Una triste vecchiaia
Uso e abuso della telefonia mobile 15
L'ECLETTICO - web "aperiodico"
UNA TRISTE VECCHIAIA
Uso e abuso della telefonia mobile 15/15
UNA TRISTE VECCHIAIA
L’Ambulanza del servizio per il trasporto disabili è ferma davanti al condominio popolare. Ne scendono un anziano traballante e, all’apparenza, non pienamente cosciente e l’operatore nella sua sgargiante e fosforescente divisa.
Ecco un bell’esempio della nostra organizzazione socio-sanitaria, verrebbe da dire.
Peccato che l’operatore sostenga in maniera per niente sicura il suo assistito. Infatti, stretto fra la spalla e l’orecchio, regge un cellulare per mezzo del quale sta intrattenendo una conversazione affatto attinente l’operazione che ha in corso.
Dubito che, in questa situazione, se l’anziano dovesse inciampare o perdere l’equilibrio già instabile l’accompagnatore avrebbe la prontezza di riflessi necessaria a sostenerlo per evitargli una caduta che, soprattutto a chi è in età avanzata, può portare conseguenze molto gravi.
Temo, all’opposto, che non esiterebbe ad abbandonarlo qualora a terra dovesse scivolargli l’apparecchio!
Tanto, anche se chi si ha in custodia dovesse farsi male, chi crederà ad un poveretto che ha difficoltà a farsi capire? Perciò non sarà un problema scagionarsi inventando una qualsiasi scusa.
Se la scena appena descritta non è, per fortuna, così frequente, un’altra che le è simile è, invece, diffusissima.
Mi riferisco agli anziani che, accompagnati dalle rispettive assistenti domiciliari (non mi piace il vocabolo “badante”), incontro sulle panchine dei giardini pubblici o a passeggio per le vie cittadine.
Certo, comunque sia è sempre meglio uscire che restare chiusi in casa, ma quanta tristezza dà il vederli pressoché abbandonati a sé stessi mentre chi offre loro il braccio o ne spinge la carrozzina lo fa come se trascinasse un manichino o spingesse un carrello del supermercato… perché, nel frattempo, occupato in prolungate conversazioni telefoniche a causa delle quali trascura l’umanità della persona affidata alle sue cure.
Sento già levarsi l’obiezione che la causa di questi comportamenti riprovevoli non è il cellulare in sé stesso ma l’uso scorretto che se ne fa.
Invece io penso che le persone descritte non siano in sé malvage, semplicemente è il mezzo che (insieme a tanti altri della nostra contemporaneità) le ha trasformate a tal punto da averle rese inconsapevoli di quanto l'atteggiamento descritto irrispettoso della debolezza di chi ha bisogno di loro (magari anche perché chi dovrebbe più occuparsene si lava la coscienza pagando qualcuno per dedicare ai propri familiari quel tempo che - esclusi i casi di gravi problemi sanitari - non si è capaci di trovare).
CINISMO
Le cronache ci raccontano in continuazione episodi nei quali da parte dei passanti non si aiuta chi si vede nei guai per aggressioni o vicende simili oppure in difficoltà perché ferito o sofferente per un improvviso malessere, però… lo si filma col telefonino e magari si pubblica il filmato sul web.
LE FOTO PERICOLOSE
Non occorre pensare a chissà cosa di moralmente discutibile! Mi riferisco alla nuova moda dell’autoscatto (pronunciato in inglese - che è più elegante! - anche da chi non è in grado di sostenere in questa lingua una conversazione elementare) arrivata al tragico estremo di cui ho letto di recente: l’ultima cosa fatta da una giovane donna alla guida della propria auto prima di andare a fracassarsi contro un camion in arrivo sulla corsia opposta è stata un autoscatto immediatamente pubblicato sui social network col commento “sono felice”.
Ogni ulteriore commento è superfluo, e fuori luogo… trattandosi di una tragedia.
Giovanni Guzzi, marzo 2013
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