Senza Confini



Io e Helder Camara



Il 15esimo compleanno del Centro che ne porta il nome, curiosi personali percorsi di vita ed iniziative che condividiamo e per le quali siamo debitori al Bispinho.

Il Centro Internazionale Helder Camara (CHC) compie 15 anni e, per l’occasione, ha radunato gli amici a festeggiare assieme nella sua sede milanese da poco rimessa a nuovo; a dispetto di qualche “alluvione” che di tanto in tanto la inonda!


LA SIERRA LEONE

Episodi senz’altro spiacevoli, questi ultimi, che svolgono però anch’essi l’importante ruolo di far provare anche a noi che viviamo in Italia, seppure un po’ in minore, quello che tocca, con maggiori disagi, gli abitanti della Sierra Leone dove l’associazione oggi principalmente opera con diverse iniziative di sostegno allo sviluppo.
Un’esperienza che ho condiviso anche io, a due anni, proprio in quella terra africana.
Ricordo ancora bene quando con la mia famiglia ci siamo rifugiati sotto il tavolo della cucina - completamente allagata come l’intera abitazione - nel tentativo di ripararci dall’acqua che scendeva a secchi dal tetto scoperchiato dai forti venti ai quali la Sierra Leone deve il suo nome.
Chissà che l’attuale amicizia di cui il CHC mi onora non affondi effettivamente le sue radici già in questi tempi lontani!
Dunque forse era destino che, anni dopo, dovessi avere la fortuna di poter incontrare proprio Helder Camara in persona.


SINFONIA DEI DUE MONDI

Questo vescovo brasiliano, definito il Gandhi cattolico o il Francesco d’Assisi del XX secolo, era a Milano, nella sala Grande del Conservatorio, per un’esecuzione della sua Sinfonia dei Due Mondi: con musica del compositore svizzero Pierre Kaelin (nell’occasione anche direttore d’orchestra) e testi propri, che egli stesso declamava.
Allora abitavamo nelle Marche ma, per benevolenza della sorte, anche la mia famiglia era in quei giorni in città per cui in sala c’eravamo anche noi. Ero un ragazzo e non particolarmente interessato a queste tematiche, però l’incontro mi deve aver fatto un grande effetto visto che non l’ho dimenticato ed oggi, con una diversa consapevolezza, sono felice dell’opportunità che ho avuto di avvicinare la sua figura: piccola fisicamente ma carica di un’incredibile energia che trasmetteva con la voce e con una gestualità tutta “italiana”.
Il culto della personalità non mi appartiene, però faccio eccezione per l’autografo che la mia nonna Angela si era precipitata a farsi dedicare sul libretto di sala che conservo gelosamente tuttora!


UN APPUNTAMENTO ANNUNCIATO?

Curiosamente questa meravigliosa persona è tornata ad incrociare la mia vita grazie, appunto, al Centro che ne porta il nome: per commemorare il centenario della sua nascita, nel 2009 il CHC gli aveva dedicato un convegno in Università Cattolica al quale avevo partecipato soltanto per curiosità.
Forse gli episodi citati erano semi che, per germogliare, attendevano soltanto di essere irrigati e questo secondo incontro è stato, forse, l’acqua che attendevano. “Guarda caso” un libro di dom Helder si intitola proprio “Il deserto è fecondo” e tutti sanno che basta una pioggia a riattivare i semi depositati fra le sabbie e far ricoprire di fiori il letto di un uadi fino a poco prima secco.
A proposito di acqua, in effetti, nell’occasione avevo proprio preso la parola per stigmatizzare il fatto che i relatori, noti personaggi attivi nelle iniziative a favore dell’acqua pubblica, non cogliessero l’incoerenza di servirsi dell’acqua minerale (non ricordo se, per giunta, conservata in bottiglie di plastica e sorseggiata in bicchieri di plastica usa e getta come usuamente oggi accade) per schiarirsi la voce prima e dopo i rispettivi interventi.


