Per fortuna c'è ancora una cabina in piazza
Uso e abuso della telefonia mobile 12
L'ECLETTICO - web "aperiodico"
PER FORTUNA C'È ANCORA UNA CABINA IN PIAZZA
Uso e abuso della telefonia mobile 12/15
CARICABATTERIE DA SPAVENTO
L'amico storico tedesco ha lasciato il caricabatterie in un’altra città. Il suo telefono mobile è stato inutilizzabile per qualche giorno. I suoi familiari, non risultando più immediatamente rintracciabile, si erano davvero molto preoccupati.
RICARICA BATTERIA, CALAMITÀ E RISPARMIO ENERGETICO
La carica di un dispositivo telefonico mobile usato al pieno delle sue potenzialità non dura più di un giorno (stando a quel che mi dice chi ne fa uso). Questo significa che ogni giorno bisogna ricordarsi di metterlo in carica (qualcuno arriva, per risparmiare, a caricarlo in ufficio a spese della corrente del datore di lavoro).
Ma perché tutto deve essere forzatamente alimentato dalla corrente elettrica? È un’altra attività per me noiosa (come per le fotocamere di oggi che mi hanno fatto passare la voglia di fare foto perché bisogna lasciarla in carica prima dell’uso) e un’ulteriore perdita di tempo da aggiungere alle altre ragioni che mi rendono fastidioso l’uso del cellulare.
Oggi alcune compagnie telefoniche anche per la linea fissa con inclusa linea internet consegnano un modem-rooter che se va via la corrente non funziona e quindi il telefono risulta staccato e non funzionante.
Da notare che, in questo modo, l’apparecchio tiene accesi in continuazione gli stand-by (e l’antenna che invia radiazioni) anche quando non occorre perché non si sta telefonando (NB però serve perché si deve poter ricevere) né si è collegati con internet.
Così in caso di calamità varie (o anche di semplici temporali) ecco perché, se va via la corrente, si bloccano tutte le comunicazioni.
Si potrebbe obiettare che in queste circostanze si potrebbero usare i telefonini. Ma anche le loro antenne e i loro dispositivi di controllo sono alimentati dalla corrente elettrica per cui facilmente si interrompono anche questo genere di comunicazioni.
E poi perché si deve essere obbligati a possedere e tenere carico il cellulare per averlo disponibile nell’eventualità di un terremoto?
Senza bisogno di arrivare ai cataclismi, molto più banalmente per non meglio precisati “problemi tecnici agli impianti” nel giugno 2014 per un’intera giornata l’ente pubblico in cui lavoro era impossibilitato a comunicare con l’esterno sia via web sia telefonicamente, avendo per entrambi i servizi il medesimo gestore.
Che era anche lo stesso di colleghi che, proprio in quel momento, avevano necessità di prendere accordi urgenti con alcuni fornitori…
Per fortuna nella piazza del comune c’è ancora una cabina con telefono pubblico!
Si è poi saputo che il problema ha interessato un’area molto vasta. Nel nostro caso il problema non era poi così grave, so di qualche ragazzo andato in crisi perché non poteva utilizzare internet per preparare gli esami scolastici di fine anno… ma pensiamo a chi magari aveva un’urgenza sanitaria.
Quand’anche le nuove tecnologie non avessero alcuna controindicazione, che progresso è quello che impone comportamenti e strumenti anche a chi non li ha liberamente scelti? È, purtroppo, la logica del consumismo che suscita nuovi bisogni per poter vendere nuovi prodotti.
Tornando agli stand-by sempre accesi delle apparecchiature elettroniche, sono diffusi sempre più di frequente i calcoli che dimostrano il rilevante spreco energetico che determinano. E allora perché in questo contesto le nuove tecnologie telefoniche obbligano a comportamenti contrari alle piccole scelte ecocompatibili tanto propagandate a parole?
E pensare che, per disattivarli quando non sono in uso, già da molti anni ho aggiunto interruttori sugli impianti domestici costruiti senza la possibilità di spegnere lo stand-by che, altrimenti, resterebbe perennemente acceso.
Giovanni Guzzi, marzo 2013
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