Campanili Verdi



Lanterne volanti



Rischi e pericoli delle luci effimere nel cielo notturno

LANTERNE VOLANTI

Rischi e pericoli delle luci effimere nel cielo notturno

 

Codogno, fine del confinamento, per festeggiare si lanciano lanterne volanti nella notte.
Meda, Capodanno, Tiziano mi invia foto di una lanterna volante caduta in brughiera fra le sterpaglie secche nella notte di San Silvestro. Per fortuna l’involucro non bruciava durante la caduta.

Preferivo le lanterne ai palloncini, considerandole equivalenti alle piccole mongolfiere domestiche con le quali, da bambino, il nonno mi faceva giocare durante le feste di Natale.
Arrotolava a cilindro la carta leggera che rivestiva le arance e poi le dava fuoco: così l’aria calda la sollevava un poco in volo dalla tavola finché la fiamma non la consumava del tutto.

Convinto che anche le lanterne bruciassero completamente in aria, a parte i gas prodotti dalla combustione, non pensavo che ne ricadessero altri materiali in giro.
Avendone viste liberate in parrocchia, il rischio che per un momento ho temuto è stato che, non trovandoci in campo aperto ma vicino ad alberi e fra le case, avrebbero potuto innescare qualche principio di incendio incastrandosi fra rami con foglie secche o fra materiali infiammabili su qualche balcone, terrazzo o solaio.

Tiziano invece mi spiega che:

“la fiamma nella lanterna non è progettata per bruciare l’involucro esterno ma per resistere accesa il più possibile (circa 10’) in modo da garantirne maggiore visibilità e altitudine nell’ascensione.
Quindi, quando termina la sua funzione di riscaldamento per alzare la lanterna, la fiamma si spegne e l’oggetto precipita a terra.

Se fabbricate con materiali non ignifughi, però, può purtroppo succedere che prenda fuoco anche l’involucro, cosicché il rischio di incendio di aree boscate limitrofe ai lanci è molto alto, anche perché è a gennaio che se ne lanciano in maggior numero e questo è, normalmente, un periodo secco dell’anno.

Inoltre, per mantenere l’involucro come una lanterna e distante dalla fiamma, questi oggetti hanno una struttura in filo metallico sottile o in plastica che si disperde anch’essa nell’ambiente e, se in ferro, è poco degradabile, se non con un lungo tempo di esposizione alle intemperie perché si arrugginisca e si disgreghi, mentre non lo è affatto se in plastica.”

Ma anche prescindendo dall’eventualità di malfunzionamenti e conseguenti possibili incendi (possibili anche quando non vengono rigorosamente adottate tutte le dovute precauzioni per il lancio), oltre a quella della struttura che ospita fiamma e combustibile (se mai lo è) non è immediata anche l’eventuale biodegradabilità dell’involucro: variabile in relazione alle condizioni meteo climatiche.
Ad oggi nessuno - inclusi gli operatori onesti che ho interpellato - mi ha saputo dare un’indicazione più puntuale.
Fra le specifiche riportate dai produttori su alcuni siti, ho trovato: circa 2 mesi per cordino e carta ignifuga e circa 6 mesi per il telaio.

Occorre poi ricordare che, anche per questi prodotti, esistono certificazioni (ad esempio sui materiali dell’involucro - cellulosa - e della “gabbietta”: bambù e sottile filo di ferro del diametro di 0,3 mm, che sul terreno si sbriciola in un tempo massimo di circa 3 mesi) ma bisogna saper verificare una certificazione.

Ad esempio esistono lanterne fabbricate all’estero che sono dichiarate essere biodegradabili al 100 % e realizzate con filo di cotone.
Visto che il cotone non è resistente al fuoco, la cosa già dovrebbe suonare strana. Ed infatti la dichiarazione non è vera.
Perché non di cotone si tratta, ma di amianto (proibito in Europa) che i Cinesi chiamano “cotton wool” e quindi, nella traduzione italiana, diventa “lana di cotone”!

Attenzione anche al prezzo, soprattutto quando è troppo basso. Di fronte a prodotti venduti a 60 centesimi al pezzo, nessun produttore serio può competere.

Non aiuta il fatto che, mentre (ad esempio) la normativa Olandese prevede che l’ente NVWA gestisca tutti i prodotti sul mercato nazionale verificandoli con ordini anonimi e, nel caso ne scopra di non conformi, li sequestra e non è più possibile commercializzarli, in Italia non esiste alcuna regolamentazione sulle caratteristiche delle lanterne volanti ed esperti del settore ci hanno riferito che sui siti di vendita on line si trova ancora di tutto: lanterne che perdono cera bollente, lanterne che prendono fuoco in aria, non volano o contengono amianto.
E chi le produce continua a farlo senza problemi.
Cosicché, mentre in Olanda non serve un permesso per il loro uso, essendo sufficiente la conformità alla normativa. In Italia spesso serve richiedere il permesso, ma poi nessuno presta attenzione alla loro effettiva qualità.

La riflessione finale che mi sento di proporre, al di là di tutte le considerazioni fin qui esposte, è che, come per i fuochi artificiali, anche con le lanterne cerchiamo qualcosa che ci emozioni riempiendo la notte con effimeri bagliori ai quali scattare una foto ricordo esclamando un collettivo “ooooh” di sorpresa prima che spariscano in un nonnulla...
Viceversa, con l’inquinamento luminoso, ci precludiamo la visione incommensurabilmente più emozionante della volta celeste con i suoi miliardi di stelle che l’universo offre al nostro sguardo, capaci (come affermava Kant) di riempire l'anima di ammirazione e venerazione sempre crescente.

Giovanni Guzzi, settembre 2020
© Riproduzione riservata
Rilanciato da L'Amico del Clero, novembre 2020

 

Approfondimenti ed ulteriori informazioni su queste tematiche sono pubblicati sul portale www.rudyz.net/campaniliverdi
Grazie ai lettori che scrivono alla redazione commenti e suggerimenti per questa rubrica, perché ci permettono di orientarla secondo i vostri desideri, curiosità ed interessi.

Giovanni Guzzi è ideatore e curatore di Campanili Verdi, più info >>>
Contatti: campaniliverdi@rudyz.net