1.000 RAGIONI PER VIVERE

Fatto sta che col Centro Camara è immediatamente nata una collaborazione nell’ambito dell’iniziativa Dialoghi di Pace, lettura a più voci con musica del messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace, che da qualche anno avevo avviato. Edoardo Favrin, che considero un amico anche se ci siamo incontrati giusto 7 volte in 7 anni (contando anche un incontro al volo alla stazione di Cusano delle Ferrovie nord – lui sul treno io sulla banchina - per una consegna di manifesti!), mi ha fatto conoscere “1.000 ragioni per vivere”: un libretto in cui sono raccolte brevi meditazioni notturne di Helder Camara che consiglio a tutti di leggere (per chi volesse acquistarlo: al CHC ne hanno ancora alcune copie ma non molte, è consigliabile affrettarsi).
Si tratta di testi molto poetici fra i quali ho selezionato quelli riguardanti la nostra relazione con la Creazione, visto che il messaggio di Papa Benedetto XVI di quell’anno (2010) al quale avevo deciso di intercalarli aveva come tema il legame fra la Pace e la salvaguardia dell’ambiente: Se vuoi coltivare la Pace, custodisci il creato. Un tema recentemente ripreso da Papa Francesco nella Laudato si’ ma che per la Chiesa non è affatto una novità: solo per limitarsi ad un altro esempio, era già stato affrontato anche da Giovanni Paolo II nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1990 - Pace con Dio Creatore, pace con tutto il Creato.


COLLABORATORI DI DIO PER LA CREAZIONE

In questi suoi frammenti di poesia dom Helder ci esorta a considerarci collaboratori di Dio che ci vuole in suo aiuto nell’appassionante impresa di essere Co-Creatori del Mondo. Perciò, consapevoli che le parole suonano vuote quando non sono seguite dai fatti, dovendo offrire il dovuto rinfresco agli artisti - per ricambiarne la generosa disponibilità a mettere gratuitamente la propria arte a servizio dell’iniziativa - si è pensato che fosse, non solo poco coerente, ma proprio un tradimento sensibilizzare al rispetto dell’ambiente ed immediatamente contraddirsi usando stoviglie usa e getta.
È così che, proprio grazie a dom Helder ed a Papa Benedetto XVI e nonostante risolini o commenti ironici sul fatto che non è questo il più importante aspetto dell’attenzione all’ecologia, abbiamo offerto cibarie che si potevano tenere in mano su un tovagliolino di carta e ci siamo procurati bicchieri di vetro per le bevande.
Poiché, come avviene per le ciliegie, un’idea tira l’altra proprio a quanto messo in atto per questa edizione dei Dialoghi di Pace è doveroso riconoscere il ruolo di presupposto per iniziative successive come la proposta Vuoi bere? Portati il bicchiere e la più recente Campanili Verdi – Idee & soluzioni per la Chiesa ecologica (ma buone per tutti).
È bello che analoga cura sia stata fatta propria anche dagli organizzatori di altre edizioni dei Dialoghi di Pace: ad esempio a Seregno dalle gentili signore della parrocchia di Sant’Ambrogio ed a Novate Milanese dove sono promossi dal Sindaco.


LA CUCINA DELLE MAMME A SCUOLA E ALTRE SORPRESE

Non è stato da meno il rinfresco per il compleanno del Centro Camara, anch’esso improntato al rispetto di questi principi. Una piccola attenzione organizzativa grazie alla quale le pietanze "interetniche ed internazionali" preparate dalle bravissime Mamme a Scuola sono state doppiamente apprezzate: senz'altro perché buone, ma anche perché per gustarle non abbiamo contribuito ad aumentare, seppure di poco, la quantità generale di rifiuti nel Mondo. E per cambiare il Mondo in meglio nelle grandi sfide planetarie bisogna dimostrare di saper cominciare a cambiare noi a partire da quelle piccole.
Ma la serata al CHC mi doveva riservare altre belle sorprese: oltre a ritrovarvi Edo divenuto “trino”, con Elena ed il piccolo Leonardo, al piacere di incontrarvi persone conosciute in altri ambiti ed una famiglia della Sierra Leone che risiede vicina a dove lavoro, restituendo la cortesia del mio soggiorno d’un tempo in terra d’Africa, non avrei mai pensato di vedere la locandina dei Dialoghi di Pace ed il logo di Campanili Verdi inseriti nella carrellata di iniziative che il Centro Camara ha portato avanti in questi anni: appassionatamente illustrate dalla sua attuale presidente, Rosanna Tommasi, contrappuntata dagli incisi del fondatore del Centro, Gianfranco Stella, puntuali e “prepotenti”, come lui stesso si è orgogliosamente definito.
Quando gli ho manifestato il mio stupore per la considerazione che era stata riservata alle iniziative che condividiamo, quello che Edoardo mi ha risposto ha colto davvero nel segno: “Le tue belle iniziative le considero un po’ come attività del CHC, almeno per la promozione che ne faccio, dato che ti considero un volontario del CHC, anche se un po’ esterno e indipendente; anche perché so che a te piace così, che non ne sei geloso e ne apprezzi invece la condivisione e pure l’appropriazione!”.
Bravo Edo! È proprio così che deve essere. Queste iniziative sono di tutti quelli che vogliono farle proprie e, liberamente, fanno quello che possono per sostenerle e promuoverle.


