose umane sono caduche".
 
Giovanni Guzzi, 2013
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Rilanciato da Natura e Civiltà n.1 2013, pagg. 13-15
 


Il parco nei secoli