L'Eclettico



Cultura oltre l'apparenza



L'ECLETTICO - web "aperiodico"

CULTURA, OLTRE L’APPARENZA

Perché appuntamenti che riempiono l’anima di chi li scova non trovano spazio sulle pagine della stampa locale e nazionale

 
“A Fano non c’è cultura, al massimo ci trovi la sagra della crescia matta” così mi dicevano conoscenti fanesi rimpiangendo innumerevoli appuntamenti culturali frequentati a Milano.
 
Mica vero! Limitandomi all’offerta cittadina (chi non voglia utilizzare l’automobile ha qualche difficoltà negli spostamenti extraurbani) in un paio di settimane di mia permanenza a Fano in quest’estate 2012 non c’è stato giorno in cui non abbia trovato almeno una valida occasione di cultura. A volte più d’una.
 
Facendo torto a numerose altre iniziative che non cito per ragioni di spazio ne voglio “raccontare” tre che smentiscono l’affermazione iniziale, dimostrano che Fano ha eccellenze culturali che meritano maggior considerazione, specialmente da parte di chi si lamenta del suo presunto essere “provinciale”, e sono il mio personale omaggio a chi, fra tante difficoltà, è capace di proporre manifestazioni di questo livello in una realtà che, è ovvio, ha risorse e bacino d’utenza diversi da quelli di una metropoli.
 
Comincio dal benvenuto ricevuto dai manifesti con la gomena a forma di tromba coi galleggianti per tasti, felicissima scelta grafica per annunciare il concerto conclusivo di Fano Jazz By The Sea alla Corte Malatestiana: l’esibizione di Brian Blade, “il batterista che ride” (non posso che definirlo cosìi!), a dire di alcuni spettatori la migliore di una rassegna che pure ha ospitato anche la performer USA Dee Dee Bridgewater (recentemente ascoltata agli Arcimboldi di Milano).
Sotto l’azione dei suoi movimenti dinoccolati non è affermazione esagerata il dire che la sua batteria “cantava”: le carezze delle spazzole al charleston hanno suscitato in me la nostalgia della risacca notturna sulla spiaggia, enfatizzata dalla teatralità dei sassofonisti i cui suoni profondi facevano pensare che le sirene dei pescherecci nel porto si fossero improvvisamente “intonate” per cantare in coro l’“anima” del mare mentre i virtuosismi al contrabbasso concretizzavano l’azione dei motori sotto una notte stellata dipinta da note cristalline centellinate al pianoforte.

Altrettanto emotivamente intensa è stata l’originale proposta del Festival organistico di Santa Maria Nuova che, ai tradizionali concerti, ha accostato la magistrale “improvvisazione” all’organo, nel senso alto di questa prassi musicale attualmente riscoperta dopo decenni di “letargo”, con la quale il musicista tedesco Bernhard Leonardy ha interpretato la colonna sonora dello splendido film muto in bianco e nero “La Passione di Giovanna d’Arco” di Dreyer.

Un’occasione, quest’ultima, che ha mosso al sorriso anche un amico prete che l’ha intesa come momento “pesante” ma che, al contrario, ha commosso i numerosi intervenuti, tutti toccati nel profondo, ciascuno secondo la rispettiva sensibilità di “laico” o credente che fosse.
 
Infine “KosModulArt per la notte delle stelle cadenti” ha offerto, fra le rovine dell’ex chiesa di San Francesco, l’innovativa proposta dell’arte modulare che Aidaduo (la soprano Giorgia Ragni e il pianista e compositore Stefano Vagnini) diffonde dalle università USA in tutto il mondo. A smentire categoricamente chi pensasse che la performance sia stata una sorta di astruso esercizio concettuale (magari anche un po’ “barboso”) per intellettuali autoreferenziali va detto che KosModulArt è stata godibilissima fin dall’introduzione strumentale, improvvisata al pianoforte nei diversi stili propri del repertorio classico (e ad esso limitrofi come jazz e ragtime), e dal primo brano cantato con grinta appassionata da Giorgia Ragni: “La terra nel vento”, una “canzone” di Aidaduo che, se “passata” dalle radio, sarebbe potuta diventare il “brano dell’estate”; ovviamente in senso positivo e non nell’accezione spregiativa che normalmente quest’espressione porta con sé.
Nello spirito dell’arte modulare, che accosta senza preclusioni diverse forme espressive assemblandole nelle più varie combinazioni, anche il pubblico in San Francesco è stato “regista” egli stesso stratificando, secondo la propria sensibilità, i diversi linguaggi proposti: musica e proiezione video sul filo conduttore della riscrittura del mito greco di Crono e Zeus, che ha trovato degna amplificazione dall’ancora monumentale colonnato di San Francesco i cui capitelli in stile corinzio, perduta la copertura materiale, sorreggevano la ben più imponente volta stellata evocativa dell’Olimpo. Da notare: sia gli Aidaduo sia Ardo Quaranta (autore di video e testi) e Marco Florio, che li hanno affiancati per le parti recitate, sono artisti fanesi che non sfigurano certo accanto ai nomi più sopra citati.
 
Tutto ciò premesso mi domando:
perché appuntamenti di questo genere riempiono l’anima di chi le scova ma non le pagine della stampa locale e nazionale?
Perché spettacoli con artisti di altissimo livello internazionale sono recensiti, quando lo sono, con uno spazio inferiore a quello riservato alle compravendite del calciomercato estivo, non dico delle principali squadre di serie A, ma anche di quelle delle serie locali minori?
È colpa dei lettori o è colpa di chi propone le notizie?
 
Poiché un seguito quotidiano locale ed un'autorevole testata culturale cittadina mi avevano confermato la pubblicazione di questa lettera-articolo ma sopravvenute ragioni editoriali li hanno indotti ad accantonarla (nel primo caso a beneficio della cronaca di una rissa in un locale notturno sul lungomare, nell'altro - che me l'aveva addirittura sollecitata - non so), mentre da altre non ho avuto riscontri... ho pensato di ideare "L'Eclettico" e pubblicarmela da solo, le persone citate meritavano di ricevere il riconoscimento pubblico che non sono riuscito ad ottenere per loro su altri periodici e mi auguro che queste mie semplici riflessioni possano interessare chi vorrà leggerle e magari farle circolare suscitando un dibattito che possa contagiare positivamente anche le pagine della stampa, e non soltanto di quella locale.
 
Giovanni Guzzi, settembre 2012
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