AMICIZIA E ACCOGLIENZA

Essere considerato un amico del Centro mi piace molto. Oltre a Edo non avevo mai conosciuto altri volontari e collaboratori del Centro Camara per cui avevo risposto con entusiasmo e curiosità all’invito per il suo compleanno. Ma non appena arrivato, dai primi incontrati ad appiccicare frecce direzionali sulle scale, alle persone che autonomamente si presentavano allo “sconosciuto”, a quelle che mi presentavano altri “lei lavora per la concorrenza ma è molto brava a scrivere progetti”… Davvero subito mi sono sentito a casa.
Anche grazie all’accoglienza che mi ha riservato Rosanna annunciandomi con soddisfazione l’avvenuta pubblicazione di un corposo articolo promozionale dei Dialoghi su Mosaico di Pace che aveva appena ricevuto. Visto che con Helder Camara mi sento particolarmente in sintonia, per la “proprietà transitiva della sintonia” probabilmente non poteva essere diversamente anche nei confronti degli altri che alla sua figura fanno riferimento.


VORREI ESSERE TAVOLA VIVENTE

Se, arrivato al termine di queste divagazioni personali, che volevano soltanto essere un "pretesto letterario" per parlare di dom Helder per come l’ho conosciuto e per quello che ha suscitato nella mia vita, qualche lettore si fosse incuriosito e volesse approfondire la conoscenza di questa stupenda e profetica persona, quel che di meglio posso offrirgli è il compendio in cui ho raccolto stralci ricavati dalla lettura di molti suoi libri e che ho trovato per me significativi.
Vorrei essere tavola vivente per i naufraghi miei fratelli, così ho intitolato questa raccolta pubblicata fra quelli che considero i miei Pilastri dell’Esistenza.
Da queste letture, con grande soddisfazione ho scoperto a posteriori che i Dialoghi di Pace di fatto sono l’esatta attuazione di una delle intuizioni del Bispinho (il “piccolo vescovo” in lingua portoghese), cosa che mi ha confermato sulla bontà dell’iniziativa e sul fatto che continuare ad organizzarla è un’impresa che vale la “pena” (è il caso di dirlo, viste le difficoltà che non mancano) di continuare ad essere affrontata.
Infatti si avvicinano molto ad un suo sogno ecumenico indirizzato a Paolo VI (di cui scrive nella 20a Circolare, Roma 2 novembre 1962): la "preghiera per l'unità in Piazza San Pietro" nel quale immaginava di riunire assieme per un’iniziativa di pace persone dalle provenienze eterogenee da ogni punto di vista, quindi appartenenti ad ogni religione ed anche non credenti, tutti accomunati dalla musica che per dom Helder non deve mai mancare!


LA MUSICA, SEMPRE

E non per nulla non è mancata nemmeno al compleanno del Centro Camara. Proposta dal trio Kelisi in un’esibizione che ha avuto il solo difetto (non imputabile a loro ovviamente!) di essere stata troppo breve.
Ketty, Eliana e Simona (rispettivamente al flauto, voce e pianoforte) sono state bravissime nel proporre struggenti melodie argentine ed è stato commovente ascoltarle sotto lo sguardo dei bambini africani che, dalle foto appese alle pareti della saletta, ti fissavano con occhioni sgranati o ti porgevano un pallone rattoppato invitandoti a giocare assieme a loro.

Giovanni Guzzi, 24 ottobre 2015