L'Eclettico



Canti sulla guerra per portare la pace



24 maggio 2015: un appuntamento imperdibile

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CANTI SULLA GUERRA PER PORTARE LA PACE

E all'Arena di Verona il 24 maggio 2015 l'apoteosi di un appuntamento imperdibile

 
ANTEFATTO
Da ormai dieci anni ho ideato ed organizzo i Dialoghi di Pace, lettura a più voci del messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace intercalata da brani musicali appartenenti ai più vari generi e con le più varie formazioni: classica, jazz, blues… per trio da camera, quintetto di fiati, strumenti solisti, coro, piccola orchestra… e sempre con ottimo successo.
Ma da quando mi è capitato di ascoltare il coro CAI di Cinisello Balsamo ho fatto di tutto per riuscire a far accompagnare il messaggio del Papa dai canti tradizionali che mettono in musica le sofferenze e le tragedie che ogni guerra porta con sé.
Nelle mie intenzioni la forza evocativa di questa musica, eseguita nella penombra di una chiesa in modo da creare un’atmosfera capace di coinvolgere profondamente chi la ascolta, avrebbe dovuto far immedesimare i presenti nelle drammatiche vicende cantate fino al punto di “farli proprio stare male” e far loro provare, quasi fisicamente: il bisogno di ascoltare le parole di Pace del Papa, il desiderio che diventassero realtà, e il dovere di impegnarsi in prima persona per questo nobile scopo. Un contrasto di sentimenti di fronte al quale, ne ero sicuro, nessuno avrebbe potuto restare indifferente.
Dopo alcuni tentativi andati a vuoto per qualche anno, finalmente uno degli “emissari” incaricati è riuscito a convincere la dirigenza (artistica e organizzativa) del coro a prendere in considerazione la proposta.
Seppure inizialmente dubbiosi rispetto all’opportunità di un simile accostamento, con grande disponibilità Vanni Ferrari (il maestro direttore) e Tarcisio Motta (il presidente) hanno confermato la partecipazione e, concordata la successione dei canti, il progetto si è realizzato con grande soddisfazione di tutti, al punto che il Sindaco di Novate Milanese ne ha chiesta una replica nella sua città. Non aggiungo ulteriori dettagli perché ne ho già scritto con dovizia di particolari in altri articoli ai quali rimando.
Tengo molto, invece, ad evidenziare il forte coinvolgimento che ho percepito negli stessi coristi: in genere abituati ad “esibirsi” ed a ricevere applausi ad ogni canto, in questa occasione molti di loro (tutti quelli con i quali ho parlato direttamente o ne hanno riferito a conoscenti) mi hanno testimoniato il proprio “disappunto” per il fatto che a qualcuno, abituato alla loro forma usuale di concerto, sia scappato qualche tentativo di applauso a turbare la tensione emotiva che l’alternanza di parole e musica aveva creato.
“Intemperanza” ben comprensibile quando a trascinare le mani l'una contro l'altra sono, ad esempio, le note ritmicamente incalzanti di “Joska la rossa”.
 
APOTEOSI
Per singolare, ma forse dovrei dire “provvidenziale”, coincidenza la collaborazione col coro CAI si è concretizzata proprio nel gennaio 2015, anno nel quale ricorre il Centenario dell’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Una concomitanza per me particolarmente felice anche per un'altra ragione del tutto personale.
Partecipando assiduamente (rigorosamente come uditore!) alle prove di preparazione per la scaletta dei Dialoghi (che mi sono potuto così godere per diverse settimane), ho avuto infatti l’opportunità di essere informato di un grande, unico ed irripetibile appuntamento: Conto Cento Canto Pace, un grandioso raduno di cori in programma il 24 maggio all’Arena di Verona per commemorare l’inizio della Prima Guerra Mondiale e tutte le sue vittime: civili e militari di tutte le nazioni coinvolte.
Pur non facendo parte del coro ho subito chiesto di potermi aggregare: ora che mi sono appassionato a questo repertorio la sola idea di ascoltarlo eseguito da migliaia di persone in un luogo oggi tanto significativo per la musica, mi ha fatto immediatamente catalogare questo evento (parola per una volta davvero appropriata) fra quelli ai quali non si può rinunciare.

Per di più il 24 maggio è il mio compleanno e mi sono trovato già bell’e organizzata una festa memorabile in un “teatro” che più suggestivo e ricco di arte e di storia non si può ed è uno dei pochi posti capaci di contenere tutta la bella compagnia di… alcune migliaia di amici!
Già, amici, ancorché sconosciuti: perché l’arte corale, a qualunque livello sia praticata, apparenta tutti coloro che vi si dedicano e, se a volte si può correre il rischio di “dimenticarsene”, occasioni come questa servono a fare percepire pienamente la comune fratellanza.

