L'Eclettico



Da Brera alle Piramidi



Obelischi e sfingi tra quadri e libri antichi

L'ECLETTICO - web "aperiodico"

PASSIONE EGITTO

Obelischi e piramidi tra quadri e libri antichi

 
Nella sala Teresiana della Biblioteca Braidense (che vuol dire di Brera), un luogo fantastico voluto dall’imperatrice Maria Teresa nel 1770, completamente coperto di libri antichi che raccontano, in milioni di pagine, la storia del mondo, si è tenuta una mostra dedicata al fascino che l’antico Egitto ha esercitato sugli studiosi di tutti i tempi: “Da Brera alle Piramidi”.
Dopo la fine dell’Impero, la provincia romana d’Egitto cadde in mano a nuovi popoli che dimenticarono la civiltà dei Faraoni e così, nel Medioevo, l’Europa sapeva dell’Egitto solo ciò che ne narravano i testi ebraico-cristiani (Mosè salvato dal Nilo, Maria e Giuseppe in fuga nel deserto, ecc).
Sul finire del XV secolo, però, la passione per l’antico fece ritrovare a Roma alcune figure che erano appartenute ad un tempio di Iside e i misteriosi geroglifici cominciarono a stuzzicare la fantasia degli uomini colti. Si pensò che quegli strani segni racchiudessero un enigmatico e prezioso codice e che i sapienti vissuti all’ombra delle piramidi avessero scoperto l’altissimo Segreto dell’Essere.
In alcuni libri esposti (il più famoso ha un titolo da brividi: Hypnerotomachia Poliphili, che vuol dire “Il sogno e la battaglia d’Amore di colui che ama molto” ed è stato stampato nel 1499) si vedono quindi delle piccole figure che sembrano quasi rebus.
Gli studiosi del Quattrocento attribuirono a questi segni dei significati simbolici e tentarono di comporre essi stessi delle “frasi”o meglio dei “proverbi”.
Anche in un dipinto della Pinacoteca, un grande quadro, dipinto dai fratelli Bellini “San Marco che predica ad Alessandria d’Egitto” appare un obelisco con geroglifici inventati (Presenti anche in una decorazione della sala, in alto, dal lato delle finestre - NdR).
Con il XVI secolo alcuni viaggiatori cominciarono a percorrere la valle del Nilo ed iniziarono a descrivere ed a disegnare le meraviglie dell’antica terra dei Faraoni: ciò che si comprendeva di quella remota civiltà era la sua scommessa di eternità: piramidi, sarcofaghi e mummie sfidavano il tempo, i millenni.
Perciò i fastosi funerali dei grandi sovrani europei del Seicento prevedevano spesso grandi apparati con piramidi ed obelischi (naturalmente di cartapesta o materiale leggero), quasi a riproporre quella sfida. In mostra alcune magnifiche incisioni fanno capire l’importanza di queste architetture “effimere”che alludevano però all’immortalità della gloria del defunto.
Nel XVII secolo un padre gesuita tedesco, il portentoso Athanasius Kircher, inventore e collezionista straordinario, tentò invano di decifrare i geroglifici paragonandoli agli ideogrammi cinesi.
Poi, nel Settecento illuminista, la cultura dell’antico Egitto fu prescelta dai riti massonici, quale tesoro di conoscenze occulte e alchemiche e contrapposta alla necessaria semplificazione devozionale del Cattolicesimo. Ecco in mostra le stampe del Piranesi e di altri ferventi egittofili di quel periodo.
Intanto la ricchezza dell’Egitto e la sua posizione commercialmente strategica facevano di quel paese una ghiotta preda di guerra: il giovane Bonaparte vi condusse nel 1798 la sua campagna di conquista, spedizione disastrosa dal punto di vista militare ma preziosa per i risultati scientifici e culturali che ne derivarono.
Al seguito di Bonaparte viaggiava il simpatico e curioso Vivant Denon, che ci ha lasciato un meraviglioso Diario di viaggio, illustrato con immagini piene di suggestione. A questo punto siamo arrivati alla nascita della attuale egittologia: grazie alla stele di Rosetta J.F. Champollion decifra i geroglifici e l’Egittomania invade il mondo intero.
Il 24 dicembre 1871, viene rappresentata per la prima volta l’opera “Aida” di Giuseppe Verdi, la cui marcia trionfale diventerà popolarissima.
Gli scavi e le straordinarie scoperte si susseguono: grazie anche ad alcuni egittologi italiani. Con il ritrovamento della “Nefertiti” oggi a Berlino e del tesoro di Tutankhamon, la”febbre egizia”sale alle stelle: libri gialli, film dell’orrore, fumettoni hollywoodiani.
Nella sala Teresiana della Biblioteca si sono visti anche oggetti (spille, piccole scatole...) degli anni ‘20 del Novecento: preziose, coloratissime testimonianze di come le ricche, emancipate viaggiatrici di un mondo ormai moderno sognassero di emulare il fascino irresistibile di Cleopatra...
 
Anna Torterolo, marzo 2015
© Riproduzione riservata