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E il “non tempo” trascorso sottoterra

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TRAMVIE: OCCASIONE DI QUALITÀ URBANA PER AMMINISTRATORI LUNGIMIRANTI

E il “non tempo” trascorso sottoterra


Sempre nuovi nemici del tram in progetto da Milano a Seregno (MB) periodicamente insorgono agitando gli spauracchi della “invasività” e “non sostenibilità” di questa tramvia della Brianza di cui da troppo tempo si attende il ripristino. A loro dire (anche per secondi fini poco nobili dei quali si è già scritto: EXPO mette le mani nel piatto del tramleggi di più >>>) restringerebbe le strade, penalizzerebbe il commercio, occuperebbe con il deposito un’area verde, e così via).

A tutti costoro farebbe bene ricercare qualche notizia sul “Kusttram” (“Il tram del litorale”) del Belgio, che con un percorso di 70 Km (!) e 69 fermate serve praticamente l’intera fascia costiera atlantica, da De Panne (confine con la Francia) a Ostenda e Knokke (confine con l’Olanda).
Il tram corre lungo tutta la costa e la serve in modo capillare, raggiungendo aree a forte concentrazione urbana e turistica: villaggi di pescatori, paesini, fasce naturali protette, dune, aree storiche della II Guerra mondiale e dello sbarco degli Alleati, porticcioli, alberghi e via dicendo.
Tutte le notizie sui servizi turistici si possono facilmente trovare sulla Rete aprendo siti come: “Il tram costiero del Belgio”; “tramvia costiera Ostenda-Knokke”; “in tram lungo le coste del Belgio”…

Naturalmente conossco benissimo la possibile obiezione: la situazione urbanistico/edilizia, territoriale e ambientale di Milano e della Brianza è totalmente diversa da quella delle coste belghe.

Ma appunto qui sta il busillis: l’esempio del Belgio dimostra in modo lampante come una linea di tram (ben concepita e progettata) possa rivelarsi non soltanto perfettamente “ecocompatibile e sostenibile”, ma porsi addirittura come un vero e potente fattore di salvaguardia e riqualificazione del territorio.
Ho letto nei migliori di detti articoli che proprio la presenza del tram (risalente, mi par di ricordare, alla fine ‘800) è servita a molte amministrazioni locali illuminate per attuare una politica di salvaguardia della fascia costiera, limitando le costruzioni intensive e proteggendo le aree già sopra elencate.

Tutto il contrario quindi di quel che vanno strombazzando certe menti…

A proposito poi di coloro che, viceversa (ma sono sempre gli stessi), vagheggiano la Metropolitana, mi ha colpito l’affermazione che mi è capitato di ascoltare da un amico: “la Metropolitana mi fa schifo”.

Non credo volesse dire che è sporca, malmessa o cose del genere.

Credo invece che la sua sensazione sia la stessa che provo io quando la prendo (anche con le vetture più moderne): la noia mortifera di dover viaggiare “tombati” sottoterra, su convogli dove i finestrini servono solo per leggere i nomi delle fermate, non restando altrimenti che guardare i muri delle gallerie e le facce assenti degli altri passeggeri. E l’entrare ed uscire dopo deambulazioni a volte chilometriche fra sottopassi, scale mobili, tapis roulant…

Anche se (con il traffico che abbiamo qui a Roma…) ci vuole il triplo del tempo, quando devo andare, ad esempio, da Ostiense a Villa Borghese io preferisco sempre prendere il tram, con le vetture moderne che – fra mille gravi difetti – hanno perlomeno degli enormi finestrini e delle porte tutte in vetro, e farmi un giro che comprende Circo Massimo, Palatino, Colosseo, San Giovanni, Porta Maggiore, Verano, Zoo, Belle Arti…

Ci vuole un’ora, è vero, ma è un’ora “vissuta”, mentre ogni minuto passato in Metropolitana è un “non tempo”! Se soltanto si riuscisse a far capire questo ai nemici dei tram, che continuano a dire che è un mezzo “anacronistico ed obsoleto” proprio perché corre in superficie invece di imbucarsi nel sottosuolo.

E neppure si accorgono, questi benpensanti, che il tempo che si perde per arrivare presso le Stazioni (assai più distanziate fra loro delle fermate del tram), scendere per le scale mobili, fare chilometrici sottopassi, risalire… alla fine si rivela sovente maggiore del tempo che impiega il tram con il suo percorso di superficie!

NB conosco una nonna, Maria Costa, che abitava a Porta Romana a Milano e, dopo la realizzazione della MM3 e l’abolizione dei tram in superficie (per lasciare spazio alle auto!), per raggiungere Piazza Duomo preferiva avviarsi a piedi anziché discenderne le lunghe e profonde rampe sulle quali temeva di perdere l’equilibrio.

Ritornando infine alla tramvia Milano-Seregno, mi domando: la breve diramazione per Milanino non potrebbe essere ripristinata “dov’era e com’era” mantenendo le sue caratteristiche ed il binario unico (data la sua brevità un servizio a semplice spola, cioè con una vettura che fa avanti/indietro, dovrebbe essere in grado di consentire passaggi frequenti e massima economia d’esercizio) ED ESERCITA NORMALMENTE CON UNO O PIÙ ROTABILI STORICI?
La funzionalità dovrebbe essere la stessa di una linea del tutto moderna, ed avremmo la straordinaria particolarità di una linea/museo, simile concettualmente a quella da poco realizzata a Torino (ed in tante altre città europee).

Valentino Tosatti, maggio 2018
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