Una fratellanza materializzatasi, molto concretamente, nei gruppi festosi, pittorescamente abbigliati nelle rispettive divise (inimitabili quelle color “puffo” del CAI di Cinisello Balsamo), che hanno invaso Verona.
Città che alcuni hanno percorso per una, pur veloce, visita culturale ai suoi capolavori storici, artistici ed architettonici. Fra questi la curiosa Natività dipinta da Girolamo dai Libri detta “Il presepio dei Conigli” custodita nella pinacoteca cittadina e - poteva forse mancare? - un passaggio dalle abitazioni dei due universalmente e tragicamente più noti personaggi di Verona.
Un denso itinerario al quale non sono mancati una prova preliminare in Sant'Eufemia, una delle splendide chiese cittadine (per la gioia dei turisti al momento presenti che avranno qualcosa di particolare da raccontare a casa), ed il coinvolgimento nella rievocazione dell’assedio, a colpi di cannone e fucili ad avancarica (per fortuna soltanto a salve ma comunque con bei botti!), dei Veronesi ai Francesi occupanti asserragliati dietro le mura di Castelvecchio.
Altri cori, meno rigorosamente professionali del nostro CAI, sono stati “beccati” a rimpinzarsi di pizze e focacce accomodati davanti alla Porta dei Borsieri al termine dell’imponente Corso Cavour, dimostrazione di una comunque acuta sensibilità artistico-gastronomica.
Venendo all’aspetto propriamente musicale, anche sotto questo profilo l’appuntamento è stato memorabile.

Magico, come al solito, il concerto d’apertura del coro della SAT, le cui armonizzazioni ormai sono un “classico” e le cui interpretazioni, sempre molto attente alla dinamica ed alle sfumature, l'hanno reso capostipite e modello per il coro di voci maschili ed il repertorio del canto popolare di guerra e di montagna. Entusiasticamente gioiose le esibizioni dei cori di voci bianche: attenti e precisi nell'intonazione anche di passaggi cromatici non semplici da eseguire. Commoventi i cori maschili e misti: gli uni e gli altri hanno offerto all'ascolto una sempre ben evidente linea melodica dei “primi” e un notevole equilibrio fra le diverse voci, fatto non scontato in un ambiente e con i numeri di questa serata dell'Arena nella quale le voci sono state arricchite anche da formazioni orchestrali, bandistiche e percussioni in varie combinazioni. Infine trascinanti ed emozionanti i brani in cui tutti i circa 8.000 coristi ed accompagnatori presenti sugli spalti dell’Arena ed in platea hanno cantato assieme, praticamente senza prove, sotto un cielo clemente che ha trattenuto la possibile pioggia annunciata dalle previsioni.

Peccato soltanto per l’amplificazione non sempre adeguata (domanda per l’organizzazione: ma con tutti i coristi e gli strumentisti presenti non se ne sarebbe potuto fare a meno?): è vero che non è facile tararla per formazioni e posizioni via via diverse nel corso della serata, però in molte circostanze il bilanciamento non era ottimale e, ad esempio, i suoni degli strumenti bassi, rilanciati a tutto volume dalle casse, arrivavano addirittura a coprire le voci rendendole indistinguibili.
Ad ogni modo, se alla vigilia qualcuno poteva avanzare legittimi dubbi sull’opportunità di una simile iniziativa, che poteva incorrere nel rischio di scadere nel più bieco trionfalismo bellico - di fatto il 24 maggio è la data dell’avvio delle ostilità - le presentazioni (inusualmente sintetiche ed adeguate anche quelle dei politici intervenuti) ed i brani scelti hanno fugato ogni timore preventivo e davvero la manifestazione è stata tutta un inno alla Pace ed una preghiera per le vittime delle guerre, passate e contemporanee.

Davvero, anche oggi, se invece che azionare le armi ci si dedicasse al canto ed a far risuonare gli strumenti musicali, tutti diventeremmo persone migliori e tante drammatiche sciagure sarebbero risparmiate all’umanità. Non per nulla, su innumerevoli siti di formazioni corali - sia di professionisti sia amatoriali, è tanto diffuso il detto: “quando senti qualcuno che canta fermati e ascolta, perché un cuore che odia non ha canzoni”.
 
Giovanni Guzzi, giugno 2015
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