A proposito di canali
Definizioni e tipologie
Il Canale.
Per quanto concerne la sotto tipologia “canale”, ecco quanto è stato scritto in: Padovan Gianluca (a cura di), Archeologia del sottosuolo. Lettura e studio delle cavità artificiali, British Archaeological Reports, International Series 1416, Oxford 2005.
III.4.3 - Canale artificiale voltato
Sede artificiale di scorrimento d’acqua dotata di volta di copertura sia in fase con la realizzazione del canale sia successivamente. Il canale, nello specifico creato artificialmente, può essere realizzato con lo scavo in superficie e lasciato con sponde e fondo naturali, oppure rivestito in muratura; in qualche caso il canale può essere costituito da grosse condutture, superficiali o sotterranee. Nel corso del tempo un canale può essere dotato di volta di copertura, seppure in vari esempi questa venga realizzata già in fase con il canale stesso.
Abbiamo i seguenti tipi di canale:
- canale navigabile, in quanto percorribile dai natanti;
- canale di collegamento, che può unire tra loro due o più fiumi;
- canale laterale, che viene scavato parallelamente ad un fiume nei suoi tratti non navigabili;
- canale d’irrigazione, per il trasporto e la ripartizione delle acque attraverso i terreni destinati alle colture;
- canale di drenaggio o di scolo o colatore, per la raccolta delle acque in eccesso nei campi irrigati;
- canale di bonifica, per raccogliere le acque che defluiscono dai terreni bonificati o convogliare altrove le acque tendenti al ristagno;
- canale di prosciugamento o di drenaggio, per convogliare le acque stagnanti di un terreno basso, umido o paludoso per prosciugarlo e renderlo adeguato alla coltivazione.
- canale di alimentazione o di scarico destinato a usi industriali negli impianti idroelettrici, nelle cartiere, negli stabilimenti siderurgici, chimici, etc.
I canali scavati attorno ai castelli o alle fortificazioni bastionate, nonché attorno a città cinte da mura, garantivano una buona difesa perché impedivano l’immediato approccio al perimetro difensivo soprattutto da parte delle macchine ossidionali e rendevano problematico lo scavo delle mine. «Strano che sembri, fra i copiosi scritti sulle fortificazioni apparsi negli ultimi decenni in Italia, mai alcuno è stato espressamente dedicato all’acqua; ma nemmeno sui libri generali di castellologia è stata attribuita all’acqua l’importanza che essa in effetti possedette, in senso ossidionale» (Perogalli 1996, p. 199).
Sovente il canale nasce privo della copertura e solo successivamente viene voltato per motivi generalmente legati a fattori igienici, di viabilità, o semplicemente perché non è più necessario e s’intende sfruttarlo come condotto fognante.
Se in varie città sono presenti canali artificiali destinati prevalentemente alla difesa e in subordine allo smaltimento dei rifiuti organici e alla viabilità, con l’espansione del tessuto urbano essi vengono ‘relegati’ nel sottosuolo in quanto perduta la funzione difensiva limitano il traffico urbano e rimangono pericolosi veicoli d’infezione perché non sempre adeguatamente manutenzionati e ripuliti dai fanghi.
Un esempio sono i Navigli di Milano, una rete idroviaria e difensiva che cingeva e percorreva la città, in massima parte chiusi con volte in mattoni tra il XIX e il XX secolo.
Dell’antico impianto dei canali urbani sopravvivono visibili e in funzione solo il Naviglio Grande, il Naviglio Pavese e la Darsena di Porta Ticinese (un tempo Darsena di Sant’Eustorgio), mentre nel sottosuolo rimangono svariati chilometri di canali, per quanto la presenza di ratti e il ristagno di gas d’esalazione ne sconsiglino la percorrenza (Padovan 2002 c, p. 408).
Altro esempio è dato dalla Roggia Castello, situata a Milano tra Parco Sempione e Piazza Lega Lombarda. Si tratta di un canale artificiale che nel tempo ha subìto vari interventi, tra cui la copertura, e il cui tracciato originario è mutato, almeno nel corso della sistemazione ottocentesca.
In alcune planimetrie si vede che dalla Roggia Castello si staccava un piccolo canale, denominato Cunicolo delle Conchiglie, che sottopassando la cinta esterna del Castello di Porta Giovia (cinta della Ghirlanda) andava ad alimentare il fossato del Castello ancora visibile.
Attualmente percorribile per 100 m, presenta un tracciato non rettilineo, con volte a tutto sesto, sesto ribassato e ad ogiva in mattoni; il pavimento è in mattoni. I piedritti sono in conci di arenaria, nella prima parte, mentre sono in mattoni, sempre a vista, nella seconda.
A circa metà del tracciato s’innesta un condotto in mattoni di ridotte dimensioni e in due punti vi sono cornici in serizzo che dovevano alloggiare inferriate; due chiusini in pietra rimangono incastrati nella volta dell’opera e dovevano dare accesso ad ambienti a oggi non rinvenuti (Padovan 1996, p. 84-87; Padovan D. e G. 2002, p. 279-280).
A Pistoia, nel corso di esplorazioni condotte nelle gore, oggi sotterranee, dal Gruppo Speleologico Pistoiese - Sezione Cavità Artificiali, nel 1993 si sono individuate, nel probabile alveo dell’antico torrente Bana e precisamente in corrispondenza di una biforcazione, strutture di epoca e di funzione varia, tra cui un pilastro in pietra con un’iscrizione scolpita: «La struttura che si trova alla biforcazione dei due condotti è assai complessa ed è il frutto di numerosi interventi successivi (…). Su una delle pietre del paramento murario del pilone, parzialmente nascosta da un pilastro in mattoni, più tardo, abbiamo un’iscrizione in latino, in caratteri capitali, che si legge NE AQUE ELEVENTUR (…). Se riteniamo che il manufatto su cui si trova l’iscrizione sia ad essa anteriore o contemporaneo, comunque datiamo l’iscrizione tra i termini estremi di seconda metà IV e VI sec. d.C., essa ci permette di far risalire la struttura almeno all’età tardoantica, se non prima» (Corretti, 1999, p. 377).
Sempre a Pistoia, durante alcuni lavori stradali condotti nel centro storico, nel 1998 è venuto alla luce il canale dell’Ombroncello: «La prima menzione di questo canale si ha in un documento del 726, citato quale fossato antemurale della (prima) cerchia muraria» (Ginetti 1999, p. 41). L’opera è stata documentata, unitamente ad altre gore oggi sotterranee, e presentata alla mostra “Pistoia Sotterranea”, allestita dal Gruppo Speleologico Pistoiese nel 1999 nel Palazzo Pretorio di Pistoia.
Un cunicolo di deflusso (o galleria di deflusso) si può osservare presso il Forte di Demonte in Valle Stura (Cuneo). Si tratta di un’opera settecentesca in mattoni deputata al deflusso delle acque piovane e di fusione, che altrimenti sarebbero ristagnate nel fossato che cinge il Bastione di Sant’Ignazio. Ancora percorribile per 23.1 m, conduce a una camera circolare dotata di tre piccole condotte per l’evacuazione (figg. III.2, III.3, III.4). A metà circa del percorso vi è l’alloggiamento in pietra per la saracinesca, azionabile da un soprastante sistema di contromina (Padovan 2003, pp. 33-37).