L'Eclettico



Perfino in chiesa non c'è più religione



Uso e abuso della telefonia mobile 5

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NON C'È PIÙ RELIGIONE... PERFINO IN CHIESA

 

Uso e abuso della telefonia mobile 5/15

 
Un tempo, durante la Messa, al momento dell’elevazione i chierichetti, inginocchiati ai lati dell’altare, agitavano dolcemente un campanellino il cui suono richiamava i fedeli all’attenzione dovuta all’importanza del momento.
Oggi a suonare, con maggior “sacrilegio” al momento dell’elevazione ma anche in altri momenti della celebrazione, sono le suonerie dei telefonini.
E non risulta che ne sia stata verificata la compatibilità con le prescrizioni canoniche della musica di cui è consentita l’esecuzione in chiesa.
Il clamoroso è quando il telefono che squilla insistente è quello del celebrante, anche (ne sono stato diretto testimone) proprio nel momento della predica.
Va detto che il sacerdote in questione è cappellano dell’Ospedale però, a parte terremoti, alluvioni, trombe d’aria o altre sciagure del genere non c’è mai nulla di così grave che comporti l’immediata necessità di abbandonare il luogo in cui ci si trova.
Anche il sacerdote citato non ha lasciato il suo posto ma ha terminato la celebrazione, dunque non c’era nessuna necessità che tenesse acceso l’infernale apparecchio anche durante la Messa.
A suo onore gli va peraltro riconosciuta una sorprendente abilità di manipolazione dell’oggetto, nonostante l’insistenza dello squillo e la situazione in cui si trovava (con tutti i fedeli rivolti verso di lui ed intenti ad ascoltarne le riflessioni sulle Sacre Scritture) è riuscito a non perdere per nulla il filo del discorso ed a completarlo con brillante successo mentre, frugandosi in tasca alla cieca, spegneva con una sola mano e senza guardarlo il fastidioso strumento.
Più in generale a poco valgono i cartelli affissi alle porte dei luoghi sacri che invitano a spegnere i telefonini.
E, per la verità, anche a non fare fotografie. Richiesta per lo più totalmente disattesa come si può quotidianamente verificare nel Duomo di Milano dove i visitatori arrivano addirittura a mettersi in posa davanti agli altari come se fossero in una qualsiasi piazza e senza alcun riguardo al fatto di trovarsi in un luogo sacro, nel quale magari c’è anche gente che sta pregando.  
 
Giovanni Guzzi, marzo 2013
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